sabato, marzo 24, 2012

Immagini dal Buio

Se un'azienda decide di licenziare un lavoratore perché è troppo attivo sindacalmente non lo farà per questo motivo, perché sarebbe un licenziamento "discriminatorio", ma elaborerà una problematica "economica", ovvero il posto di lavoro in questione che non è più necessario, bisogno di diversificare la produzione ecc, coi vari cavilli studiati dai consulenti. Con la normativa attuale se il giudice ritiene che non vi sia giusta causa - cioè che il motivo economico non sia valido - il lavoratore sarà reintegrato; con la riforma il lavoratore dovrà sobbarcarsi un procedimento legale (con relative spese) e se il giudice prenderà la stessa decisione - ovvero non ricoscerà la giusta causa - non potrà reintegrarlo ma farà pagare all'azienda una somma di buonauscita, fino a 27 mensilità. E il lavoratore si troverà licenziato. Il resto sono tutte chiacchiere, comprese quelle di Santo Napolitano, che non perde mai un'occasione per stare zitto. Questo governo fa sul serio, non come quello del saltimbanco di ieri, che per questa sua inerzia è stato mandato via dai veri padroni. Gli stessi di oggi. La Fiat soprattutto, le banche, i finanzieri. Questo governo è composto da impiegati di questi padroni, solerti e zelanti. Lavora con impegno per distruggere ciò che resta dei diritti. Ci mette la faccia delle signore del bel mondo, così gentili, così garbate. Questo governo mi ha rubato circa quattro anni di età pensionabile, molte centinaia di euro l'anno (devo ancora quantificarli, ma superano abbondantemete i 1.000) di taglio dello stipendio, oltre alle centinaia di euro da spendere in nuove tasse. Tutto per il bene nazionale. Nazionale dei suoi padroni. Sostenuto da una campagna mediatica che non ha precedenti se non nel periodo fascista dell'EIAR.

venerdì, marzo 23, 2012

Born to run

Da tempo vorrei scrivere un pezzo su correre, born to run, ma ogni volta qualcosa mi blocca. E’ un argomento che richiede una trattazione profonda, una ricerca di significanze nascoste sotto i veli dell’apparenza. Ci ho provato con “camminare”, qui. E’ un argomento già oggetto di narrazioni “altissime” come quella di Thoreau, e un’antologia interamente dedicata alla nobile arte rimbaldiana curata dal mio amico Pierfrancesco. Correre è forse più rigoroso, diciamo più militare, perché richiede un maggior consumo di risorse fisiche in un tempo più breve. Apparentemente correre lascia meno spazio all’interazione con l’ambiente, alla contemplazione, perché siamo concentrati sulla respirazione, sulla muscolatura, su un obiettivo, che può essere temporale (mezz’ora, un’ora ecc) o spaziale (in chilometri). Correre è anche oggetto di sofferenza e di noia, perché quel preciso momento chiamato “rompere il fiato”, che arriva quando inizia la ventilazione-iper e l’organismo supera il bisogno urgente di ossigeno, è duro da raggiungere, bisogna superare una specie di soglia di disperazione, per cui è alta la tentazione di lasciare perdere.

Camminare è più epico, più eroico. Esistono itinerari classici, seguiti da migliaia di persone, come Santiago di compostela, gli antichi pellegrinaggi, una “via degli dei” che collega Firenze a Bologna, e molto altro. Esiste anche un sito interamente dedicato al camminare come stile di vita, come aggregazione sociale, qui.

mercoledì, marzo 21, 2012

Love Out sul web 2


Segnalo due interessanti recensioni, una di Flavio Camilli sulla rivista on-line romana Fuori le 
Mura: "L’amore se esistesse. Con un titolo, Gilda Policastro – una delle penne di Love Out, raccolta di racconti e poesie dedicati al sentimento più famoso – riesce a sintetizzare molto di quel che c’è da dire. In quell’ipotesi c’è la speranza, la disilluzione – e anche, quindi, l’illusione – e tutto un mondo di possibilità che la frase, comunque, non riesce, non può, non sa negare pienamente." (Continua a leggere sul sito)

