venerdì, giugno 22, 2007

Giù a picco

Ultima puntata ieri sera di Anno zero, prima della cosidettra “pausa” estiva, cioè il vuoto assoluto fatto di telefilm visti e rivisti, repliche di trasmissioni-trash, il tutto in una televisione pubblica per la quale paghiamo fior di canone. La puntata era sull’ambiente, i disastri, le rapine, l’apatia. Angosciante. Certo, Santoro di solito spinge, estremizza, enfatizza: però era impressionante il Po in secca col Lambro che fa confluire liquami immondi che poi finiscono in mare, scarichi prodotti da una metropoli, Milano, che pretende di insegnare la modernità e non ha uno straccio di depuratore. Poi la cascata delle chiacchiere, il volume denso del parlato: tutti discorsi giusti, condivisibili: faceva impressione Rutelli con la sua tecnica raffinata di neodemocristiano: dare ragione all’intervistatore, riconoscere l’entità del disastro, l’assurdità di un’inedia politica che tutto fa marcire: poi l’incalzare del positivismo dei “piccoli passi”: insomma, la situazione è drammatica, però facciamo, proviamo, ci diamo da fare. Una tecnica dialettica collaudata che conquista la complicità dei telespettatori, che dicono “ehi, come parla bene, ha ragione”; poi però arrivava Dario Fo che, fuori dagli schemi, diceva accidenti è da quando ero piccolo che sento parlare di “situazione insostenibile” per gli scavi, le trivellazioni, e siamo ancora qua; poi arrivava Sgarbi abbaiante, che usava parole come “inculati” e via discorrendo; e Marco Travaglio, con la sua sferza, lucido, tagliente; l’unico che diceva cose concrete era il figlio di Dario Fo, Jacopo, che ha raccontato di un gruppo di acquisto per i pannelli fotovoltaici; eppure... eppure erano chiacchiere, parole liberate, retorica. Intanto le parole di Dario Fo - parole, parole nel coro - si abbattevano come una scure sul cicaleccio: è da una vita che si dicono sempre le stesse cose, che non si può andare avanti, eppure si va avanti, si affonda, e si sprofonda.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

è proprio vero, le parole contano meno del silenzio!
l'impatto sta nelle immagini,
forse...

ciao
Chapuce

Anonimo ha detto...

E' vero che si parla quasi sempre a sproposito e che le immagini sono sempre così loquaci... Altrettanto vero sarebbe se qualcuno affermasse l'esatto contrario. Non credi? Le parole sono fatte di immagini e le immagini sono fatte di parole. Del resto anche quello che noi chiamiamo giorno è in realtà fatto per metà di notte, così come un buon cinquanta per cento della notte è composta di puro giorno. Ma cosa vorrà mai dire questo qui? Niente, non sto dicendo proprio niente. Non ho niente da dire e lo sto dicendo. Sto facendo poesia, suppongo. Attività miseranda proprio come il parlare e il guardare e il tacere e il chiudere gli occhi.
Anch'io ho visto quella trasmissione. Anch'io schiumavo di rabbia davanti al Po in secca che si mischiava con i liquami del Lambro. Anch'io ho ascoltato Jacopo e mi sono detto che le parole hanno effettivamente ancora un peso e un senso. Anch'io ho ascoltato Sgarbi e ho pensato esattamente il contrario. Anch'io ho ascoltato Dario e confesso di aver apprezzato molto il suo fuori tema a proposito del Giullare di Dio che spiace tanto al sommo pontefice...
Ma torniamo al Po. Sai qual'è la cosa più assurda e insensata che porta in spiaggia? I cotton fioc. Di cosa vuoi mai che parliamo quando non riusciamo a tacere?

Anonimo ha detto...

cosa possiamo fare per evitare questo?
è la domanda più naturale che mi viene, la più banale forse, la più sensata, credo....
che tristezza guardare il fiume e non vedere più l'acqua, ma i nostri detriti.

ciao
Chapuce

Anonimo ha detto...

Cosa possiamo fare non so. Fino a ieri era un problema della sinistra. Adesso mi pare che la cosa stia passando nelle mani della destra. Ci sarà un bel transito di voti da una parte all'altra. E poi basta. Cos'altro mai dovrebbe succedere? Sto parlando dell'Europa, del Mondo, e magari anche della nostra Bella Italia. Niente da fare per oggi, niente da fare per domani, ma per dopodomani, dai retta a me, qualcosa sicuramente si farà. Quando la tragedia sarà quasi completa, quando non ci sarà più niente da rimandare, il problema verrà brillantemente risolto. Ma da chi? E come? Io penso che allora il mondo intero sarà finalmente diventato una specie di piccolo ed insignificante borgo italico. Saremo noi dello stivale a salvare baracca e burattini. Chi altri, se no? Come si fa a non essere ottimisti? Eh, dimmelo tu come si fa a non esserlo almeno un po'? Senza contare che poi, ci puoi scommettere, ci avremo pure il nostro bel tornaconto... Personale? Collettivo? Su questo si costituirà una commissione bipartisan.

Anonimo ha detto...

Quante domande, Lorpat!
rimpiango i vecchi tempi, le sorgenti!

buon pomeriggio
e un sorriso!
chapuce