martedì, giugno 05, 2012

L'anticonformismo indossa la pelliccia?!

L'altro giorno ho trovato in bagno una monumentale copia del giornale illustrato Amica, con la copertina strappata. Era il classico catalogo di inserzioni pubblicitarie con vari articoli e servizi redazionali di genere moda/costume. L'ho messo sulla bilancia: 2 chili e 750 grammi. Non male. Soprattutto comodo da portare in autobus o nella borsetta per una donna moderna che lavora in città. Ma probabilmente non è questo il target. Quale sarà allora?
Fatto sta che l'ho sfogliato con curiosità e piacere, ricordando con una certa emozione gli anni milanesi. Infatti quando lavoravo come fotografo Amica era uno dei giornali che sfogliavo sempre con interesse, perché ricco di servizi fotografici interessanti. Nulla di trasgressivo per carità, ma questa era una caratteristica italiana. La trasgressione era roba per gli inglesi, per i tedeschi. Italiani e francesi (che erano i modelli) puntavano invece alla femme-fatale, la classe, l'eleganza lussuosa,  il fascino charmant, cose così. Però le foto erano ottime, nulla da dire. E c'erano pure dei servizi intriganti, quando il direttore era il mitico Paolo Pietroni, teorico di un maschio feroce, cacciatore, rigorosamente tabagista, amante della corrida, dell'alcol, dei soldi, che seduce la donna che "spacca", la spaccatrice parigina firmata dalla testa ai piedi con gli occhiali da sole che nascondono occhi di ghiaccio, la Ferrari. Personcine così. Però quello era il mondo. Quelli erano i miti. E io ero meno selettivo di adesso. Forse ero semplicemente più giovane.


Questo numero, di novembre 2011, sembrava abbastanza uguale a quello di dieci o vent'anni fa, ma vanno così le storie in questi ambienti. Cambiano i dettagli ma l'impianto sembra immutabile. Girando le pagine ho letto l'editoriale della direttrice, Cristina Lucchini, che scriveva: "L'avevamo annunciato, Amica cambia. (...) cambia ma non tradisce le sue origini, anzi. (...) la storia del giornale che più di ogni altro ha accompagnato l'evoluzione della donna italiana. Una storia fatta di anticonformismo..."

Anticonformismo. Interessante. E io che credevo che l'immagine della donna veicolata dai cosiddetti giornali femminili italiani fosse invece non "anti", ma  superconformista. Così sono andato avanti e ho curiosato qua e là.

Ho iniziato a leggere il poderoso inserto redazionale Storie, una raccolta di "confessioni hot, argomenti tabù, grandi passioni." La prima era di Eva Herzigova, una top model che, ai tempi milanesi della fotografia, consideravo una delle più potenti, incredibilmente fotogenica e affascinante. Diceva Eva: "Essere sexy è facile, se hai una tata che ti aiuta e un marito più alto di te." L'ho trovata una frase piuttosto anticonformista, no? E dopo: "La sua ricetta preferita è il soffritto: se fai bene quello puoi cucinare qualsiasi cosa." Beh, il soffritto non è anticonformista?

Seguiva un'altra modella diventata attrice: Elisa Sednaoui, che "ha tre cellulari. Un iPhone americano, un Blackberry europeo e un Nokia con caratteri arabi. Crede nella fedeltà, per dormire preferisce i pigiamoni, ma se è con un lui non indossa nulla." Voglio dire, "il pigiamone" non è anticonformista?

Voltavo le pagine, leggiucchiavo i commenti che scrittrici e scrittori dedicavano alle interviste delle modelle, Valentina Crepax, Francesco Piccolo (devo però confessare che non ho letto i loro articoli per intero).

Poi ho incontrato Irina Shayk, che non sapevo chi fosse, ma non c'è da stupirsi, sono rimasto un po' indietro. Fatto sta che Irina, con un cucciolo di gatto in braccio, diceva: "Odio le ipocrisie, tutte mangiano carne e portano scarpe di cuoio, perché le pellicce no?" Perdio, qui sono andato in crisi. Come fotografo ho fatto parte del movimento antipellicce, modelle, fotografi, truccatrici organizzavano happening contro gli allevamenti-lager e  il massacro di animali col solo scopo di scuoiarli; quindi eravamo noi i conformisti, visto che Irina è anticonformista secondo Amica? Certo che i tempi cambiano... Questa scoperta ha fatto passare in secondo piano le altri frasi anticonformiste, come: "E' romantica, il suo film preferito è Pretty Woman." Oppure: "E' una mangiona - adora la cucina italiana e non rinuncerebbe mai a una caprese." La battuta sulla cucina italiana è una delle più anticonformiste che si siano mai lette, no?.

L'articolo che seguiva, di commento all'intervista, di una scrittrice che non conosco, di nome Rosa Matteucci, rincarava la dose: "Non si capisce perché certa gente non si faccia problemi a mangiare fiorentine e culatello e poi si scandalizzi per una stola con le codine di visone." Non si capisce. L'articolo avrebbe potuto avere il titolo "sì, però...": sì, fumare fa male, va rispettato il luogo pubblico, però perché impedire al singolo di fumare? Lei era stata vegetariana vegana, però perché criticare chi mangia carne? Sì, è ingiusto massacrare gli animali, è crudele, però perché impedire a una donna di godersi una pelliccia?
Ricordarsi di Rosa Matteucci, autrice cult quando si cercano libri anticonformisti.

Qui ho chiuso il tomo da 2 chili e 750 grammi. Non ce la facevo più a reggere questo ribaltamento dei tempi.

Ero io a essere "conformista", mentre la donna impellicciata presentata da Amica sarebbe anticonformista.

Però poi spulciando nel web ho scoperto che proprio quel numero di Amica è stato oggetto di contestazioni da parte di un gruppo animalista, ragazze e ragazzi che hanno attaccato sui muri dell'editore RCS manifesti antipellicce e sulla liberazione degli animali. Avrei voluto essere presente, avrei voluto esserci, come ai vecchi tempi.

Meno male. Dunque non tutto è perduto.
Ringrazio i ragazzi di 100 % animalisti.
Siamo ancora qua, nonostante Amica.

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