lunedì, novembre 26, 2007

Perché preoccuparsi?
O il problema ha una soluzione, ed è inutile preoccuparsi
oppure il problema non ha una soluzione
allora è inutile preoccuparsi.
Aristotele

lunedì, novembre 19, 2007

La Terza Madre
Sull’ultimo capitolo delle tre madri (dopo Inferno e Suspiria), segnalo un pezzo su Carmilla.

Lettera aperta al Ministro della Salute On.le Livia Turco.

(questa lettera è apparsa qui)

Sono un malato di SLA (sclerosi laterale amiotrofica o malattia dei motoneuroni), mi chiamo Sante Bernardi, ho sessantasei anni e vivo a Roma.
Com’è noto, è una malattia incurabile, con progressive e definitive paralisi degli arti superiori ed inferiori, fino a paralizzarli, per poi attaccare i polmoni; oltre ad una serie di difficoltà obiettive, legate alla sempre inamovibilità degli arti.
Ho presentato un ricorso, ex art. 700, alla Magistratura del Lavoro, in data 7 luglio 2007, per ottenere anch’io, come altri malati di SLA l’erogazione, ad uso compassionevole, di una proteina americana ( rh IGF1- rh IGF1 BP3) che, quanto meno, ritarda gli effetti tragici della malattia.
Ho ottenuto la pronuncia favorevole con un ordinanza, in data 31 agosto 2007 che, trasmessa alla mia ASL Roma D, avrebbe dovuto comportare anche per me l’agognata fornitura. Ma alcuni zelanti funzionari del suo Ministero hanno interposto appello all’ordinanza favorevole emessa precedentemente, appello svoltosi nell’udienza del 19 ottobre 2007 con sentenza della Magistratura del Lavoro che lo ha accolto, con conseguenze sul mio precario stato d’animo disastrose.
I giudici che hanno esaminato il ricorso si sono rifatti ad una pronuncia dell’AIFA suggerita dal Ministero della Salute che sostiene che il preparato non è commercializzato neanche negli Stati Uniti, Paese d’origine dove viene prodotto, e di fatto ne ha impedito l’uso.
Mi consenta il termine, ma e’ una grossa ignominia nei confronti di un malato di SLA che riponeva, giova ridirlo, le sue ultime speranze nell’acquisizione della proteina americana che paradossalmente è stata invece erogata ad altri malati in Italia che prima di me ne hanno usufruito con enormi vantaggi (i precedenti possono essere rilevati dal ricorso prodotto in prima istanza). In più l’errore proviene dalla mancata disposizione impartita alla ASL di RomaD da parte degli Organi Competenti in tempi brevi (quelli della prima sentenza). Tempi che allungandosi (ben due mesi) hanno provocato il ricorso in appello da parte dei suoi zelanti funzionari. Mi spieghi Lei perché mi devo ritrovare in una condizione così assurda?
Da una parte ho un’ordinanza che se fosse stata esperita nei tempi dovuti ossia prima del ricorso presentato dai suoi funzionari sarebbe già operativa e non sarei qui a raccontarLe la mia disgrazia, dall’altra c’è in gioco la mia vita che per via di un ricorso rigettato è appesa ad un filo. Aggiungo inoltre che è la prima volta che si verifica in appello che dopo un’ordinanza favorevole, come nel mio caso, ci sia il rigetto della pronuncia precedente.
La pregherei di intervenire tempestivamente e provvedere a districare questa subdola matassa e riesaminare al più presto i tempi in cui si sono svolti i fatti senza generalizzare più di tanto, poiché ciò che accomuna noi malati di SLA è l’essere destinati a fare una fine orrenda.
Tenga presente, per quanto Le è possibile, che ognuno di noi si trascina una propria storia, sulla quale non è giusto fare di ogni erba un fascio.
La ringrazio per quello che farà per me. Vorrei firmare di mio pugno ma non posso farlo e a mio nome firmerà mia moglie.
Sante Bernardi
Via Corinna,20
00125 Roma
cell.: 3468563251
tel: 06\52358254

mercoledì, novembre 14, 2007


Per cosa si uccide di Gianni Biondillo

di Ezio Tarantino con “controcanto critico” di Gianni Biondillo

Ma insomma, Per cosa si uccide di Gianni Biondillo è un romanzo di genere, oppure no?
Io direi di sì, che lo è. Di quale genere? All’ingrosso: è un poliziesco all’americana; ancora meglio: un poliziesco alla milanese – Carlo Manzoni, qualcuno l’ha letto? spassosissimo.
Per cosa si uccide fa sue alcune caratteristiche che mi paiono imprescindibili perché un romanzo possa definirsi di genere.