martedì, marzo 20, 2012

Viva la muerte dei demoni

Supernatural è un telefilm americano nato nel 2005, arrivato alla settima stagione. Due fratelli, Sam e Dean, girano l'America cacciando demoni e tutte le creature maligne e negative del regno del Buio che hanno come obiettivo l'avvento del Male. Ha caratteristiche horror, ma con frequenti virate nel grotesque, nel grand guignol, e nell'ironia. Non è sempre al massimo ma è comunque un prodotto ottimo, che seguo spesso su RAI 4 (canale 21) alle 20 circa, una rete diretta da Carlo Freccero che si distingue anche per altri telefilm di alta qualità, trasmessi in chiaro nell'ora dei filmastri mainstream delle altre reti.

lunedì, marzo 19, 2012

La disfida degli onesti

Disonesto è colui “che compie azioni illecite o immorali per interesse” (dizionario Sabatini-Colletti); colui “che è privo di probità, onore, rettitudine” (Hoepli); colui “che spaccia una cosa per un’altra, quest’ultima generalmente ritenuta – da lui stesso o dal sentire comune – superiore da un punto di vista morale, economico, sociale, alla prima” (Baldrus).

Sono onesti i registi di film d’evasione che accettano il loro ruolo, gli scrittori di romanzi di genere che non cercano di vendere se stessi come autori “elevati” (considerati tale dal sentire comune) ma si propongono per quello che sono. Cioè non spacciano una cosa per un’altra, per non finire negli scaffali dei “gialli”, o della “fantascienza”, ma in quelli centrali e ben visibili delle “novità”. Per capirci, Jean Patrick Manchette di solito è nella nicchia  dei “gialli” o “thriller”, mentre Silvia Avallone la troviamo negli scaffali all’ingresso degli scrittori-scrittori.
Per questo ho sempre rispettato Giorgio Faletti perché in una intervista televisiva si definì “autore commerciale”. Mi sembrò onesto. Sono commerciale, scrivo per vendere, per avere successo. Non si atteggiava a Dostoevskj, a trasmettitore dei segni dell’arte, come avrebbe detto Deleuze. Questa era esattamente l’idea che avevo di lui dopo avere letto Io uccido, un libro sovradimensionato per fare volume, come vuole il mercato, con circa metà foliazione superflua, dialoghi preconfezionati, una storia d’amore posticcia, interminabile. Un’operazione commerciale dichiarata apertamente, con onestà. Io scrivo Io uccido per vendere decine, centinaia di migliaia di copie, non per entrare nella storia della letteratura.

venerdì, marzo 16, 2012

Una serata da non ripetere

L’altra sera abbiamo festeggiato il diciottesimo compleanno di un’amica d’infanzia di mia figlia. Chiara, questo il suo nome, per un periodo è stata come una seconda figlia per noi, e quindi una sorella di Beatrice. Quando era bambina suo padre stava attraversando un periodo difficile, era senza lavoro, viveva come uno sbandato; sua madre lavorava 10 ore al giorno in un albergo, compresi i turni di notte, così Chiara dormiva spesso a casa nostra. L’abbiamo anche portata in vacanza al mare per due estati, e alcune domeniche in Romagna dai miei genitori, come se andasse dai nonni. Poi suo padre si è lentamente ripreso, ha trovato un lavoro e sua madre ha cambiato albergo e turni. Hanno acquistato una casa in una cittadina a circa 15 chilometri da Bologna, per cui le due ragazze si sono perse di vista, pur restando legate da un affetto consolidato.

mercoledì, marzo 14, 2012

Una vacanza premio in Italy


Terminata l’incursione nel super-mainstream – Fabio Volo, De Carlo – con alcuni danni collaterali tutto sommato abbastanza trascurabili, mi appresto a tornare ai miei rassicuranti noir-thriller. E’ bello sapere che c’è sempre una ritirata a disposizione. Dà sicurezza. Il mio vecchio amico Pierfrancesco, che non ama troppo le avventure ma preferisce stare sul sicuro, è appassionato di thriller nordico. Anche in questo senso potremmo definirlo un genere mainstream, e in effetti lo è, però è onesto, scrittura di evasione pura senza pretese artistiche sui grandi sistemi della vita e dell’amore ecc. Quindi non inganna, non seduce per poi tradire. E nel noir non è raro trovare una profondità nei personaggi e nelle storie talvolta di molto superiori ai mainstream con pretese artistiche.

