venerdì, febbraio 15, 2013

Super Session

Mentre stavo scrivendo un articolo sul blues, col giovane Bob Dylan che studia, e adora Robert Johnson (prossimamente uscirà sul web, ne darò notizia qui), ho ricominciato ad ascoltare questa musica, che ha rappresentato una delle più grandi passioni della mia vita. Ho cercato soprattutto il blues classico, il country blues, una voce, una chitarra, un’armonica. In biblioteca mi sono procurato The complete recordings of Robert Johnson, un doppio album che raccoglie tutte le sue incisioni. Poi ho riascoltato le mie antologie blues, molto varie, con pezzi di street-blues, city-blues, british-blues, antico e moderno. Ma ero carente di classici, Leadbelly, Blind Lemon Jefferson, Big Joe Williams. Così ho scritto al mio vecchio pard Loris Pattuelli, che ha una discoteca enorme. Mi ha inviato ben 4 CD, tre antologie straordinarie, coi maestri, le blues-lady, che sto ascoltando di continuo, e il leggendario, incomparabile Super Session. E’ un album-jam session ideato e prodotto nel 1968 da Al Kooper, compositore, produttore, polistrumentista, cantante, attivo soprattutto negli anni ’60 e ’70. Il chitarrista doveva essere Michael Bloomfield, ma a metà lavoro, causa le sue condizioni di salute difficili (dovute soprattutto all’uso di eroina), fu sostituito da Steve Stills. Per cui un lato è di Bloomfield, l’altro di Stills. Il risultato è una straordinaria interfaccia di stili chitarristici. Come solista Bloomfield è insuperabile (e insuperato). Non ha inciso molto materiale, perché è morto piuttosto giovane (38 anni), ma le sue esibizioni sono passate alla storia. Per me come solista blues è il migliore in assoluto.

giovedì, febbraio 14, 2013

Lo Tsunami papale

Ho letto questo pezzo sul blog di Claudio Sabelli Fioretti.

Spero sempre che non muoiano papi e principesse, uomini di stato e grandi impresari, vecchi e navigati politici e campioni dello sport per non vedere stravolti i già orrendi giornali italiani. In questi giorni le dimissioni di papa Ratzinger hanno inondato i quotidiani riempendo di testi noiosi e ripetitivi la maggior parte delle pagine. Sento già l’obiezione: ma si tratta di un evento straordinario… Vero, ma l’eccezionalità di un fatto non dovrebbe stravolgere più di tanto le regole del giornalismo. Fate un esame su voi stessi. Quanti articoli avete letto sul papa? Ogni giornale ve ne sta offrendo almeno una cinquantina al giorno. Eppure voi volete sapere poche cose: che cosa è successo, vi sono retroscena, quali saranno le conseguenze, chi porrebbe essere il successore? Ecco, forse ho dimenticato qualcosa ma poco. Tutto il resto è paccottiglia. Inutile occupazione di spazio. Spreco di tempo. Mancanza di fantasia. E la prima conseguenza è che molte altre notizie vengono trascurate. Però poi non si venga a piangere che gli italiani non leggono più i giornali.

Aggiungo che lo tsunami è dilagato anche in televisione, con toni a dir poco isterici. Una mandria di zombi scatenati per ore, per giorni, non ha fatto che straparlare sulle dimissioni che significherebbero questo e quello, simboli, metafore e via delirando. Purtroppo non posso dire "poi non si venga a piangere che gli italiani non guardano più la televisione" perché gli italiani la televisione la guardano, e come. La bevono.