domenica, marzo 04, 2012

Ce la posso fare?

Sono in dirittura finale. Sto lottando per concludere, per non mollare la lettura. Arrivati a questo punto, a pag. 454, sarebbe fastidioso. Inoltre vorrei scoprire questo finale “hollywoodiano” di cui si è detto, anche se credo di immaginarlo. E poi, si può mollare a pag. 454 quando non è successo ancora un cazzo (nel senso proprio letterale), come quando ero a pag. 374?
Intanto Daniel Deserti è andato avanti con le sue prediche, con le conferenze che fa a Clare trattata da spalla, come in teatro, mentre noi seguiamo lei e lui in un interminabile giro in Francia, dove lui le dediche pagine e pagine di complimenti (sei fantastica, hai un viso orientale, hai degli occhi luminosi, sei speciale, sei radiosa, che si ricollegano alle pagine passate dove lei aveva questo modo di stare seduta, e questo modo di stare in piedi, e questo modo di toccare gli oggetti, e questo modo di prendere le posate ecc mentre lui visto con gli occhi lei ha questo modo di muoversi, così maschile, solido, adulto, pericoloso – sì, proprio pericoloso, scritto almeno due volte). Insomma, Andrea De Carlo non appartiene di sicuro al gruppo di scrittori che sanno scrivere ma anche tacere. Questa forma d’arte, così sottile e delicata, gli è ignota. Al contrario, si accanisce a scrivere tutto, a descrivere ogni dettaglio, ogni singolo gesto, quasi fosse un entomologo, e trasforma noi - noi lettori - in guardoni.
Provo disagio per questa mancanza di riservatezza, di fronte a questo occhio morboso che conta i singoli fili di un rapporto a due. Da qui un senso di triste inutilità, per una narrazione dove c’è un unico, grande assente: l’amore. Questi due sono tutto fuorché innamorati. L'autore si sforza di descrivere i loro pensieri, lei pensa a lui e lui a lei, ma non sappiamo perché. Non lo immaginiamo. Non ci permette di intuirlo. Di sognarlo. E questo, in un romanzo cosiddetto d’amore, è davvero singolare.

Intanto ho scritto una nuova versione del precedente pezzo Tempi duri per i bermuda, e l’ho pubblicato qui col titolo Daniel Deserti, che esagerato.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ho smesso a pagina 43.
Il libro e' la', impolverato e anonimo, non mi incuriosisce... piu' da 2 anni, piu' o meno.
De Carlo ha smesso di scrivere dopo Due di due.
pap

Paolo1984 ha detto...

Ma appunto, dobbiamo proprio sapere perchè lui pensa a lei e lei a lui? E' possibile spiegare l'amore? Forse si può solo descrivere, De Carlo ha tentato di farlo, di descrivere cosa passa per la testa di due persone che si stanno innamorando, che sono attratte e però hanno mille resistenze.
Quando lo lessi anch'io rimasi colpito dal fatto che dopo centinaia e centinaia di pagine questi due ancora non trombavano, evidentemente De Carlo non voleva rischiare la banalità facendoli finire subito a letto comunque questo gioco di non dare al lettore ciò che si aspetta è pure bello se lo sai fare. Ho letto l'articolo sui bermuda..divertente!

Paolo1984 ha detto...

Comunque Clare se ben ricordo ascolta Deserti ma non è una spalla "passiva" che prende per oro colato tutto ciò che dice

Paolo1984 ha detto...

comunque noto che Daniel Deserti ti ha proprio irritato quindi indifferebte non sei rimasto.
A proposito di storie d'amore ho letto 22/11/'63 di Stephen King (autore che io adoro), là c'è una bella storia d'amore..molto diversa da quella di De Carlo, per ovvie ragioni

Baldrus MC ha detto...

Caro Paolo, forse non è possibile "spiegare" l'amore, io ho anche provato l'avventura di un viaggio curando un'apposita antologia di 18 scrittori. Però possiamo "sentirlo", possiamo immaginarlo, sognarlo, intuirlo, riviverlo ecc ecc. Quello che secondo me manca tra i due è proprio la traccia dell'amore, la scintilla. Ovviamente non è spiegabile in termini razionali, ma lui pensa a lei e lei a lui perché ce lo impone il narratore. Resta un senso di vuoto, un obbligo del lettore che deve prendere atto. Ci sono scrittori che con un centesimo delle parole che usa De Carlo "dicono" mille volte di più.

Clare è un personaggio abbastanza piacevole, però l'autore la usa spesso come spalla per dare spazio ai pistolotti di Deserti. Rileggiti alcuni dialoghi, per esempio quello che ho campionato, lei è la classica spalla del teatro, il supporto dell'attore principale.

Cmq l'ho terminato, ce l'ho fatta. Forse scriverò un finale, proprio sul finale che mi è piaciuto, va detto. Sì, Deserti, quello sputasentenze, quel predicatore, quel borioso mi ha irritato...

Paolo1984 ha detto...

Sì è vero sia nel dialogo dei calzoni corti sia in quello dove lui le spiega che uomini e donne sono incompatibili e che in ogni maschio c'è un potenziale stupratore e che l'amore è impossibile eccetera è lui a parlare sopratutto con lei che lo ascolta, riflette (e passando in rassegna gli uomini della sua vita ovviamente non riesce a dar torto a Daniel) e ogni tanto infila una
domanda. Comunque quei predicozzi ultrapessimisti e nichilisti non sono gratuiti servono ad arrivare al finale che li smentirà