martedì, luglio 25, 2006
Time passed slowly?!?
L’articolo pubblicato lunedi nelle pagine culturali de La Repubblica, dove Michele Smargiassi racconta la storia del re del liscio Secondo Casadei, mi evoca qualche ricordo e anche una riflessione.
Riflessione: ad essere vecchiotti (sono nato nel 1953) si hanno degli svantaggi (acciacchi, stanchezze, la sensazione di avere perduto qualcosa che non tornerà, qualche rimpianto per occasioni mancate ecc.), ma anche qualche vantaggio, come per esempio avere conosciuto personaggi particolari del passato, carichi storia, di eroismi, di epica che i nostri tempi non contemplano più; avere visto luoghi e paesaggi scomparsi per sempre, distrutti dall’industrializzazione e dall’edilizia.
Un ricordo molto nitido è legato proprio al mondo primordiale del liscio. Da bambino i miei mi mandavano spesso in campagna, nei pressi di Lugo di Romagna, dai nonni, di antica famiglia bracciantile e contadina. Una volta, ed erano ancora i ’50, forse il 1958, il 1959, mi portarono a una festa per la mietitura del grano, che si teneva nella grande aia di una casa colonica vicina. Si mangiavano i prodotti della terra, frutta, verdura, e poi i salumi, il pane cotto nel forno domestico, si bevevano i vini del contadino, e si ballava. C'era un sacco di gente, famiglie del posto, ma anche molti giovani venuti da fuori, per ballare e magari “cuccare”. Sul ripiano di un carro per trasporto fieno c’era un complessino formato da una chitarra, una fisarmonica, un clarinetto (o meglio il clarinaccio, che è la versione romagnola) e un tamburo (non c’era la batteria, troppo ingombrante). Suonavano valzer, polke, pezzi veloci, anche se non ricordo il cantato, era tutto musicale. Sono quasi sicuro che eseguissero anche i famosi saltarelli, perché ricordo balli con le persone che si prendevano per mano e giravano in tondo, e non solo abbracciati nei valzer. Da qui Secondo Casadei ha importato il liscio. Ha preso quei ritmi, li ha elaborati, ha vestito i suonatori di lustrini e lamé, come le grandi orchestre leggere americane, ha scritto testi (orripilanti, come ha scritto Michele Serra in un box a corredo dell’articolo) e ha lanciato quel genere che, nel bene e nel male, ha sfondato nel mondo intero, e che oggi viene suonato e ballato in ogni angolo del pianeta, e fa stare in allegria.
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1 commento:
Intanto non e' il caso che tu ti senta...vecchiotto...anche perche' ad ogni eta' si hanno acciacchi, stanchezze, rimpianti...la sensazione di aver perso qualcosa che non tornera'... ma alla nostra eta' si ha anche la maturita' per capire quante cose ancora la vita potra' donarci se sapremo "trattarci bene".
E sono molto d'accordo sui vantaggi,aver visto amato, vissuto i luoghi che non ci sono piu', persone ormai lontane, cariche di storia che noi almeno abbiamo avuto modo di ascoltare dalle loro voci che la storia l'hanno vissuta.
non ho letto l'articolo che citi, da un po' di tempo la vita di due frugoli di 7 mesi mi assorbe e finisce le forze...ma come te ho in mente quei luoghi, quelle balere, i carretti su cui si suonava...il vino, le gonne delle ragazze, a palloncino,il ballo...
e anche se io ero come te, bambina, quel mondo mi affascinava. e siccome amo ...ricordare il passato, ti ringrazio per aver fatto si' che altri momenti riaffiorassero alla mia mente.
nella quale ancora volano le lucciole, il grano ha un profumo intenso e i papaveri ci nascono in mezzo.
Ciao, Baldrus, grazie
pap
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