venerdì, giugno 10, 2011

Chi ha paura del brigadiere Soncini?

Un pomeriggio d’agosto, con un caldo afoso e il sole che picchia come un maglio, noi ragazzi siamo sdraiati sulla sabbia del fiume, coi piedi in acqua. Quando il calore si fa insopportabile ci tuffiamo, ci rinfreschiamo nella pigra corrente della buca di Filippi, un invaso lungo circa cinque metri dove l’acqua è alta e non si tocca.
            D’un tratto sentiamo, sull’argine, un motore che si avvicina. Sembra un trattore, arriva sopra di noi e si ferma. Un ragazzo si alza in piedi, allunga il collo e dice: “Osta della miseria, sono arrivati i caramba”. Ci agitiamo, stupiti, non sappiamo che fare. I carabinieri qui alla buca? Perché?        
Mentre siamo tutti in piedi, confusi e allarmati, scendono in tre dal sentiero e si affacciano sulla spiaggia. Indossano le divise estive, gli scarponi alti, hanno addirittura il fucile a tracolla. C’è il brigadiere Soncini, un carabiniere magro e pallido e un altro carabiniere alto e giovane. Il brigadiere Soncini lancia intorno a sé occhiate severe, poi grida: “Cosa fate qui tutti nudi? E’ contro la legge, non lo sapete? Vestitevi immediatamente!” Si crea un gran trambusto, corriamo a cercare le mutande. Qualcuno si infila anche i pantaloni.
            Il brigadiere Soncini viene verso di noi, seguito dagli altri due. Il brigadiere Soncini è un personaggio mitico nel paese di Mezzaluna. Veste spesso in borghese perché dicono che faccia parte della sezione “investigativa”. Ce l’ha soprattutto coi ragazzi in motorino, li ferma e li sgrida, dice che “se continuano così” (ma così come? Nessuno l’ha mai capito) rischiano il sequestro del motorino; dice “guarda che ti deferisco al tribunale dei minori!” Dice proprio così, ti deferisco.
            Comunque il brigadiere Soncini avanza verso di noi con passo deciso, ma una pietra cede, oppure mette male il piede e cade lungo disteso sulla sabbia a pancia in giù. Il fucile gli scappa di mano e paf! finisce dritto nella buca. Alcuni di noi scoppiano a ridere perché è buffo il brigadiere steso, immobile come se fosse svenuto, con la faccia nell’acqua. Anche al carabiniere giovane viene da ridere, ma si gira di spalle, per non farsi vedere. Il carabiniere magro invece sembra paralizzato dallo stupore, o forse dallo spavento.
            Finalmente, dopo un tempo incredibilmente lungo, il brigadiere Soncini si alza. Si guarda la divisa, tutta fradicia e imbrattata di sabbia e di fango. Stranamente ha ancora il berretto in testa. Stringe i pugni e alza la testa al cielo, con gli occhi chiusi. “O troiaccia di quella sbudellosa!” ringhia. Il carabiniere magro si fa avanti, dice: “Brigadie’, il moschetto è finito in acqua”. Il brigadiere Soncini impreca di nuovo, dice: “Dove?” Il carabiniere magro indica la buca. Allora un ragazzo, uno dei grandi, si offre di recuperarlo, ma il brigadiere Soncini lo blocca. “Fermo!” esclama con tono burbero. “E’ un’arma militare, non puoi metterci le mani”. Si toglie il berretto, si passa una mano sulla fronte infangata. “Cagnetta!” grida rivolto al carabiniere magro, “recuperi lei il moschetto”. Cagnetta ondeggia, sembra perdere l’equilibrio. “Brigadie’, ma come... ma dove...” farfuglia. Il brigadiere Soncini si irrita. “Insomma, Cagnetta, non la faccia tanto lunga! Cosa vuole, che chiamiamo i sommozzatori dei vigili del fuoco?”. Cagnetta sembra riflettere intensamente sulle parole del brigadiere, poi va verso la sponda del fiume, appoggia a terra il moschetto e inizia a spogliarsi, fino a rimanere in mutande. E’ magro come un chiodo, con le spalle gracili e due zampe storte, però ha anche una vistosa pancetta prominente. Saltella fino alla battigia e inizia timidamente a entrare nell’acqua. Poi diventa improvvisamente allegro: “Accidenti” dice, “non è fredda, è bellissima”. Entra fino alla cintola, si stringe nelle spalle , fa “bello!” e si immerge. Sta giù una ventina di secondi, finché riemerge col moschetto. Sbuffa, sputa acqua. Torna sulla battigia, ride, sembra uno di noi. Il brigadiere Soncini lo fissa con aria corrucciata.