L’ultima sua passione si chiama Jo Nesbø, scrittore norvegese cinquantaduenne, il titolo del libro è La stella del diavolo (Piemme 2010). E’ ambientato a Oslo, una storia di omicidi seriali. Nulla di nuovo si dirà, gli scaffali traboccano di serial killer. Una vera inflazione. Ma l’importante non è il contenuto, è lo stile col quale viene raccontato, la capacità dell’autore di coinvolgerci, di stupirci, di spaventarci, di farci affezionare ai suoi eroi. Se condotta bene ogni avventura è una nuova avventura.

lunedì, marzo 12, 2012

Picchì Gwyneth?

Mia figlia è tornata dalla gita scolastica a Monaco di Baviera, con visita al lager di Mauthausen, ammalata. Bronchite, mal di gola, febbre. Normale, da quando ha fatto la scelta sconsiderata di fumare sigarette si ammala spesso di bronchi. Ma può avere influito anche ciò che ha visto e sentito. Non riusciva a credere a certi episodi. Neanch’io. Ascoltandola, guardando le foto del lager mi sono venuti dei dubbi sull’opportunità che la nostra specie continui a esistere su questo pianeta.

Da due giorni era costretta in casa, e il sabato sera stava entrando in depressione. Le amiche e gli amici in giro e lei sul divano. Poiché mia moglie aveva un impegno si è stabilito che avrei passato la serata con lei. E di guardare un film insieme, visto che la televisione sembra essere una infermiera ideale. Così sono stato incaricato di andare da Blockbuster per noleggiarne uno. La cosa mi andava più che a genio, una bella passeggiata di 5 + 5 chilometri tutti in pista pedonale, perfetta per un camminatore professionista come me.

giovedì, marzo 08, 2012

La società civile, contro il Pensiero Unico

Sulla manifestazione di domani a Roma indetta dalla FIOM segnalo questo articolo di Valerio Evangelisti , che sottoscrivo fino all'untima parola.

Dopo il governo della volgarità populista, ecco quello dell’astuzia conservatrice. Cambia lo stile, è indubbio, ma non cambiano le finalità. Persone garbate e distinte ribadiscono che la crisi la devono pagare coloro che non l’hanno mai provocata: gli operai, i lavoratori dipendenti, gli studenti, il commercio al minuto, i precari, l’impresa artigiana, persino gli immigrati. Come contentino, blitz ridicoli – ma amplificati a livello mediatico – su centri di vacanze di lusso, da cui, dopo l’infinito iter del contenzioso tributario, si tireranno su quattro soldi.
Ciò per poter dire che si è colpita («dolorosamente») ogni classe. Con l’autorevole avallo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il quale, impossibilitato a starsene zitto almeno un giorno, afferma che al risanamento del paese devono contribuire abbienti e non abbienti.


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Firma qui l'appello La società civile con la FIOM

martedì, marzo 06, 2012

Il linguaggio della destra

Il linguaggio parlato dalla destra, italiana o globalizzata, è uno solo: violenza. E’ una lingua violenta, sia che insulti apertamente, o che alluda, o che utilizzi la calunnia, la menzogna, la demagogia, perché questa è la sua natura. Una natura violenta. Si innesta con la componente violenta che ognuno di noi reca in sé, secondo vari livelli individuali, e lancia i suoi codici, i suoi richiami. Energia malata, energia negativa, che vive grazie a un’enfasi sulla malattia e sulla negatività. In una società in crisi, vuota di ideali e piena di paura, questo processo in negativo aumenta, acquista potenza. Lo insegna la storia, con l’avvento delle dittature che si sono innestate all’interno di società indebolite dalla crisi economica e dall’incertezza per il futuro.

