venerdì, aprile 30, 2010

La lunga attesa di Cachi

Questo racconto di Mauro Baldrati è compreso nell'antologia Il Magazzino delle alghe

Cachiti Sandro detto Cachi, 51 anni portati malissimo, osservava la planimetria della città che si avvicinava, si inclinava sotto di lui. Gli era capitato un posto in coda, lontano dall’ala, per cui poteva contemplare il panorama.
Non che gl’importasse, in realtà. Aveva mal di testa, e una sete atroce. Aveva anche fame, ma questo non costituiva un problema. Era abituato ai lunghi periodi senza cibo, durante i viaggi sugli autobus indiani che duravano giorni, o sui treni stipati di persone e di animali. Il suo fisico lo testimoniava: magro, di una magrezza quasi anoressica, le guance scavate, gli zigomi sporgenti. Aveva passato giorni interi senza mangiare, e anche nei periodi “normali”, quando oziava nella sua casa di Goa, mangiava poco: un po’ di riso con pesce, e frutta. Ma la sete era orribile, impossibile sopportarla. Eppure doveva farcela, perché gli era assolutamente proibito introdurre qualcosa, qualsiasi cosa, solida o liquida, nello stomaco. Non poteva rischiare un conato di vomito, sarebbe stata la fine. Era già accaduto ad altri, era risaputo. I boli formavano una barriera compatta e impenetrabile, il liquido ristagnava nello stomaco finché l’organismo decideva di espellerlo, con tutto il resto. No, doveva resistere ancora qualche ora. Il vecchio charter della Ghana Airlines stava per atterrare, e una volta sbrigate le formalità doganali sarebbe andato alla stazione dei treni, dove, finalmente, avrebbe potuto liberarsi.