venerdì, marzo 25, 2011

Ma chi sono? Cosa sono?

Fossero almeno di destra. Avremmo di fronte un avversario – un nemico con un progetto – un progetto da combattere – il mondo diviso tra ricchi e poveri e i ricchi devono comandare come classe, essere i padroni e i poveri nutrirli e lavorare per loro – un programma con dei diritti e dei doveri nonostante tutto; invece il dramma, il vero, autentico dramma italiano, è che non sono nulla di definibile, non sono né di destra né di centro né di sinistra, non sono credenti né atei, non hanno nessuna idea né progetto, a parte l’unico, il solo per il quale lavorano: restare al potere per accumulare ricchezza e privilegi, e cavalcare tutte le onde, dire oggi una cosa e domani il suo contrario, baciare le mani a papi e dittatori per poi bombardarli il giorno dopo per poi negare i bombardamenti, tanto la maggioranza della popolazione non sa, non capisce perché i sondaggisti gli hanno detto che l’unico medium che le fornisce informazioni è la televisione, e loro, che grazie all’incredibile immobilismo dei governi di centrosinistra la controllano quasi completamente, non temono di cadere nel ridicolo o nel patetico (definizioni a loro del tutto ignote).

venerdì, marzo 18, 2011

In finale

La città nera è entrato nella terna finalista del Premio Franco Fedeli, considerato uno dei più prestigiosi - se non il più prestigioso - premio italiano di letteratura gialla e noir. La cosa mi onora soprattutto per un motivo: il narratore di questo romanzo è un sergente della polizia di Roma, nel 2106. Cerca di compiere il suo dovere in una città devastata dalla corruzione e dal malaffare, con scarsi mezzi a disposizione, sottoposto a un potere dispotico e folle a cui non importa nulla dell'ordine pubblico. Il sergente Antonio Draghi è un uomo d'altri tempi, un uomo e un poliziotto di cui ci si può fidare. Mi onora che sia stato valorizzato proprio da una giuria e da selezionatori appartenenti alla Polizia di Stato.

lunedì, marzo 07, 2011

Solo un'eccezione



Di questo gruppo, Paramore, non so nulla, salvo che vengono definiti “punk-emo-pop”; non è certo colpa mia. Poi leggo che hanno partecipato alla colonna sonora di Twilight. Non ho colpa neanche di questo. Però di questo video, che ho sentito per caso in una radio, mi piace la melodia, il romanticismo. Un vecchio amico lupo della steppa quando l’ha saputo ha detto che sono diventato “criptico” con un video “adolescenziale”. Può essere. Però come posso riscattarmi dal fatto che mi piacciono le parole, l’incontro col padre, la fiducia nell’amore nonostante tutto, il viaggio attraverso le stanze - e quando la cantante si alza da tavola, nel ristorante, mentre i ragazzi cambiano continuamente di fronte a lei, si è mai vista tanta grazia femminile?

venerdì, febbraio 25, 2011

E' accaduto

Alla fine è accaduto: ho firmato un piccolo romanzo col mio nome di alter ego. Varie volte ho tentato, ma sempre ha prevalso il nome del padre, del creatore. Invece è giusto rispettare l'autonomia dell'alter ego. Dice quello che il creatore preferisce tacere. L'alter ego è un combattente, o un traghettatore.

Missione Speciale è un noir duro e puro, con implicazioni psicologiche importanti, almeno per chi l'ha scritto, cioè io. Mi ha causato un senso di disagio, a tratti di angoscia, come se avessi trasportato sulla carta pensieri, immagini, e soprattutto identificazioni che di solito preferisco tacere, o ignorare. Invece sono uscite, spavalde e sincere, e ora sono fissate sulla carta. Non è uno splatter, né un horror. Non viene versato sangue, a parte una goccia, una sola. Ma è l'identificazione con qualche personaggio (quale? Forse più di uno) a farne, per me, un nero.

venerdì, aprile 30, 2010

La lunga attesa di Cachi

Questo racconto di Mauro Baldrati è compreso nell'antologia Il Magazzino delle alghe

