giovedì, maggio 05, 2005

Beppe Grillo, aiuto!

Volevo scrivere un commento indignato e complesso sui continui furtarelli, le vessazioni, le truffe legalizzate che il nuovo capitalismo liberista globale ci obbliga a subire quasi ogni giorno. Difficilmente chi fa una vita cosiddetta normale, cioè deve lavorare, usare una banca, un’auto, un telefon(in)o, un computer, deve pagare un affitto o un mutuo, è sfuggito a questa spirale malefica. Esempio: ho comprato un mobile all’Ikea: mentre iniziavo a montarlo sentivo un odore molto forte, acido, che si sprigionava dal legno. Così ho telefonato all’Ikea per chiedere spiegazioni; risultato: il numero è a pagamento. Se devo inoltrare un reclamo, o segnalare un guasto, devo pagare. Non è geniale? Stessa cosa col mio provider internet: avevo problemi con la posta elettronica, ma il numero dell’assistenza tecnica è a pagamento. Per non parlare del meccanismo profondamente disonesto del silenzio assenso: ho ricevuto una lettera da Telecom che m’informava che, “come da accordi”, mi attivavano l’opzione teleconomy. Quali accordi? Io non uso Telecom per telefonare, come posso avere chiesto un meccanismo che prevede uno sconto sulle telefonate ma è subordinato a un canone mensile (oltre al canone che già si paga anche se si utilizza un altro gestore)? Errore, mistero: intanto ho dovuto sorbirmi l’interminabile trafila del call-center, digiti uno, digiti due, attenda, per ben tre volte, per disdire. E Vodafone, che mi manda un sms per avvertirmi che mi hanno attivato non so quale diavoleria, costa solo 3 euro, se non la voglio devo chiamare il tal numero. Di nuovo il delirio del call-center, digiti uno, digiti due, attenda, e ti fanno anche sentire un pezzente, per tre miserabili euro. Ci succhiano tempo, energie, denaro, zitti zitti, furbini e aggressivi. E poi ci stupiamo se i Black Bloc lanciano sassi contro le vetrine delle banche, delle assicurazioni (altra grande famiglia di furboni), delle finanziarie.
Be’, questi due capoversi dell’ultimo spettacolo di Beppe Grillo sembrano scritti proprio per me. Ed è vero, perché sono scritti per tutti, perché questo è ormai il nostro quotidiano. Valgono più di qualunque commento o riflessione.

“Se telefoni a un call center ne sanno quanto te. A volte, meno di te. Ammesso che risponda qualcuno. Ammesso che non ti sbattano il telefono in faccia. Siamo nell’Era della Comunicazione Globale e non riusciamo più a parlare con nessuno. Una volta andavi da chi ti aveva venduto un prodotto e gli dicevi: “oh, ciccio, sta roba non mi funziona”. Adesso devi telefonare a un numero. Verde, quando va bene. Quando non va bene paghi. Hai un problema dovuto a un loro prodotto e paghi per dirglielo. Poi paghi per stare in attesa e infine ti fanno girare così tante persone che alla fine se non hanno già messo giù loro metti giù tu. Ti hanno venduto un prodotto o un servizio che non funziona o che ha dei problemi e paghi per restare nella merda!”

“E nell’Era della Comunicazione Globale comunichi anche quando stai zitto. Con il silenzio assenso. Una mattina ti svegli, per esempio, e scopri di avere un servizio di segreteria telefonica. E l’hai chiesto tu stando zitto! Se parlavi, magari non te lo mettevano. E siccome sei stato zitto... cazzo vuoi? Ti riempiono di questi servizi. Sei circondato. Quando vedo la Gale ormai ho più voglia di scuoiarla che di ciularmela!”

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