sabato, settembre 17, 2005

L’uccello rapace della coazione a ripetere

Due vicende, che occupano grande spazio sui media, sono a mio avviso estremamente deteriori, negative o addirittura distruttive per l’immaginario popolare.
La prima è il ritrovamento del cadavere di una ragazza scomparsa tre anni fa, in fondo a un lago. Il ritrovamento, afferma perentoriamente il principe dei media, la TV, è avvenuto grazie a una “sensitiva”. Ora anche la madre di una bimba scomparsa nel nulla, rapita, pare, dagli zingari, ha deciso di rivolgersi alla “medium”. Scorrono le immagini sul video della “sensitiva”, la immagino seduta a un tavolo che sparge i tarocchi, che regge in mano il pendolino, mentre di fronte a lei una pensionata aspetta con aria ansiosa. Ora io non mi sento di affermare che non possano esistere persone dotate di sensibilità particolari, in grado di sentire voci o presenze a noi ignote, di avere presagi, e nemmeno posso affermare il contrario. Chi sono io per avere questa sicumera? Però questa operazione giornalistica, enfatica, acritica, spazza via di colpo una campagna educativa contro i santoni, i maghi, le fattucchiere, i Do Nascimiento vari che spolpano vivi i poveracci, i disperati, gli ingenui. Si prevede un ritorno massiccio verso questi personaggi, che sono allegramente, totalmente sdoganati. Milioni di euro freschi freschi entreranno nelle loro capaci tasche, grazie alla TV, che ormai non ha più limiti nella caduta a picco del proprio target culturale.
L’altra vicenda è costituita dalle foto di Kate Moss che sniffa cocaina. C’è una identificazione molto subdola da parte degli adolescenti verso questi personaggi alla moda, che simboleggiano il successo, i soldi, la bellezza, ma hanno anche un lato oscuro, decadente, autodistruttivo, che si aggancia in maniera sottile e maligna agli istinti autodistruttivi dell’adolescenza. Le Kate Moss, le Asia Argento, non sono delle artiste, delle grandi attrici, dei personaggi con un vero spessore psicologico; in passato vi sono stati altre icone che portavano con sé aure autodistruttive, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain; ma lo loro arte ne riscattava l’infelicità profonda, la fragilità, il fascino della dissoluzione; il “messaggio” artistico, la loro forza creativa era più potente delle radiazioni della non-vita. Le Kate Moss non esprimono nulla di tutto questo: sembrano in prestito in un mondo duro e spietato, al quale reagiscono col compiacimento della disperazione, della malattia: insultano il mondo con la loro bellezza, il loro dolore, la solitudine che si sprigiona da quelle foto sgranate, coi capelli biondi sulla faccia, la minigonna, la moda, le rockstar, la coca, il nulla, il Nulla senza riscatto che abbraccia l’Adolescenza con le sue ali nere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sto tante ore al giorno fra gli adolescenti, ragazzini e ragazzine fra i 12 e i 14 anni. Li vedo cambiare, mutare il viso paffutello in espressioni adulte che non dovrebbero appartenere a nessuno di loro. A volte alcuni di loro si perdono in strade che noi pensiamo di non avere loro insegnato; la droga, il fumo, la...strada, la violenza, l'alcol.
E' certo che quelle foto sono ...come dire,cattive; all'inizio appena entrata nella scuola mi chiedevo se era giusto parlare di droga ai ragazzi, temevo l'effetto contrario...poi hocapito, col tempo, diventando mamma, che dovevo parlare fare vedere ma dare ai miei ragazzi gli strumenti per difendersi e sopratutto per capire e scegliere. Mi ha fatto male sentire alla tv la notizia dettagiatissima di come ci si puo' sballare a 14 anni e morire, sniffando gas degli accendini mescolato a non so quali altri sostanze reperibili tranquillamente ovunque.. La precisione con cui hanno descritto come si fa mi ha fatto dire, ma che sei scema, domani quanti altri 14enni moriranno...poi ho guardato i miei due figli adolescenti che hanno capito la domanda dentro i miei occhi, mamma, non preoccuparti, so cosa fare e cosa no.
Forse non lo sa davvero ancora ma mi sono detta che parlare e' la cosa piu' giusta, sempre.
llora e' vero quelle foto fanno male a noi, a loro, ma usiamole per fare loro capire dove sta il male...
ciao.

Anonimo ha detto...

"A bad news is a good news" -gli americani lo sanno da tempo. E una news è una news, qualche cosa da vendere: come e a chi non importa.
Ecco allora le notizie di cui parli: tra imbecillità e "valori" che tanto più si affermano quanto più si vogliono (vogliono?) negare. Kate Moss si droga? Chi in quel mondo non lo fa (sì, sì c'è anche chi è pulito, così come c'è chi non si fa ma solo vende)? Ma poi, mi dico, è importante saperlo? Chi è Kate Moss da occupare la prima pagine di un giornale (fosse anche un giornalaccio)? Lo scandalo (sic) non è Kate Moss che si droga, è Kate Moss in prima pagina -dovesse anche non sniffare, ma avere un figlio, sposarsi, pubblicare un libro di ricette della cucina bantu... Chi sono questi personaggi? Facce senza faccia in fondo; esseri costruiti e pubblicizzati ad uso e consumo di un pubblico che deve solo consumare (che cosa -è lo stesso) e con un consumo identificarsi: la pubblicità è pur sempre il commercio dell'anima (per chi crede esista un'anima).
L'altro episodio che citi, della notizia della medium, è l'ennesima madonna pellegrina, l'eterno "soprannaturale" che stimola da sempre menti semplici (non sono i "poveri di spirito" coloro cui è aperto il regno dei cilei?). I giornalisti (purtroppo, chi si confronta con questa categoria sa quanto pochi siano ormai quelli in gamba) non sono che giornalai ormai: non devono scrivere (scrivere è un'arte difficile, non è il mettere in fila lettere, fonemi, costrutti sintattici e grammaticali), devono vendere -qualsiasi cosa: la notizia non è che una confezione che deve attrarre. E gli eventuali danni, i "collateral damages"?
Le responsabilità ormai, in questo paese, non se le prende più nessuno. E cultura è una bestemmia.
Bad, good... a news is a news.

maline