Cachiti Sandro detto Cachi, 51 anni portati malissimo, osservava la planimetria della città che si avvicinava, si inclinava sotto di lui. Gli era capitato un posto in coda, lontano dall’ala, per cui poteva contemplare il panorama.
Non che gl’importasse, in realtà. Aveva mal di testa, e una sete atroce. Aveva anche fame, ma questo non costituiva un problema. Era abituato ai lunghi periodi senza cibo, durante i viaggi sugli autobus indiani che duravano giorni, o sui treni stipati di persone e di animali. Il suo fisico lo testimoniava: magro, di una magrezza quasi anoressica, le guance scavate, gli zigomi sporgenti. Aveva passato giorni interi senza mangiare, e anche nei periodi “normali”, quando oziava nella sua casa di Goa, mangiava poco: un po’ di riso con pesce, e frutta. Ma la sete era orribile, impossibile sopportarla. Eppure doveva farcela, perché gli era assolutamente proibito introdurre qualcosa, qualsiasi cosa, solida o liquida, nello stomaco. Non poteva rischiare un conato di vomito, sarebbe stata la fine. Era già accaduto ad altri, era risaputo. I boli formavano una barriera compatta e impenetrabile, il liquido ristagnava nello stomaco finché l’organismo decideva di espellerlo, con tutto il resto. No, doveva resistere ancora qualche ora. Il vecchio charter della Ghana Airlines stava per atterrare, e una volta sbrigate le formalità doganali sarebbe andato alla stazione dei treni, dove, finalmente, avrebbe potuto liberarsi.

venerdì, dicembre 28, 2007

Jimi Hendrix, Libero (Stone Free) - 1967
Ogni giorno della settimana
Sono in una città penosa
Se ci sto troppo a lungo
La gente cerca di buttarmi giù
Parlano di me come di una bambola
Parlano dei vestiti che indosso
Ma non si rendono conto
Di essere loro gli ottusi.

Ecco perché
Non potete tenermi al laccio
Non voglio essere controllato
Devo andare avanti
Oh!

Ho detto libero
Di fare ciò che mi pare
Libero
Di cavalcare la brezza
Libero
Non posso rimanere
Devo devo devo andare via
Adesso
Sì!

(Va bene, senti questo piccola)

Una donna qui, una donna là
Cercano di tenermi in una gabbia di plastica
Ma non si rendono conto
Che è così facile fuggire
Oh, ma qualche volta io sento...uh...
Sento il mio cuore battere all’impazzata
Ed è quando debbo muovermi
Prima che mi prendano
Ehi, ecco perché

(Ascoltami piccola!)
Non puoi tenermi al laccio
Non voglio essere legato
Devo essere libero

Oh, ho detto libero
Di fare ciò che mi pare
Libero
Di cavalcare la brezza
Libero
Non posso rimanere
Devo devo devo andare via
Sì! Oh!

(Lasciami andare piccola!)

Sì! Oh! Va bene!

Oh sì, ho detto libero
Di cavalcare la brezza
Libero
Di fare ciò che mi pare
Libero
Ma non posso rimanere
Libero
Devo devo devo andare via
Libero
Mene vado proprio ora piccola
Non provare a trattenermi
Me ne andrò per l’autostrada
Sì!
Libero
Adesso me ne vado
Addio piccola
Oh!

giovedì, dicembre 27, 2007

giovedì, dicembre 06, 2007

Red thing

Questo è il logo della nuova formazione della sinistra, che comprende Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi e i fuorisciti di sinistra dell'ex DS. Durante la trasmissione radiofonica Caterpillar Oliviero Toscani è inorridito per questa grafica, che trova rozza, scontata. Io invece più la guardo, più mi ci affeziono. E' semplice, un po' naif, con poche pretese, non artificiosa. Secondo me funziona.

martedì, dicembre 04, 2007


Un centinaio di modi per vivere senza lavorare
di Tuli Kupferberg

(New York, 1967)

