venerdì, aprile 20, 2007


L'informazione al Bar Sport


Leggo, sul numero 17 de L’Espresso, in un articolo intitolato “Lo statale non fa la dieta”, a firma di Paola Pilati: “Dimagrire, che impresa impossibile. Soprattutto per la pubblica amministrazione, sebbene sia provato che, su dieci dipendenti, quattro lavorano per far funzionare il resto dell’apparato, cioè gli altri sei, mentre nel settore privato ne bastano due”. Alla parola “provato” ho avuto un sobbalzo: provato da chi, e come? Non viene citato alcuno studio, o ricerca, che possa “provare” quest’affermazione così d’effetto. Ma poi, quale studio serio arriverebbe a una tesi del genere? E a chi si riferisce? La polizia? L’esercito? La sanità? Quindi, su dieci poliziotti ne andrebbero eliminati sei; su dieci infermieri, idem. Vorrei vedere poi la sorte dei malati negli ospedali. Il fatto è che L’Espresso, che pure è un giornale con grandi reportages (poco più in là leggiamo un buon articolo sugli ogm), è da tempo in prima fila in una battaglia demagogica contro “gli statali”, e invoca a gran voce la possibilità di licenziare “i fannulloni”; questa campagna – politica – è partita dalla destra, e viene cavalcata con entusiasmo da alcuni giornali, per conto, ovviamente, di larghi settori del capitalismo nostrano, che vedono nello smantellamento di ciò che resta di pubblico grandi e ghiotte occasioni di business. Intanto l’informazione va allo sfascio, e alla notizia, al commento serio, vengono sostituiti il proverbio e il pettegolezzo da Bar Sport.

martedì, aprile 17, 2007

giovedì, aprile 12, 2007


Va' pensiero

Noi controlliamo i nostri pensieri? Sì, ma non totalmente. La psicanalisi ci ha insegnato che esistono le ossessioni, le pulsioni, che sono dinamiche prodotte dal cervello ma che possono assumere forme proprie, sorta di personalità ospiti della struttura madre, cioè noi stessi.
Sta di fatto che spesso, camminando, o lavorando, o in autobus, mi accorgo che i pensieri se ne vanno per strade ignote o eccentriche, e mi stupisco della stranezza dei percorsi.
Per esempio, se cammino lungo il fiume immagino di vedere una persona che si dibatte in acqua, e chiede aiuto. Io mi butto nella corrente gelida, e a rischio della mia vita riesco a tirarlo a riva. Chiamo un’ambulanza, e l’uomo – perché è un uomo, mai una donna – si salva. Qualche giorno dopo arriva una grossa berlina scura a prendermi sotto casa e scopro che l’uomo è un famoso imprenditore, ricchissimo e potente. Vengo condotto al suo cospetto e lui, gentile, anche se ancora provato dalla terribile esperienza, dice che mi deve la vita, mi chiede di cosa ho bisogno, qualsiasi cosa. Io dico che mi sono buttato per salvare una persona senza conoscerne l'identità, che non mi deve niente. Lui dice che questo mi fa onore, ma insiste, dice che senza di me ora lui non sarebbe qui a parlare. Ed io, alla fine, gli chiedo una casa. Sì, una casa, finalmente, per uscire dalla schiavitù dell’affitto. E lui solleva il telefono, scambia poche parole e stringendomi la mano dice di rivolgermi alla tale agenzia per ottenere qualsiasi tipo di casa io desideri, appartamento, villa, tutto.
Mica male, eh?
Oppure penso che ho un documento word importante, che serve per una indagine delicata. Non sono un poliziotto, né un magistrato, però sono coinvolto nell’indagine, non so perché. E’ un dettaglio insignificante. Ma il doc è protetto da password, una complessa sequenza alfanumerica andata smarrita. La polizia postale tenta senza successo di aprirlo, ma i tempi incalzano, così viene spedito in America, all’FBI, ma neanche lì riescono. Solo alla Microsoft, pare, sono in grado. Per questo dovrò andare a parlare con Bill Gates.
Questi pensieri strampalati emergono da chissà dove, spesso mentre cammino nel parco. Rido, ma non so se devo anche preoccuparmi.