lunedì, marzo 31, 2014

Claudio Baglioni e i miei perché

Sabato mattina sono passato di fianco a un supermercato coop del bolognese, dove vivo. Dalla parte opposta arrivava un piccolo gruppo formato da due donne e un uomo, oppure due uomini, il mio senso di osservazione non era particolarmente attivo. Avanzavano decisi, orgogliosi, e allegri. Ridevano, ebbri di energia. E di ottimismo. Sì, mi hanno ispirato ottimismo, fiducia nella vita.
Io invece ero pieno di pensieri negativi, sul futuro, sulla salute, sulla politica. Qui c’è il tasto dolente, soffro quando sono costretto a subire le immagini dei politici televisivi, la loro demagogia, la loro falsità. Mi sembra che non ci sia futuro, né speranza.
Proprio mentre li stavo incrociando una delle due ragazze, alta, florida, piena di salute, ha detto, rivolta agli altri, sorridendo: “Lo sai che c’era Baglioni?” E gli altri: “Ah, davvero?” Erano tutti contenti, eccitati all’idea di un concerto di Baglioni.

giovedì, marzo 27, 2014

Un commento su Professional Killer

Una collega e amica mi ha inviato questa nota di lettura, che pubblico con grande piacere
 
Ho fatto mio il decalogo di Daniel Pennac (“Come un romanzo”) riguardo al diritto di saltare le pagine durante la lettura o di non leggere, e l’ho esercitato più di una volta, ma in questo caso no, l’ho letto avidamente. Ho divorato questo libro. Che cosa ho amato di più in questo romanzo? La punteggiatura: perfetta. Mi ha ricordato la punteggiatura di “I miei luoghi oscuri” di James Ellroy, i suoi ritmi sincopati, i concetti brevi, essenziali ma carichi di significato, un significato direi poetico, tipico di chi ha il prezioso dono della sintesi. A questo minimalismo, presente in alcuni concetti e nella vita “monacale” dello Specialista, parco nei consumi, sia alimentari sia abitativi, si contrappone una minuziosa descrizione delle “esecuzioni”, a tratti quasi splatter, ed una sontuosa descrizione delle tecniche di arti marziali, della filosofia che ci sta dietro, ma soprattutto emerge questa spiritualità che da accennata e un po’strisciante all’inizio diventa sempre più prepotente, fino all’apoteosi nella seconda parte del romanzo. Questo mi ha colpito, la ricerca interiore, mai banale, che pervade l’atmosfera, nonostante tutto. L’anima bianca e l’anima nera che attraverso un percorso di sofferenza imparano a convivere, è tutto un gioco di accettazione quasi mistica del proprio essere. Mauro ha la capacità di “far vedere” le immagini di quello che scrive, trasmette in modo telepatico le sensazioni che si formano nella sua mente quando scrive; mi piacerebbe capire se tradotto in film avrebbe la stessa potenza…forse ci riuscirebbe Quentin Tarantino, che apprezzerebbe anche la divisione delle tre parti del romanzo con relativo titolo. Quanto c’è dello Specialista in noi e quanto nell’autore? E questa domanda che sorge dà la misura del fatto che non è un semplice noir…

Amituofo, caro Mauro. Antonietta