mercoledì, ottobre 26, 2005

L’era degli Uomini Grigi

Un paio di anni fa Pietro Citati, in un lungo articolo, giudicava severamente la scuola moderna, in particolare il tempo prolungato, che, se da un lato permette ai genitori, oberati di impegni, di "parcheggiare" i figli, e inserisce nei programmi materie e attività più creative, dall’altro sottrae a questi ultimi una parte della loro adolescenza, o preadolescenza. Non c’è rispetto, scriveva, per i loro ritmi, per le esigenze di gioco, di nomadismo; ricordava come lui, da ragazzino, tornava da scuola e subito correva a giocare, andava a zonzo; oggi invece, una volta tornati a casa dopo una giornata di lavoro, devono chinarsi sui compiti. Devono stare al passo, tenere duro, perché la scuola non permette di restare indietro, si diventa di serie B, si soffre nei confronti degli amici, che nell’atmosfera competitiva combattono duramente per primeggiare. Non è più possibile prendersi il proprio tempo, è severamente vietato perdere tempo, perché il tempo è diventato prezioso, un bene ad altissima potenzialità di scambio.
Lessi quell’articolo con una sorta di dubbioso interesse, perché sapevo che, con l’attuale organizzazione della vita, per una famiglia il tempo prolungato può essere un’ancora di salvezza.
Oggi, che mia figlia è passata in prima media col tempo prolungato, sono dolorosamente d’accordo.
Dobbiamo incalzarla, talvolta sgridarla, perché alla fine delle lezioni, a 11 anni, ha voglia, ha il diritto di perdersi nei giochi, nei sogni. Invece no, "non c’è tempo!". Questa frase, che si ripete minacciosa, mi ricorda Momo, il bel cartone animato di Enzo D’Alò, il regista de La gabbianella e il gatto: gli Uomini Grigi sono i predatori del tempo degli esseri umani, li attaccano con tutti i mezzi, cercano di sottrarre loro questo bene prezioso. Tutti noi siamo Uomini Grigi ormai, anche se questo ruolo ci fa soffrire, perché col cuore siamo dalla parte dei ragazzini, ma non c’è alternativa: o si è ricchi, e furbi, come la Moratti, come Berlusconi, che mentre "riformano" la scuola pubblica mandano i loro figli dagli steineriani, o si è costretti ad adeguarsi, perché non c’è alternativa. Non c’è una via d’uscita. Se procedi con lentezza, se contesti - e non la Moratti, no, se contesti il sistema - sei fuori, perché il sistema non ti aspetta, non perdona. E se lotti per cambiare puoi cambiare dei dettagli, ma non l’essenza, perché il sistema non è di destra né di sinistra, è dentro di noi, è il modulo di autodifesa – o di autodistruzione - della società umana.
Mia figlia alla sera è spesso nervosa. Esce poco, vede raramente le amiche fuori dall’orario scolastico, deve correre, darsi da fare, perché c’è l’incubo di non farcela, e di andare a scuola, il mattino dopo, senza avere terminato i compiti. E noi siamo nervosi con lei. Io lo sono, e talvolta alzo la voce, e discutiamo e litighiamo. "E’ tardi" dice l’Uomo Grigio, "non perdere tempo!". L’altra sera scalciava, rispondeva male, c’è stato uno scambio di battute aspre. Io vagavo per la casa teso e angosciato, io, l’Uomo Grigio mio malgrado; così sono andato in camera da letto, ho indossato la tuta da ginnastica, sono salito sul materasso e l’ho chiamata. E’ arrivata con espressione abbastanza truce, ha detto "cosa c’è?". E io: "forza, vieni". Lei mi ha guardato, ha detto "cosa?" E io: "dai, salta su". Ha capito. E’ saltata sul letto e abbiamo subito iniziato una lotta furiosa. Gridava, mi assaliva, mi rompeva le costole coi ginocchi. Abbiamo lottato per una mezz’ora, e alla fine eravamo esausti e sudati, io con le ossa rotte e la schiena indolenzita. Ma la nostra espressione era mutata. Le nostre facce, prima indurite, corrucciate, erano distese. Poi lei mi ha chiesto: "eri nervoso prima?" E io: "sì". E lei: "anch’io". E io: "e adesso?" E lei: "non più. Sai una cosa?" ha soggiunto, "hai avuto proprio una grande idea". Mi sono sentito bene, meno grigio, e ho vagato per la casa gonfio come un galletto di euforia e di soddisfazione.
Lottate spesso coi vostri figli. La lotta è una pratica antichissima, serve per scaricare tensioni, ma anche rancori, che vengono sublimati, raffinati ed espulsi. La lotta è il miglior antitodo contro la depressione, il pessimismo e la paura. Lottate spesso con loro, fateli faticare, fateli sudare, e fateli vincere, perché non sono molte le occasioni di vittoria nella società degli Uomini Grigi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ANNI E ANNI DI FINTA BOXE CON MIO PAPA'MI HANNO INSEGNATO QUESTA LEZIONE....ADESSO SUL LETTONE INIZIO ANCHE CON IL PICCOLINO A MANGIARGLI LA FACCIA E A FARMELA MANGIARE MENTRE LA GRANDE MI ATTACCA DALLE RETROVIE!!!
FUNZIONA!!!!!!!!!!!!
PIERO