mercoledì, marzo 14, 2012

Una vacanza premio in Italy


Terminata l’incursione nel super-mainstream – Fabio Volo, De Carlo – con alcuni danni collaterali tutto sommato abbastanza trascurabili, mi appresto a tornare ai miei rassicuranti noir-thriller. E’ bello sapere che c’è sempre una ritirata a disposizione. Dà sicurezza. Il mio vecchio amico Pierfrancesco, che non ama troppo le avventure ma preferisce stare sul sicuro, è appassionato di thriller nordico. Anche in questo senso potremmo definirlo un genere mainstream, e in effetti lo è, però è onesto, scrittura di evasione pura senza pretese artistiche sui grandi sistemi della vita e dell’amore ecc. Quindi non inganna, non seduce per poi tradire. E nel noir non è raro trovare una profondità nei personaggi e nelle storie talvolta di molto superiori ai mainstream con pretese artistiche.

L’ultima sua passione si chiama Jo Nesbø, scrittore norvegese cinquantaduenne, il titolo del libro è La stella del diavolo (Piemme 2010). E’ ambientato a Oslo, una storia di omicidi seriali. Nulla di nuovo si dirà, gli scaffali traboccano di serial killer. Una vera inflazione. Ma l’importante non è il contenuto, è lo stile col quale viene raccontato, la capacità dell’autore di coinvolgerci, di stupirci, di spaventarci, di farci affezionare ai suoi eroi. Se condotta bene ogni avventura è una nuova avventura.
Qui il personaggio principale è un investigatore della polizia alcolizzato, Harry Hole. Un poliziotto alcolista, che è anche un detective di prim’ordine, è un dettaglio interessante e intrigante. Ha due soglie di attenzione: quella sballata dell’alcolista, sfatta, scoppiata, e quella invece meticolosa e geniale dell’investigatore accanito che mette tutto se stesso nelle indagini. Ovviamente è malvisto dai superiori perché arriva sui luoghi del delitto ubriaco, e tutti si scandalizzano. Ma nelle indagini è imbattibile. In un certo senso mi ha ricordato l’eroe di James Crumley, un grande dell’hard boyled americano degli anni ‘70 e ‘80, il suo detective sballato ai massimi livelli. Harry fa sorridere, ma mi crea anche qualche ansia. Ho conosciuto molto da vicino l’alcolismo cronico, so in quale inferno sprofondano le sue vittime. E su quella esperienza ho scritto un racconto, qui. Per cui non riesco solo a trovarlo simpatico, ma mi pongo un problema per così dire etico, perché ho il dubbio che Harry possa creare empatia e quindi, in un modo o nell’altro, rendere “simpatico” o addirittura attraente l’alcolismo. Potrebbe favorire il fascino autodistruttivo dell’alcol, una droga che ogni anno causa più morti dell’eroina, eppure è pubblicizzata in televisione.  Ma bisogna rispettare la letteratura, e confidare sulla maturità dei lettori. Per cui vado avanti con fiducia con le avventure del nostro detective, che più stropicciato e scarruffato di così non si può.

Però, che gentili questi nordici. Che teneroni. Si stupiscono per così poco. Già l’avevo riscontrato nel bravissimo Stieg Larsson di Millennium, quando descrive le magagne negli ambienti governativi svedesi. Per noi italiani, che abbiamo avuto una classe politica non solo corrotta, ma composta da delinquenti comuni e da mafiosi, sembra di assistere allo spettacolo di bambini colti in flagrante col ditino nella marmellata… Lo stesso dicasi per Nesbø quando insiste nelle descrizioni del caldo torrido che, a suo dire, si è abbattuto su Oslo mettendo in ginocchio la popolazione, che boccheggia, non riesce a dormire e sguazza nel sudore. Fa addirittura concorrenza a De Carlo, che in Leielui mette una tale enfasi sul caldo che sembra di leggere un romanzo apocalittico. Poi gli scappa detto che ci sono ben… ventinove gradi. Ventinove, l’ho letto due volte. Capirai che dramma. A Bologna superiamo i 40, con un sole che sembra il disco nero di Sirene di Laura Pugno. E durante il giorno non si può neanche fare una sosta nel parco perché si viene divorati vivi dalle zanzare tigre.

Cari, dolci nordici. Propongo una vacanza-premio in Italia per gli scrittori scandinavi. Ma non solo a mangiare la pizza e a vedere Firenze, per poi dichiarare in televisione “oooh, I love Italy!” No, una discesa nei gironi infernali del caldo africano e del malaffare al potere, con tanto di guida vestita da Caronte. Per loro sarebbe come vivere all’interno di un romanzo di fantascienza.
Ovviamente distopico.

Nella foto, Jo Nesbø

2 commenti:

elisabetta bordieri ha detto...

"però è onesto,quindi non inganna, non seduce per poi tradire"
ti farò sapere...;-)

Baldrus MC ha detto...

Fammi sapere, Elisabetta.