lunedì, maggio 08, 2006


Basso profilo

Oggi, nel tardo pomeriggio, ho acceso la tv e ho guardato un programma sui servizi parlamentari (era in atto la prima votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica), condotto dalla mitica Anna La Rosa. Sono note le polemiche che seguono questa giornalista, per le sue evidenti simpatie verso la destra, una certa faziosità e superficialità delle sue conduzioni. A me ha colpito soprattutto la sua insicurezza, e l’incapacità quasi assoluta di districarsi tra la folla di deputati che si affannava a intervistare. Aveva elaborato una domanda, che riguardava la scelta di D’Alema di ritirarsi dalla competizione a favore di Napolitano: “non sarà una mossa tattica per tornare in pista con una forza contrattuale ancora maggiore?” che ha rivolto a tutti, con una ossessione che sembrava demenziale, a Paolo Miei, a due deputati della destra, a Pecoraro Scanio, a Fassino con particolare insistenza, tanto che il segretario DS ha dovuto dire “basta, non la seguo”; in realtà era una risorsa, l’unica, che usava per mascherare la sua quasi totale atonia. Era priva di argomenti, di dialettica, di prontezza, era come balbuziente. Continuava a rivolgersi a Paolo Mieli, che era collegato dal Corriere, per fargli intervistare i politici (e Mieli, da quel gran professionista navigato che è, le toglieva le castagne dal fuoco), e quando il direttore ha detto, per due volte, che doveva lasciarla perché aveva il giornale da chiudere, lo pregava con voce strozzata di restare ancora un poco, di rivolgere qualche altra domanda; e quando proprio non c’è stato più nulla da fare gli ha gridato con disperazione: “ma domani, Paolo, do-ma-ni sarai ancora collegato con noi, ve-e-ro?”. C’era ansia, e terrore nella sua voce, perché lo stava supplicando di non lasciarla sola, in quella fossa di leoni.
Ora, a sua discolpa c’è da dire che non è facile navigare in quel mare di onorevole chiacchieroni, perché sono delle macchine, uno spinge un pulsante e iniziano a snocciolare le loro litanie retoriche, ed è quasi impossibile strappare loro un discorso, una parola non retorica (non ci riusciva neanche Paolo Mieli); ma insomma, questo è il viaggio; e se da un lato ho provato una sorta di tenerezza, di compassione, dall’altro mi sono chiesto come sia possibile che un programma hard come quello parlamentare sia lasciato in mano una giornalista di un tale spessore.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bello il disegnino.

Meno bella quella là.