mercoledì, giugno 18, 2014

E' tornato il TG Morte

Più aggressivo e splatter che mai. I telegiornali di questi giorni si aprono con enfasi su casi horror di cronaca nera, con dovizia, se possibile, di particolari. Il principale è certamente il caso di Yara, la ragazzina trovata morta dopo essere stata seviziata. Un caso davvero terribile. Sul quale ora i media speculano, dopo l'annuncio di un ministro-sciacallo, con la consueta mancanza di qualsiasi etica professionale. Tipica, nei telegiornali italiani, la domanda del "giornalista" al padre o alla madre di una vittima: "Come si sente?" Atroce. Da colpirlo di piatto in faccia con una padella. Invece ce lo dobbiamo sorbire in TV.
Su questa triste deriva di una informazione già da terzo mondo, segnalo qui un interessante articolo de il manifesto.



Yara, Alfano dà per primo la notizia e la tragedia è servita

di Giorgio Salvetti

Una tra­ge­dia. Ecco cos’è la sto­ria di Yara Gam­bi­ra­sio. E non solo la sua. Qui sta il mistero. Non quello dell’assassino che sarebbe stato inchio­dato dal dna. Ma il nostro. Par­liamo di loro per par­lare di noi. Nella cul­tura pop la catarsi col­let­tiva per com­piersi ha biso­gno di un ter­ri­bile caso di cro­naca nera. Va in scena a reti uni­fi­cate. E poco importa se non c’è niente di giusto.

In que­sta sto­ria c’è tutto. L’efferato omi­ci­dio di una ragaz­zina di 13 anni e la mor­bo­sità delle tracce orga­ni­che sui suoi slip. Il primo mostro sbat­tuto in prima pagina fu uno stra­niero poi sca­gio­nato. E ora è un mura­tore, padre di fami­glia che non sa nean­che chi è suo padre. Temi ance­strali, irra­zio­nali, con­diti da ele­menti super­mo­derni ma altret­tanto miste­rici: il test del dna di massa. Ancora una volta folle di tele­ca­mere si assie­pano come un plo­tone di ese­cu­zione davanti ad ano­nime vil­lette di pro­vin­cia. Quella del “mostro”, ma anche di sua moglie e dei suoi bam­bini. Quella di sua madre accu­sata per di più di aver par­to­rito di nasco­sto un figlio «ille­git­timo». E anche quella della vit­tima, dove vivono i geni­tori di Yara. Scia­mano tac­cuini asse­tati di dichia­ra­zioni che non avreb­bero diritto di cro­naca per nes­sun motivo al mondo. Domande inu­tili e insen­sate: «Secondo lei è dav­vero stato lui?».
A dare il via allo spet­ta­colo però que­sta volta è stato niente meno che il mini­stro degli interni Ange­lino Alfano. È stato lui a bat­tere tutti sul tempo, voleva dare per primo la noti­zia. Quasi come se volesse pren­der­sene il merito o fare con­cor­renza a Bruno Vespa. «L’opinione pub­blica aveva il diritto di sapere», ha riven­di­cato. Dopo l’annuncio del Vimi­nale il circo media­tico non ha più avuto limiti né rispetto per nes­suno. Nep­pure per Yara: la sua imma­gine ancora una volta è stata ser­vita ai tele­spet­ta­tori per cena insieme ai det­ta­gli sul suo corpo mar­to­riato. Accanto al suo viso inno­cente è stato get­tato in pasto agli schermi il viso del pre­sunto col­pe­vole. Senza pen­sare mini­ma­mente che anche lui ha dei diritti. Tutte le tv incan­tate per ore: hanno rilan­ciato a ripe­ti­zione le insi­gni­fi­canti imma­gini delle auto dei cara­bi­nieri che lo por­ta­vano in car­cere in una sorta di trance col­let­tiva con tanto di folla urlante. Non sono stati rispar­miati nep­pure i volti dei suoi figli mino­renni, le foto rubate dalla pagina face­book del padre.
Anche gli inqui­renti non sono stati ascol­tati. Il pro­cu­ra­tore capo di Ber­gamo, Fran­ce­sco Det­tori, non ha per niente gra­dito la velina lan­ciata in ante­prima dal mini­stro Alfano. Avrebbe pre­fe­rito man­te­nere il mas­simo riserbo «anche a tutela dell’indagato in rela­zione al quale, secondo la Costi­tu­zione, esi­ste la pre­sun­zione di inno­cenza», ha detto. Alfano gli ha rispo­sto male: «Non ho dato det­ta­gli, piut­to­sto la pro­cura dovrebbe chie­dersi chi ha inon­dato i media di una quan­tità infi­nita di infor­ma­zioni». In cam­bio il mini­stro è stato bac­chet­tato su face­book da Beppe Grillo: «Alfano l’ha fatta grossa».
Ecco dove è finita la poli­tica. Per un giorno sem­brava spa­rita. Ieri i gior­nali online, tra una par­tita e l’altra, erano ridotti a un lungo elenco di omi­cidi effe­rati. Segno che è ini­ziata l’estate, o che la fase poli­tica ita­liana è ormai sta­bil­mente noiosa. E allora non resta che tor­nare a caval­care la cro­naca nera. Un’altra tragedia.

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