Muori
Qualcun altro muoia
Trova un milione di dollari nella tazza di un cesso
Sei l’unico che osa pescarlo fuori
Mendica e smetti dopo 1 $ al giorno
Ruba
Entra negli affari
Sposa un ricco omosessuale
Sposa un ricco asessuale
Sposa soldi
Divorzia da qualcuno
Fà del cinema
Dormi al cinema
Ruba pane ai piccioni
Ruba piccioni
Vestiti come un piccione e poi fatti anche
Nutrire
WPA
CCC
TVA
BVD
CHEKA
FBI
GPU
GESTAPO
Dipartimento di Polizia di new York
Esercito
Marina
Marines
Donne soldato
Donne marinaio
Pulci
Vivi in un lago
Stallone
Sii una padrona o un padrone
Diventa psicotico o
Diventa uno psichiatra
Fuma lunghe cicche
Mangia alle Halles
Mangia al Covent Garden
Mangia da Henry Miller
Usa gli scontrini
Compera pane vecchio di un giorno il giorno prima
E vendilo per pane molto fresco vecchio di un giorno
Cioè sopra il valore nominale
Mangia le ciambelle attorno ai buchi
Diventa Re
Fatti eleggere Re
Traffica armi per gli Americani
Vendi piani di Pearl Harbur ai Giapponesi
Inventa la polvere da sparo
Stampa la Bibbia di gutemberg
Stampa banconote
Ruba soldi
Abbi soldi
Barcamenati senza soldi
Mangia merda
Mangia un giorno sì e uno no
Non giocare d’azzardo
Gioca d’azzardo
Vinci alla lotteria
Vinci a poker
Vinci al casinò
Cadi dalla finestra e incassa l’assicurazione
Cadi davanti alla metropolitana e incassa l’assicurazione
Cadi davanti a un taxi e incassa l’assicurazione
Incassa
Sii un gangster
Sii un poliziotto
Sii un primo ministro
Scommetti sul cavallo vincente
Abbi un padre ricco
Abbi una madre ricca
Abbi un cugino ricco
Prenditi un mal di schiena psicosomatico
Prenditi un mal di stomaco psicosomatico
Recensisci libri
Ruba libri
Scrivi libri
Stampa libri
Sii un ciclone
Sii una locomotiva
Sii un affamato artista
Sii una fata
Fatti i tuoi vestiti
Cucina da te
Accetta inquilini

Etc etc etc

lunedì, novembre 26, 2007

Perché preoccuparsi?
O il problema ha una soluzione, ed è inutile preoccuparsi
oppure il problema non ha una soluzione
allora è inutile preoccuparsi.
Aristotele

lunedì, novembre 19, 2007

La Terza Madre
Sull’ultimo capitolo delle tre madri (dopo Inferno e Suspiria), segnalo un pezzo su Carmilla.

Lettera aperta al Ministro della Salute On.le Livia Turco.

(questa lettera è apparsa qui)