            L’altro carabiniere, quello alto e giovane, si avvicina al brigadiere e gli fa, sottovoce, ma non abbastanza da non farsi udire anche da noi: “Giuse’, perché non ci facciamo un bagno anche noi? E’ un caldaccio che si scoppia”. Il brigadiere Soncini lo ascolta con le sopracciglia aggrottate, si gratta il mento. “Eh, buona notte” dice. Intanto segue con lo sguardo Cagnetta, che ripone il moschetto lungo la sponda, accanto al suo. “Dai Giuse’, cosa vuoi che sia” insiste l’altro, che usa un tono confidenziale, come se i due fossero amici. Il brigadiere Soncini si guarda intorno, si passa il berretto da una mano all’altra, poi senza dire una parola va verso la postazione di Cagnetta, che sembra godersi il sole sulla pelle bagnata. Quando il brigadiere Soncini si china per slacciarsi gli scarponi il carabiniere giovane ride, fa sì-sì con la testa e si spoglia a sua volta con gesti rapidi. Restano in mutande. Quelle del brigadiere Soncini sono nere, quelle del carabiniere giovane non sono tanto pulite, hanno gli orli anneriti. Entrano in acqua, con noi che li guardiamo schierati su due file.
            Non appena si immergono il brigadiere Soncini si trasforma. Ride, grida “però! Però!” Poi ci guarda, torna severo, fa: “Be’, che fate lì? Non entrate?” Le sue parole ci scuotono come una scarica elettrica e, come se ci avesse ordinato “rompete le righe!”, ridendo, schiamazzando, ci tuffiamo nella buca. In un attimo stiamo tutti nuotando intorno ai tre carabinieri. Un ragazzo chiede a quello alto e giovane: “Ma perché siete venuti qua, col fucile e tutto?” Il carabiniere giovane non risponde subito, guarda il brigadiere Soncini, ma lui mette la testa sott’acqua. Allora il carabiniere giovane dice: “Abbiamo ricevuto una segnalazione. Sembra che qui si aggiri un serpente enorme”. Restiamo senza parole. Il ragazzo che l’ha intervistato scoppia a ridere, si butta all’indietro sollevando grandi spruzzi d’acqua.
Il serpente. Ma non è possibile.

E’ una leggenda creata da noi. Un giorno, così tanto per fare, abbiamo detto a un omarello che era sceso alla buca a curiosare che qui c’è la tana di un serpente gigantesco, con la cresta e le corna. L’omarello, un tipo strambo,  sembrava molto impressionato. Ha detto che ne aveva già sentito parlare, che una volta, di sera, ha sentito un gran trambusto, rami spezzati, e ha visto qualcosa che sembrava proprio la testa di un grosso serpente con le corna. La voce si è diffusa, la gente di Mezzaluna ha iniziato a parlarne, forse qualcuno è andato in caserma dal maresciallo ed eccoli qua i caramba.
“Ma che!” grida un ragazzo, sempre uno dei grandi, perché solo loro si azzardano a discutere coi carabinieri, “il serpente non esiste!” Il brigadiere Soncini si gira verso di lui, dice: “Sei sicuro? Perché dici questo?” Il ragazzo continua a ridere, dice “è una storia inventata da noi per prendere per il culo un contadino matto, non esiste nessun serpente”. Il brigadiere Soncini guarda nel vuoto, dice: “Bah. In verità nessuno in caserma ci crede. Però si è diffusa questa voce e il maresciallo ha detto di controllare. Così, anche per tranquillizzare gli animi”. Ma d’un tratto sentiamo dei rumori in un canneto, si vedono le cime delle piante che ondeggiano e il brigadiere Soncini grida: “Cagnetta!” Il carabiniere magro sta per precipitarsi fuori dall’acqua, ma quando fa capolino un gatto tutto finisce in una risata.
