mercoledì, giugno 21, 2006


Nascere

(Questo pezzo è sul sito di Wu Ming e fa parte di una recensione di Dies Irae di Giuseppe Genna inclusa nell'ultimo numero di Nandropausa. L'autore è Wu Ming 1)

... perché adesso lo so, so cosa vuol dire avere un figlio (figlia, nel mio caso), io so quanto progetto e fatica, quanta - semplicemente - vita si dedica e si riversa e prende forma in un figlio, il pensiero il sesso la gravidanza il travaglio il parto, l'aria che brucia prima la pelle e poi i polmoni, il pianto, il neonato non sa dove si trova e perché, non sa nemmeno chi è, cos'è, non vede niente, tutto è sfocato, le prime ore accanto alla madre, la fatica della suzione e la mandibola che fa male, e un'ora dopo la prima di tante coliche, aria che preme la pancia da dentro, esperienza di un dolore terribile senza parole per confinarlo, il bimbo non sa cosa né perché, la fame è un demone che morde, l'urlo e il pianto, la testa è pesantissima e il collo non la sorregge, e la fatica del genitore, i risvegli notturni che spezzano il sonno e la schiena, il correre in aiuto al minimo segno, l'ansia, respira?, dorme?, ha mangiato?, e il primo sorriso a farti sapere che ti è grato, cerca di darti in cambio quel poco che può ed è tantissimo, è tutto quel che ti importa, è un mondo intero che ti riempie le arterie, il miracolo di una bocca che si inarca, e il bimbo assimila, impara a tenere alta la testa, intreccia le mani, esplora il proprio corpo, mette a fuoco la vista, si impegna a stare seduto, e l'impresa del gattonare, e l'incubo della dentizione, lame che tagliano le gengive da sotto, la testa segata in due da nuovo dolore, male dentro le orecchie e malanni, e impara ad aggrapparsi e alzarsi in piedi, muove i primi passi, e nel frattempo cresce, impara, supera le malattie, afferra le cose del mondo, estende i campi sinaptici, partecipa all'impresa, s'inventa nuovi modi di ringraziarti per quello che fai, e il primo farfugliare parole immaginarie, fonemi liberi a circondare i primi nuclei di senso, i "mammamma" e "baba", e sempre avanti, sempre meglio, le parole, la corsa, il gioco, l'asilo, gli altri bimbi, la materna, la sfilza dei "perché?", la scuola, la vacanza dalla scuola, il sole, il profumo dell'erba, la mezza sera...

lunedì, giugno 19, 2006

Superimputridimento

Dunque un'altra pentola è stata scoperchiata, e dentro bolle una brodaglia putrefatta, tanto per cambiare: la vicenda di The Prince si colora di tinte sempre più fosche, e vengono fuori i favori dei politici, i ricatti, i voti. Tra l'altro in una intercettazione The Prince e un compare dicevano, tra le risate, che Giuliana Sgrena avrebbero dovuto farla fuori davvero, poi dicevano che dovrebbero darla in pasto alle truppe irachene perché la stuprino a morte, poi farla a pezzi e "buttarla via". Il livello di imputridimento del nostro paese credo sia salito a un livello terminale. La putrefazione è passata ormai nel senso comune, si dà per scontato che la corruzione, il furto, la volgarità, la sciatteria, lo sciacallagio siano "normali", se non giusti, e i furbi e i delinquenti istituzionali che rubano e la fanno franca sono addirittura oggetto di amirazione. Credo che il livello di corruzione e di imputridimento del nostro paese non abbia eguali in Europa, forse in tutto il mondo occidentale. Credo che per trovare qualcosa di simile bisogna fare riferimento a certi regimi tribali dei signori della guerra africani.
Mi chiedo, e non so trovare una risposta, perché è andata così.

sabato, giugno 17, 2006


The Prince

Dunque quest'uomo è stato sbattuto in galera. La sua nuova vita di italiano libero, rientrato in Italia dopo una lunga trafila e lo sblocco dell'esilio costituzionale operato dal gov Berlusconi, è durata quattro anni. L'accusa è pesante: "associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfuttamento della prostituzione". Il figlio, il principe Emanuele Filiberto, che è stato anche opinionista di Piero Chiambretti, grida alla vergogna, ma ci sono le intercettazioni che lo inchiodano.
Quest'uomo trent'anni fa ha ammazzato un ragazzo tedesco, Dirk Hammer, perché nel panfilo vicino al suo il playboy miliardario Nicky Pende faceva rumore, così è uscito con un fucile, ha sparato sulla barca e ha ucciso un ragazzo che dormiva a bordo. Quest'uomo, per quel delitto, non ha fatto neanche un minuto di galera.
Quest'uomo è stato fotografato nel giardino di una delle sue ville da un fotografo di cronaca rosa, un paparazzo, armato come un pistolero. Aveva un cinturone di cuoio con due colt da far west, perché ha la passione delle armi, una passione infantile, però gioca con armi vere, e cariche.
Quest'uomo ogni volta che parla in pubblico manda in fibbrilazione la moglie, l'arcigna principessa Marina Doria, perché si sbaglia, si confonde, dice cose imbarazzanti. Più di una volta la principessa si è arrabbiata in pubblico, è sbottata "ma che dici! ma che dici!" e lui la guardava smarrito, o spaventato.
Quest'uomo, se nel dopoguerra non avesse vinto la Repubblica, oggi sarebbe il nostro Re.

giovedì, giugno 15, 2006

Bisogna essere assolutamente moderni
diceva il Maestro.
Ecco quindi tre titoli (moderni) di libri:
Bella, ricca e stronza
di Giulio Cesare Giacobbe (Mondadori)
Gli uomini preferiscono le stronze - falli soffrire
di Sherry Argov (Piemme)
Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo
di Aldo Busi (Mondadori)
Qualcuno riesce ad essere più moderno di così?

sabato, giugno 10, 2006


Ci togliamo la brutta polvere della necrofilia con questa poesia di Emily Dickinson del 1859.