Sono un malato di SLA (sclerosi laterale amiotrofica o malattia dei motoneuroni), mi chiamo Sante Bernardi, ho sessantasei anni e vivo a Roma.
Com’è noto, è una malattia incurabile, con progressive e definitive paralisi degli arti superiori ed inferiori, fino a paralizzarli, per poi attaccare i polmoni; oltre ad una serie di difficoltà obiettive, legate alla sempre inamovibilità degli arti.
Ho presentato un ricorso, ex art. 700, alla Magistratura del Lavoro, in data 7 luglio 2007, per ottenere anch’io, come altri malati di SLA l’erogazione, ad uso compassionevole, di una proteina americana ( rh IGF1- rh IGF1 BP3) che, quanto meno, ritarda gli effetti tragici della malattia.
Ho ottenuto la pronuncia favorevole con un ordinanza, in data 31 agosto 2007 che, trasmessa alla mia ASL Roma D, avrebbe dovuto comportare anche per me l’agognata fornitura. Ma alcuni zelanti funzionari del suo Ministero hanno interposto appello all’ordinanza favorevole emessa precedentemente, appello svoltosi nell’udienza del 19 ottobre 2007 con sentenza della Magistratura del Lavoro che lo ha accolto, con conseguenze sul mio precario stato d’animo disastrose.
I giudici che hanno esaminato il ricorso si sono rifatti ad una pronuncia dell’AIFA suggerita dal Ministero della Salute che sostiene che il preparato non è commercializzato neanche negli Stati Uniti, Paese d’origine dove viene prodotto, e di fatto ne ha impedito l’uso.
Mi consenta il termine, ma e’ una grossa ignominia nei confronti di un malato di SLA che riponeva, giova ridirlo, le sue ultime speranze nell’acquisizione della proteina americana che paradossalmente è stata invece erogata ad altri malati in Italia che prima di me ne hanno usufruito con enormi vantaggi (i precedenti possono essere rilevati dal ricorso prodotto in prima istanza). In più l’errore proviene dalla mancata disposizione impartita alla ASL di RomaD da parte degli Organi Competenti in tempi brevi (quelli della prima sentenza). Tempi che allungandosi (ben due mesi) hanno provocato il ricorso in appello da parte dei suoi zelanti funzionari. Mi spieghi Lei perché mi devo ritrovare in una condizione così assurda?
Da una parte ho un’ordinanza che se fosse stata esperita nei tempi dovuti ossia prima del ricorso presentato dai suoi funzionari sarebbe già operativa e non sarei qui a raccontarLe la mia disgrazia, dall’altra c’è in gioco la mia vita che per via di un ricorso rigettato è appesa ad un filo. Aggiungo inoltre che è la prima volta che si verifica in appello che dopo un’ordinanza favorevole, come nel mio caso, ci sia il rigetto della pronuncia precedente.
La pregherei di intervenire tempestivamente e provvedere a districare questa subdola matassa e riesaminare al più presto i tempi in cui si sono svolti i fatti senza generalizzare più di tanto, poiché ciò che accomuna noi malati di SLA è l’essere destinati a fare una fine orrenda.
Tenga presente, per quanto Le è possibile, che ognuno di noi si trascina una propria storia, sulla quale non è giusto fare di ogni erba un fascio.
La ringrazio per quello che farà per me. Vorrei firmare di mio pugno ma non posso farlo e a mio nome firmerà mia moglie.
Sante Bernardi
Via Corinna,20
00125 Roma
cell.: 3468563251
tel: 06\52358254

mercoledì, novembre 14, 2007


Per cosa si uccide di Gianni Biondillo

di Ezio Tarantino con “controcanto critico” di Gianni Biondillo

Ma insomma, Per cosa si uccide di Gianni Biondillo è un romanzo di genere, oppure no?
Io direi di sì, che lo è. Di quale genere? All’ingrosso: è un poliziesco all’americana; ancora meglio: un poliziesco alla milanese – Carlo Manzoni, qualcuno l’ha letto? spassosissimo.
Per cosa si uccide fa sue alcune caratteristiche che mi paiono imprescindibili perché un romanzo possa definirsi di genere.

Continua a leggere su La Poesia e lo Spirito

sabato, novembre 10, 2007

Mattina Mattina
di Tuli Kupferberg

Mattino mattino
Mi sento così solo al mattino
Mattino mattino
Il mattino mi porta dolore

Luce del sole luce del sole
La luce del sole mi ride in faccia
E lo splendore che cresce
Mi mette al mio posto marcio

Sera sera
Mi sento così solo la sera
Sera sera
La sera mi porta dolore

Chiaro di luna chiaro di luna
Il chiaro di luna droga con grazia le colline
E il segreto del chiarore
Cerca di rompere la mia semplice faccia
Notte notte
Uccide il sangue sulla mia guancia
Notte notte
Non mi porta sollievo

Luce di stelle luce di stelle
Mi sento così innamorato nella luce di stelle
Luce di stelle luce di stelle
Amore baciami mentre piango

mercoledì, novembre 07, 2007


Un padre e la libertà

(stamattina, mentre bevevò un caffè, ho letto in un bar quest'articolo dell'attore Ivano Marescotti su Il Bologna, un giornale locale della mia città)