Nuotiamo, ci tuffiamo dai sassi, il carabiniere giovane chiede, mentre emerge da un’immersione: “Qui ci sono dei pesci?” Un ragazzo dice: “Altroché! E’ pieno!” Il carabiniere giovane dice che apprezza molto il pesce di fiume. “Noi peschiamo a manaccia” dice il ragazzo. “A manaccia? E che è?” chiede il carabiniere giovane. Gli spiegano che quando facciamo il bagno i pesci si spaventano e si rintanano lungo le sponde, dove ci sono anfratti, nascondigli. Avanzando a tastoni blocchiamo i pesci  contro la parete della sponda e li catturiamo. “Ah” dice il carabiniere giovane. “Perché non proviamo?” e lancia un’occhiata verso il brigadiere Soncini per accertarsi che non vi siano obiezioni, ma quello tace, nuota placidamente con la testa sott’acqua. In pochi minuti siamo tutti impegnati a pescare a manaccia e in meno di mezz’ora catturiamo sei belle tinche. Le carpe, enormi e lente, le liberiamo perché sono immangiabili, piene di spine e con la carne stopposa. Le depositiamo accanto ai loro vestiti e alle armi, mentre i tre emergono dall’acqua e si asciugano al sole.
            La situazione sta rapidamente cambiando. I carabinieri stanno in silenzio, si riappropriano del loro aspetto severo e noi ci disperdiamo, bighelloniamo sulla spiaggia. I tre iniziano a vestirsi e mentre il brigadiere Soncini si sta allacciando gli scarponi sento il carabiniere giovane che gli dice: “Il maresciallo... se questi qua raccontano...” Il brigadiere Soncini si mette le mani sui fianchi, guarda nella nostra direzione con le sopracciglia aggrottate, dice, a bassa voce: “E allora? Abbiamo dovuto fare degli accertamenti, ci sono stati degli imprevisti. La mia divisa lo dimostra. Siamo dovuti entrare nell’acqua, lo sai meglio di me che a noi carabinieri può capitare di tutto”. Il carabiniere giovane si stringe nelle spalle, dice “massì. Tanto poi al marescia’ non gliene sbatte mica niente. Basta che abbia il suo rapportino scritto”. Il brigadiere Soncini alza una mano, dice: “A France’, non ti permettere!” e l’altro ridacchia. Intanto Cagnetta prende i pesci e li porta sull’argine. Il brigadiere Soncini dice, rivolto al carabiniere giovane: “I pesci li diamo al maresciallo. Stasera sua moglie ce li fa alla griglia, vedrai”. Fa una pausa e dice, rivolto a Cagnetta: “Può venire anche lei”. Cagnetta, che ascoltava rigido come un baccalà, con lo sguardo fisso a terra, si rilassa di colpo, come se si fosse liberato da un peso che gli opprimeva le spalle.
            I tre risalgono lo stradello, li vediamo sparire tra i giunchi, ma prima di salire sulla camionetta il brigadiere Soncini si ferma, ci guarda accigliato e dice, con voce marziale: “Badate, non fate mai più il bagno nudi, è contro la legge! Se vi becco un’altra volta vi deferisco al Tribunale dei Minori, chiaro?” e sale a bordo. La camionetta fa manovra e se ne va sputando un fumo bianco puzzolente dalla marmitta.
            Noi ci guardiamo a vicenda, in silenzio, qualcuno ride, qualcun altro esclama che il brigadiere Soncini è una gran testa di rapa.
            Ma no. Dopo questo pomeriggio ogni volta che lo vedrò in giro per Mezzaluna, in borghese, in incognito, penserò: chi ha paura del brigadiere Soncini?


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