venerdì, ottobre 28, 2005

Guardando, leggendo, comici spaventati ricettori

Aspettando Benigni a Rockpolitik, ho avuto uno scatto di insofferenza quando Adriano Celentano ha tirato fuori la sua animaccia di vekkio democristiano reazionario, durante la lettura del lento e del rock: "Zapatero è lento, lentissimo". Triste. Ci fossero più Zapatero nel mondo la vita, l’ambiente, tutto migliorerebbe. Poi c’è stata la predica, lunga, pesante, con quell’interminabile blob di politici; pazienza, lasciare scorrere il tempo, magari pensando ad altro, cambiando canale; e le canzoni, ovviamente, un prezzo alto da pagare, per il sottoscritto; ma si aspetta, senza fretta, perché immagino che la fretta sia lenta; di Valentino Rossi c’è da segnalare la faccetta sorridente, simpatica, dell’eterno ragazzino; che altro? Finalmente è arrivato lui, ed è stato fantastico. Una parentesi di altissima qualità, di pura comicità classica, con citazioni di Totò, dei saltimbanchi da circo; caustico, coraggioso, irridente; vera arte, energia pura. Dicono che Benigni, dopo il matrimonio con la Braschi, che descrivono come donna seria, osservante, si sia appannato, abbia ceduto troppo al businness; lo spettacolo di ieri sera ha dimostrato il contrario: il suo talento pazzoide, geniale, è intatto, e si rinnova. Invece mi preoccupa la reazione composta delle jene della Destra. Perché? Forse quella di Benigni è una satira inoffensiva? Oppure, più probabilmente, stanno diventando moderni? Trovo questa seconda ipotesi semplicemente terrificante. Loro, i killers, i censori, si mettono al passo coi tempi. Da ladroni di una destraccia gaglioffa e bananiera si riciclano in illuminati del centro. Sono ancora più pericolosi, una minaccia letale… è questo il vero horror.

L’intellettuale parlante Francesco Merlo, quello che, dalle colonne portanti de La Repubblica, lanciò un anatema contro gli antiquati, polverosi, nostalgici intellettuali che non dichiaravano il proprio amore incondizionato per le sorelle Lecciso, chiamandoli "scimmie di Umberto Eco", l’altro giorno, sempre dalla sua tribuna, ha fatto uscire un elzeviro dove, col consueto stile arzigogolato e mondano, ha tentato di dimostrare l’equazione Bertinotti = Cuffaro; e ha scritto, tra l’altro, che "al Nord la Destra lombrosoneggia". Mi è venuto un crampo. Credo che l’intellettuale parlante modaiolo risieda in Francia, e mi chiedo: perché scrive in Italia? Ma soprattutto, perché lo leggo?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

davvero il molleggiato è un "vekkio democristiano reazionario?" eppure è l'unico ormai che fa certe trasmissioni. è l'unico che porta in tv santoro, biagi. non mi sembra poco. e la domanda su benigni... bella domanda. secondo me è così, la sua comicità è grande, ma inoffensiva. tutte quelle cose su prodi che fa schifo, che ci ha un culone ecc. ha accontentato quelli della destra. ha rispettato la par condicio, almeno un po'. e poi è troppo forte, lui e celent. sono troppo forti, se continuano a sparare loro addosso si sparano sui piedi da soli. meglio fare buon viso a cattivo gioco, meglio farsi furbi, come dici tu no?

Anonimo ha detto...

Non ho mai avuto un debole per Celentano. Un eterno ragazzo da parrocchia, da oratorio in fondo. (Eppure da suo clan uscì anche un geniaccio alla Demetrio Stratos: ricorda qualcuno "Pugni chiusi" cantata coi Ribelli?). Delle sue canzoni, benché ne conosca molte (strano vero?), pochissime sono quelle che mi fanno dire "ma sì, non è male". E l'ho sempre trovato noioso in quel suo tono da predicatore mormone, in quel voler essere spiritoso anche quando lui con lo spirito (minuscolo) c'entra davvero poco. Ma dopo tutto è uno che mai ha fatto mistero della propria ignoranza -e che non si è mai vantato comunque di non aver letto un solo libro negli ultimi 20 anni come il Silvio da Arcore. Io Celentano non lo sopporto insomma -qui dove vivo, in Germania, viene tutt'ora molto ascoltato, apprezzato (strano vero?) e considerato un "pezzo d'Italia" e trovano strane le mie riserve. Eppure in questi tempi di voltagabbana bisogna dargli atto di essere sempre stato (anche se monotonamente) coerente, di non essere passato attraverso mode -si può fare anche questo per restare sulla cresta dell'onda, certo, ma allora le mode bisogna essere in grado di crearle (tipo, che so, Madonna/Ciccone) e non di corrergli addietro. Che oggi poi proprio l'Adriano-da-via-Glück venga "osannato" e "chiamato" a rappresentare una parte della lotta contro Berlusconi... beh, la dice tutta sul punto (e sulla miseria) cui si è giunti.
Quanto a Benigni: lo considero un grande, ma devo ricordarmi anche del Cioni... Oggi (posso dirlo?) mi annoia un poco, mi dà l'impressione di voler essere troppo di tutto (l'energia pura di cui parli Baldrus): trovo che la sua maschera abbia finito col sostituirsi al suo volto.

maline

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con maline, per la prima parte del suo post (perché a me la performance di Benigni è piaciuta): il vekkio è certamente cambiato, l'ha detto lui stesso, ricordando come, all'epoca dei "capelloni", uscì con una canzone "contro", reazionaria (e ha ammesso di avere sbagliato); però non dimentichiamo che, negli anni Settanta, in un momento storico in cui si rifletteva sull'aperturta dei rapporti di coppia, sull'amore ecc. venne fuori con "siamo la coppia più bella del mondo", e quando gli operai manifestavano, e prendevano randellate dalla Celere, con gli studenti, pensò di cantare "chi non lavora non fa l'amore". E' una pellaccia insomma, un uccellaccio di scorza dura, e mi ha rattristato la battuta triste su Zapatero. Ma lui è così, nel bene e nel male.

Anonimo ha detto...

Quello che non ho capito io è perché mai "lento" dovrebbe essere peggio di "rock". Io la vedrei al contrario, ma è questione di gusti...
Per quanto riguarda Celentano, proprio non lo sopporto. Spara le peggiori cazzate da bar con l'aria di un profeta e tutti accolgono queste cazzate come lampi di genio. Veramente incomprensibile.