Nell’estate del 1928 mio padre Amleto aveva 18 anni, un ragazzino. Un giorno, falce in mano, con altri braccianti agricoli, stava mietendo in un campo di grano fischiettando un motivetto che aveva ascoltato in giro: “L’Internazionale”. Ma le orecchie delle spie fasciste erano in ascolto e così fu denunciato per propaganda comunista. Il Tribunale Speciale decretò: “Chi fischia l’Internazionale è comunista! Condannato al confino per 5 anni”. Nel ’35 mio nonno entrò nel cortile di casa in bicicletta portando sul manubrio un sacchetto con qualche chilo di farina. Mio padre gli chiese: “e questa da dove viene?” – “E’ il pacco del Duce” rispose il nonno. Era la generosità fascista. “Porta indietro ‘sta roba e dì loro che non abbiamo bisogno della loro carità, ma di lavoro!” Mio nonno così fece e il giorno dopo mio padre fu arrestato di nuovo e si beccò altri 8 anni di “vacanza” sulle isole, più un anno di galera per attività sovversiva comunista. Nel ’43 Amleto imbracciò il fucile per combattere il nazifascismo nelle formazioni partigiane guidate dal grande Bulow. Una generazione senza giovinezza per offrire la libertà alla nostra. Mio padre è morto a 83 anni sottraendosi alla vigliaccheria dei politici di oggi. Tal Luca Volontè alto dirigente dell’Udc, ha proposta “una legge di riforma costituzionale per inserire il divieto di apologia del comunismo insieme al reato già previsto per il fascismo”. Costui, dunque, se fosse vissuto durante il fascismo, piuttosto che combatterlo insieme ai comunisti sarebbe stato rintanato in casa ad aspettare che mio padre gli permettesse di riacquistare quella libertà che ora usa per insultarlo. E oggi, coraggiosamente, vuole finalmente “stanare i comunisti uno per uno” (sic) e fargliela pagare. Quest’uomo, da compatire, mi getta nello sconforto, e così devo ricorrere a un dirigente democristiano per trovare un minimo di consolazione. Dice Rotondi, che ringrazio: “Il comunismo italiano non ci ha negato la libertà, ma ce l’ha portata col sangue dei partigiani”. La Costituzione italiana, infatti, porta due firme. Una è quella del democristiano De Gasperi, l’altra è quella di Terracini, incarcerato dai fascisti per 17 anni, comunista. Ce n’è un’altra lì accanto, quella di Amleto. Anche se non si vede. Scusaci babbo, se puoi.

mercoledì, ottobre 31, 2007

Cravatte
Sulle recenti vicende politiche che, ancora una volta, (s)qualificano il nostro paese, segnalo un articolo su primo amore.

martedì, ottobre 16, 2007


Il testo che segue, pubblicato quasi cinquant’anni fa, rappresenta un commento visionario al tripudio di sangue, omicidi seriali, voyeurismo necro che infesta i TG delle nostre televisioni, pubbliche e private.

... che cos’è che vogliono populo e l’élite? Il Circo!... esecuzioni sgocciolanti!... rantoli veri, torture, trippa riempilarena!... mica più mezzecalze di seta, false tette, sospiri e mustacchi, Romei, Camelie, Cornuti... no!... una Stalingrado!... carrettate di teste mozze!... eroi col cazzo in bocca!... tornarsene a casa dai gran festival con una carriola piena d’occhi... mica più programmi taglio in oro! Roba seria, sanguinolenta... basta coi trucchi pancrazi “ripetuti”, niente!... il Circo farà chiudere tutti i teatri... farà furore la moda dimenticata... gli anni trecento prima di Gesù! l’abito da sera è di rigore? Ma no! no! “la vivisezione dei feriti”... ecco, tant’arte, secoli di sedicenti capolavori per niente! bufale! crimini!

Louis-Ferdinand Céline, Nord.

martedì, ottobre 09, 2007


René Char, un secolo di poesia
a cura di Loris Pattuelli

L’anno che tra un paio di mesi ci lasceremo alle spalle avrebbe dovuto celebrare anche il primo centenario di René Char..
Qui da noi se ne sono accorti in pochi, in Francia si sono sforzati un po’ di più, ma neanche poi tanto a giudicare da quello che si è visto in giro.
Per quanto riguarda il nostro paese, bisogna invece dire che questo anniversario a qualcosa è servito: Einaudi ha finalmente ristampato Fogli d’Ipnos, mentre per Ritorno Sopramonte pare che Mondadori stia per fare altrettanto.
Fogli d’Ipnos è il più originale e prezioso diario poetico della Resistenza che sia mai stato scritto, Ritorno Sopramonte è una straordinaria raccolta di testi degli anni sessanta e settanta.

