martedì, gennaio 31, 2006

Niente di antico sotto il sole

Il fotografo è un viaggiatore, un nomade: durante i suoi viaggi attraversa territori, li esplora, cerca di scoprirne i segreti. La mostra che è stata inaugurata venerdi 27 gennaio al Museo Morandi di Bologna ospita il viaggio di un grande fotografo in uno spazio estremamente piccolo e chiuso, lo studio del pittore Giorgio Morandi. Luigi Ghirri, nato a Scandiano (Reggio Emilia) e scomparso nel 1992 all’età di 49 anni, ha realizzato questa ricerca negli atelier di Morandi di Via Fondazza, a Bologna, e di Grizzana, nel 1989. Altri fotografi si sono avvicinati alla pittura e ai pittori, talvolta con una sorta di riverenza, come il fratello minore che guarda con una vena di soggezione il fratello maggiore. Alcuni hanno realizzato ritratti di artisti, producendo servizi memorabili, come Ugo Mulas; altri si sono avventurati nel percorso, irto di ostacoli, di fare della fotografia una forma di arte pittorica, come Mapplethorpe con le famose foto dei fiori. Luigi Ghirri non era un fotografo di personaggi, ma di luoghi, di spazi. Si è occupato a lungo di architettura, e di paesaggi, che ritraeva con un occhio raffinato, ironico. In questo lavoro i paesaggi sono gli angoli dello studio di un grande pittore, il cavalletto posto in un angolo, accanto alla finestra che lo inonda di luce; sono i muri schizzati di colore, particolari di porte, rotoli di tela o di carta, foto appese, vecchi libri di Leopardi e di Tagore; e gli oggetti cari a Morandi, le bottiglie, le oliere, le ciotole, le caraffe, i pestelli, i bicchieri, disposti sui tavoli dove il pittore li ritraeva di continuo, nel gioco di riproduzione degli oggetti negli stessi spazi limitati in una splendida, silenziosa meditazione. Ghirri li dispone secondo equilibri morandiani, e li ritrae con colori tenui, a luce naturale, con ombre morbide, ma non cade nella trappola della foto pittorica, dell’imitazione del quadro. Non li arabesca tra le due superfici piane divise dalla linea dell’orizzonte care a Morandi. Nell’immagine c’è sempre un’asimmetria dello sfondo, un oggetto di lavoro del pittore, un tubetto di colore schiacciato, un paio di pinze. Viaggia nel piccolo, sconfinato mondo del pittore, ma non rinuncia al suo ruolo di esploratore attento e sensibile. Gli oggetti, gli scarni arredi, illuminati da una luce discreta, oggetti polverosi e dimenticati, sono così liberati dalla prigione del tempo e dello spazio, e ogni foto potrebbe recare una didascalia, sempre la stessa: quella frase famosa di Ghirri, che un giorno scrisse ribaltando il motto dell’Ecclesiaste: niente di antico sotto il sole.

La mostra resterà attiva fino al 26 marzo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

non ci sono arti minori perche',credo, non ci sono arti superiori
Ci sono tante arti ognuna con la propria ...dignita' ognuna diversa e pari.
Grazie per averci fatto conoscere la possibilita' di andare a vedere e godere di questa arte