Il linguaggio della destra di tutto il mondo è violento. Così negli Stati Uniti, dove le destre sono particolarmente virulente, il noto conduttore radiofonico Rush Limbaugh ha insultato una studentessa di nome Sandra Fluke, che aveva invocato la copertura sanitaria per gli anticoncezionali, con l’epiteto di “puttana”, perché “vuole essere pagata per fare sesso.”

Ma il linguaggio della destra non è solo violento, è anche ipocrita. Infatti, dopo che diversi sponsor hanno ritirato le inserzioni dal The Rush Limbaugh Show, l’uomo si è profferto in una serie di scuse - rifiutate dalla studentessa in una intervista alla rete televisiva ABC, in quanto “non valgono nulla soprattutto se dettate dalla fuga degli sponsor”.

lunedì, marzo 05, 2012

Dalla piazza


Sabato e domenica il centro di Bologna era invaso da una folla oceanica per l’estremo saluto a Lucio Dalla (sabato) e per il funerale (domenica). Essendo un personaggio ad alta esposizione mediatica, oltre che un musicista, la sua scomparsa ha avuto uno spazio enorme sui media. E come sempre dilagano le apologie. Io sottoscrivo il post di Tiziano Scarpa su il primo amore. Anch’io ho amato Dalla ai tempi di Com’è profondo il mare, ma l’ho dimenticato poco dopo. Ora assistiamo alla consueta santificazione acritica, la roboante retorica, coi giornalisti che fanno a gara per cercare di capitalizzare un po’ del successo della star, il copione di sempre.

domenica, marzo 04, 2012

Ce la posso fare?

Sono in dirittura finale. Sto lottando per concludere, per non mollare la lettura. Arrivati a questo punto, a pag. 454, sarebbe fastidioso. Inoltre vorrei scoprire questo finale “hollywoodiano” di cui si è detto, anche se credo di immaginarlo. E poi, si può mollare a pag. 454 quando non è successo ancora un cazzo (nel senso proprio letterale), come quando ero a pag. 374?
Intanto Daniel Deserti è andato avanti con le sue prediche, con le conferenze che fa a Clare trattata da spalla, come in teatro, mentre noi seguiamo lei e lui in un interminabile giro in Francia, dove lui le dediche pagine e pagine di complimenti (sei fantastica, hai un viso orientale, hai degli occhi luminosi, sei speciale, sei radiosa, che si ricollegano alle pagine passate dove lei aveva questo modo di stare seduta, e questo modo di stare in piedi, e questo modo di toccare gli oggetti, e questo modo di prendere le posate ecc mentre lui visto con gli occhi lei ha questo modo di muoversi, così maschile, solido, adulto, pericoloso – sì, proprio pericoloso, scritto almeno due volte). Insomma, Andrea De Carlo non appartiene di sicuro al gruppo di scrittori che sanno scrivere ma anche tacere. Questa forma d’arte, così sottile e delicata, gli è ignota. Al contrario, si accanisce a scrivere tutto, a descrivere ogni dettaglio, ogni singolo gesto, quasi fosse un entomologo, e trasforma noi - noi lettori - in guardoni.

venerdì, marzo 02, 2012

Verso l'iperspazio del Caos


Giacomo Leopardi, durante i brevi soggiorni a Bologna del 1825-26, rimase colpito dalla città e dai suoi abitanti: da un lato negativamente e dolorosamente, per gli sbalzi del clima e il freddo umido (il “bestialissimo freddo”, micidiale per la sua debole costituzione); dall’altro positivamente e gioiosamente per il carattere “allegrissimo, ospitalissimo” dei suoi abitanti. A Bologna, scriveva in una delle lettere milanesi, “nel materiale e nel morale tutto è bello, e niente è magnifico”.
Nel materiale: Leopardi aveva ragione. Bologna medievale, con le sue strade strette, tortuose, fasciate da portici lunghissimi, con le piazzette e le chiese, i giardini interni delle case nobiliari belli ma non splendidi come quelli milanesi, o romani, è molto bella, con straordinarie miniature, tonalità affascinanti, ma non magnifica. Non può competere con Firenze, o Venezia.