Portami il tramonto in una tazza,
sommami le caraffe del mattino
e dimmi quante stillano di rugiada.
Dimmi fin dove salta il mattino –
Dimmi fin quando dorme colui
che intrecciò e lavorò la vastità d’azzurro.

Scrivimi quante sono le note
tra i rami incantati
raccolte nell’estasi del nuovo pettirosso –
E quanti viaggi della tartaruga –
E quante le coppe di cui l’ape si nutre,
Baccante di rugiada!

E ancora, chi posò i moli dell’arcobaleno,
chi conduce le docili sfere
con vinchi di morbido azzurro?
E ancora quali dita rinsaldano le stalattiti,
chi conta le conchiglie della notte,
per vedere che non ne manchi nessuna?

Chi costruì questa casupola bianca
e così salde ne serrò le finestre
che al mio spirito non è dato vedere?
Chi mi farà uscire un giorno di gala
e mi darà quanto occorre per volar via
più sfarzosamente di un re?

venerdì, giugno 09, 2006


Viva la Muerte (tua)

Straordinaria incursione nella necrofilia pura di alcuni fogli della destra. La Padania sbatte in prima il ritratto del cadavere di Al Zarqawi e titola: "Adesso brucia all'inferno" (ma chi glielo ha detto? Hanno un canale privilegiato con l'al di là?). Libero, come al solito, ci va ancora più pesante: la stessa foto e il titolo: "Uno in meno". Ovviamente chi scrive queste cose è un paladino delle radici cristiane dell'Europa ecc., e chissà come hanno titolato la strage dei marines in Iraq, coi bambini freddati nei letti. Ma non è questo il punto, nessuno si stupisce più di nulla; invece mi chiedo: se non ci fossero più gli Al Zarqawi, il terrorismo, la guerra, le stragi; se cioè il mondo andasse verso la pace e la tolleranza, il rispetto degli altri e dell'ambiente, costoro dove sfogherebbero la loro devianza necro? Non è che in un mondo finalmente pacificato ci troveremmo un piccolo esercito di serial killers in libertà?

giovedì, giugno 08, 2006


Ma la realtà conta?

Dunque ci siamo: la Nazionale è sbarcata. E’ estremamente interessante vedere come, ancora una volta, un evento che dovrebbe essere formato da una concatenazione di fatti verificabili , viene descritto dai giornali. La realtà ormai è unicamente un argomento di lettura, di libera interpretazione.
La Repubblica e Il Corriere della Sera scrivono che l’arrivo è stato defilato, che il gruppo di giocatori, dirigenti e allenatori hanno deliberatamente evitato i tifosi. “Gli azzurri non si concedono a tifosi e giornalisti – allenamento a porte chiuse” (La Repubblica); “La nazionale in Germania, ma sfugge ai tifosi” (Corriere); La Stampa parla apertamente di contestazioni: “Tifosi arrabbiati: sapete solo rubare”. Echeggiano quindi gli scandali, il discredito che si è abbattuto sul nostro calcio.
Invece vediamo i quotidiani sportivi: Tuttosport enfatizza: “Orgoglio azzurro, la Nazionale trova tanto affetto e aria pulita”; La Gazzetta dello Sport: “Italia, un bagno di entusiasmo, accoglienza calorosa per gli Azzurri”. Sembra inverosimile una tale diversità di vedute, una falsificazione così paradossale della realtà.
I fatti spariscono, restano le opinioni, le favole, le frottole.

venerdì, giugno 02, 2006


Auguri alla Nazionale

Manca ormai una settimana al calcio d’inizio dei mondiali. Il pubblico italiano, calciomane e non, si sta preparando, si sta assestando, sta già pregustando la serie di meritati, sperati, inevitabili (nella fantasia) trionfi della Nazionale. Si sogna di poter gridare, come in anni lontani, “I-ta-lia! I-ta-lia!”. Si augurano una bella figura i tifosi, i dirigenti, i giornalisti, non solo sportivi: una bella figura che faccia soprattutto superare – dimenticare – i recenti scandali.
Bene, quanto dovrebbe avvenire è esattamente il contrario. Io auguro alla Nazionale una figura pessima, una caduta nell’ignominia, nella vergogna di un gioco povero, squallido, le auguro di non superare neanche le qualifiche. Le auguro di tornare in patria a testa bassa, con lo sguardo vitreo, tra i fischi e la delusione.
Glielo auguro perché la profonda involuzione di questo sport nobile, che non è più tale, essendo ormai un’azienda miliardaria governata dal malaffare e dalla corruzione, dal vippismo e dallo yuppismo, dall’ipocrisia e dalla violenza del potere, non può essere superata da una semplice pulizia d’immagine, mentre nel profondo tutto continua come prima; tutto questo non può essere “dimenticato”, magari con effimeri trionfi della Nazionale che riaccendono l’esaltazione di milioni di tifosi. Solo da un azzeramento, a questo punto, possiamo sperare in una rinascita. Solo dalla caduta ci si può rialzare. Niente lifting, ma una vera, sana e coraggiosa rifondazione.