Ecco alcuni frammenti da Fogli d’Ipnos e poi Annullarsi del pioppo da Ritorno Sopramonte, con un commento di Jean Starobinski.

da Fogli d’Ipnos
42
Tra i due spari che decisero la sua sorte, ebbe il tempo di chiamare una mosca: “signora”.

62
La nostra eredità non è preceduta da alcun testamento.

63
Ci si batte bene solo per le cause modellate con le proprie mani e in cui identificandosi si brucia.

73
A dar retta al sottosuolo dell’erba dove una coppia di grilli cantava stanotte, la vita prenatale doveva essere ben dolce.

81
L’assenso illumina il volto. Il rifiuto gli dona bellezza.

86
I raccolti più puri sono seminati in un suolo che non esiste. Eliminano la gratitudine e sono in debito solo con la primavera.

120
Voi accostate alla lampada un fiammifero e quel che s’accende non rischiara. Lontano, molto lontano da voi, il cerchio illumina.

129
Siamo come quei rospi che nell’austera notte delle paludi si chiamano e non si vedono, piegando al loro grido d’amore tutta la fatalità dell’universo.

131
A tutti i pasti consumati assieme, invitiamo la libertà. Il posto rimane vuoto ma il piatto resta in tavola.

156
Accumula, poi distribuisci. Sii la parte più densa dello specchio dell’universo, la più utile e la meno appariscente.

161
Mantieni di fronte agli altri quel che hai promesso a te solo. Questo il tuo contratto.

165
Il frutto è cieco. Chi vede è l’albero.

169
La lucidità è la ferita più prossima al sole.

187
L’azione che ha un senso per i vivi ha valore solo per i morti e compimento solo nelle coscienze che ne sono eredi e l’interrogano.

197
Partecipa allo slancio. Non al festino, suo epilogo.

201
La strada del segreto danza nella calura.

203
Ho vissuto oggi l’attimo della potenza e invulnerabilità assoluta. Ero un alveare migrante verso le fonti dell’alto con tutto il suo miele e le sue api.

211
I giustizieri dileguano. Ecco i cupidi volgere le spalle alle brughiere ariose.

227
L’uomo è in grado di fare ciò che non è in grado di immaginare. Il suo capo solca la galassia dell’assurdo.

237
Nelle nostre tenebre non c’è un posto per la bellezza. Tutto il posto è per la bellezza.

da Ritorno Sopramonte

Così, in un testo recente, l’annullarsi del pioppo dirà l’annullarsi stesso del poeta: mirabile modo di ripetere che “ in poesia si abita solo nel luogo che si lascia, si crea solo l’opera da cui ci si stacca, si attinge alla durata solo con la distribuzione del tempo”. Rileggiamo Effacement du peuplier, questo testo così laconico e così spazioso, in cui oltre ai quattro elementi, compaiono la verità e l’inganno, la violenza e la tenerezza, la natura e l’uomo uniti:

Spoglia i boschi l’uragano.
Io sopisco la folgore dagli occhi teneri.
Lasciate il gran vento in cui tremo
unirsi alla terra in cui cresco.

Affila la mia guardia il suo respiro.
Il cavo dell’inganno com’è torbido
della sorgente dai fondi imbrattati.

Una chiave sarà mia dimora,
finta di un fuoco che il cuore accerta;
e l’aria che la tenne nella sua morsa.