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sabato, novembre 10, 2007

Mattina Mattina
di Tuli Kupferberg

Mattino mattino
Mi sento così solo al mattino
Mattino mattino
Il mattino mi porta dolore

Luce del sole luce del sole
La luce del sole mi ride in faccia
E lo splendore che cresce
Mi mette al mio posto marcio

Sera sera
Mi sento così solo la sera
Sera sera
La sera mi porta dolore

Chiaro di luna chiaro di luna
Il chiaro di luna droga con grazia le colline
E il segreto del chiarore
Cerca di rompere la mia semplice faccia
Notte notte
Uccide il sangue sulla mia guancia
Notte notte
Non mi porta sollievo

Luce di stelle luce di stelle
Mi sento così innamorato nella luce di stelle
Luce di stelle luce di stelle
Amore baciami mentre piango

mercoledì, novembre 07, 2007


Un padre e la libertà

(stamattina, mentre bevevò un caffè, ho letto in un bar quest'articolo dell'attore Ivano Marescotti su Il Bologna, un giornale locale della mia città)

Nell’estate del 1928 mio padre Amleto aveva 18 anni, un ragazzino. Un giorno, falce in mano, con altri braccianti agricoli, stava mietendo in un campo di grano fischiettando un motivetto che aveva ascoltato in giro: “L’Internazionale”. Ma le orecchie delle spie fasciste erano in ascolto e così fu denunciato per propaganda comunista. Il Tribunale Speciale decretò: “Chi fischia l’Internazionale è comunista! Condannato al confino per 5 anni”. Nel ’35 mio nonno entrò nel cortile di casa in bicicletta portando sul manubrio un sacchetto con qualche chilo di farina. Mio padre gli chiese: “e questa da dove viene?” – “E’ il pacco del Duce” rispose il nonno. Era la generosità fascista. “Porta indietro ‘sta roba e dì loro che non abbiamo bisogno della loro carità, ma di lavoro!” Mio nonno così fece e il giorno dopo mio padre fu arrestato di nuovo e si beccò altri 8 anni di “vacanza” sulle isole, più un anno di galera per attività sovversiva comunista. Nel ’43 Amleto imbracciò il fucile per combattere il nazifascismo nelle formazioni partigiane guidate dal grande Bulow. Una generazione senza giovinezza per offrire la libertà alla nostra. Mio padre è morto a 83 anni sottraendosi alla vigliaccheria dei politici di oggi. Tal Luca Volontè alto dirigente dell’Udc, ha proposta “una legge di riforma costituzionale per inserire il divieto di apologia del comunismo insieme al reato già previsto per il fascismo”. Costui, dunque, se fosse vissuto durante il fascismo, piuttosto che combatterlo insieme ai comunisti sarebbe stato rintanato in casa ad aspettare che mio padre gli permettesse di riacquistare quella libertà che ora usa per insultarlo. E oggi, coraggiosamente, vuole finalmente “stanare i comunisti uno per uno” (sic) e fargliela pagare. Quest’uomo, da compatire, mi getta nello sconforto, e così devo ricorrere a un dirigente democristiano per trovare un minimo di consolazione. Dice Rotondi, che ringrazio: “Il comunismo italiano non ci ha negato la libertà, ma ce l’ha portata col sangue dei partigiani”. La Costituzione italiana, infatti, porta due firme. Una è quella del democristiano De Gasperi, l’altra è quella di Terracini, incarcerato dai fascisti per 17 anni, comunista. Ce n’è un’altra lì accanto, quella di Amleto. Anche se non si vede. Scusaci babbo, se puoi.