L’uragano è libertà scatenata, col flusso inesauribile del vento e il fuoco della folgore. Ma l’albero che sopporta, nella sua crescita ostinata, sopisce la folgore: che è chiamata “la folgore dagli occhi teneri”, la dolcezza si mescola alla violenza. Se ascoltiamo l’ingiunzione dell’albero, la furia mobile dell’uragano s’unirà alla terra immobile. L’albero appartiene nel medesimo tempo all’aria e alla terra. Il conflitto degli elementi gli infligge la passione, ma esso è simultaneamente il conciliatore. Sta ritto, ancorato al suolo stabile, ma trema in balia dell’uragano. Il suo fremito è indizio della duplice appartenenza. Perché tremare è un movimento statico, in cui si esprime insieme l’ubbidienza alla terra e quella al vento. Così il pioppo è partecipe del flusso vagabondo e resta imprigionato nel suo luogo. Nella sua sommossa verticalità, con la cima drizzata al cuore del tumulo aereo, il pioppo rifiuta il destino neghittoso della sorgente: il segno della altitudine ridestata (la “guardia”) si oppone all’immagine di una torbida origine mescolata all’humus. (La figura dell’albero ritto nell’aria tumultuosa s’apparenta a altre figure della libertà in contatto con l’elemento antagonista: quella sopratutto del remo nell’oceano).
“Una chiave sarà mia dimora.” La parola dell’albero diviene qui la parola del poeta. Perché il poeta è l’uomo dell’apertura, colui che rifiuta di stabilirsi. “Una chiave sarà mia dimora”: questa parola può sembrare enigmatica; il laconismo di Char giunge fino all’emblema e al motto; la parola non consente di decifrare subito il suo intento singolare e la sua portata universale. Eppure, per illuminarsi, essa richiede soltanto la pazienza e il sostegno del nostro sguardo; e si scopre che definisce il luogo della poesia e che fa appello, ancora una volta all’unione dei contrari. Char ci dice con forza che la sola dimora del poeta è lo strumento del passaggio, ciò che fa sì che una soglia possa essere varcata. (“Sposala la tua casa e non sposarla” dice altrove.) Il poema è questa chiave, -una chiave che ci libera, noi lettori, - mentre il poeta resta consegnato alla sua veglia. Ora, la chiave è stata forgiata da “un fuoco che il cuore accerta”, e, d’altro canto, essa appartiene anche alla forza sovrana del vento (“che la tenne nella sua morsa”). Come dir meglio, che il poema , cosa finta, oggetto immaginario, ha come garanzia della sua verità il fuoco interno dell’uomo e il regno esterno del vento? Che così, sotto questo duplice auspicio, la parola poetica non può smarrirci, per quanto lontana essa ci conduca dai nostri alloggi consuetudinari? Il poema, esile e forte chiave, ci dona una più vasta dimora sotto il cielo comune; ci fa accedere a quel focolare istantaneo “dove la bellezza, dopo essersi a lungo fatta attendere, sorge dalle cose comuni, attraversa il nostro campo radioso, lega tutto ciò che può essere legato, accende tutto ciò che deve essere illuminato del nostro fascio di tenebre”. (Jean Starobinski)

sabato, ottobre 06, 2007


Questo pezzo è uscito oggi su Liberazione e costituisce un ottimo commento alla vicenda dell’accordo su Welfare e lavoro in discussione in questi giorni nelle assemblee dei lavoratori. E’ scritto da Don Gianni Oderda, prete operaio e delegato Fiom di Rivalta all’Avio.


Romano Prodi questa mattina è venuto a Rivalta all’Avio. Alcuni lavoratori hanno distribuito il volantino: “C’è chi dice no!!!”. All’ingresso dello stabilimento abbiamo atteso l’arrivo del Presidente del Consiglio e per un’occasione favorevole mi sono trovato di fronte a lui. Gli ho consegnato il volantino delle nostre Rsu per il No. I lavoratori fanno fatica a comprendere certi disegni politici che li penalizzano gravemente. Ho detto a Prodi che sappiamo della sua convinzione religiosa e gli ho detto che un cristiano non può eludere il vangelo nelle sue scelte di vita. E’ fondamentale tutelare i lavoratori più deboli e come battuta (ma non era una battuta!) gli ho detto che il vangelo ci impedisce di privilegiare l’interesse di una parte calpestando i più deboli. Naturalmente Prodi ha accettato il volantino. Speriamo ricordi che se lo è messo nella tasca sinistra della giacca.

venerdì, ottobre 05, 2007


Poesia d'amore

di Richard Brautigan
S. Francisco, 1968

E’ così bello
Svegliarsi alla mattina
Tutto solo
E non dover dire a nessuno
Che l’ami
Quando non l’ami
più.