giovedì, settembre 29, 2011

L'amore maschio di The Eagle

E’ probabile che The Eagle abbia la sua vita medio-breve, più o meno due-tre settimane nelle sale cinematografiche, poi scenda nella sterminata giungla dei dvd. Accade questo nell’attuale mercato cinematografico, simile al suo compadre letterario, iperproduzione, consumo ultrarapido delle offerte, usa e getta sempre più frenetico. In questo sistema passa di tutto, roba commerciale, tirata via, ma anche buoni prodotti, che in pochi scoprono per mancanza di tempo e di spazio.
The Eagle appartiene in parte a questa categoria, anche se oggi trovare un “prodotto” (siamo costretti a usare questo termine, perché il concetto di “opera” è più impegnativo, meno dipendente da quel Golem chiamato Mercato) privo, o quasi, di ingenuità, cadute di stile ecc. è difficile.
Lo sono le matrici, gli iper-prodotti creati coi criteri d’eccellenza ai quali poi si ispirano quelli successivi, in questo caso Il Gladiatore e 300, senz’altro punti di riferimento di The Eagle. Ma sono pochi esemplari, che riescono a coniugare col giusto equilibrio le esigenze di divertimento, di evasione, di spettacolo, con lo stile, l’etica, la ricerca, la coerenza.

mercoledì, settembre 28, 2011

Il carnage della critica cinematografica

Vista la pesatura di Carnage, che rende difficoltosa una recensione vera e propria per carenza di materia prima, conviene ovviare con una sorta di argomento di riserva: l’estinzione della critica cinematografica in Italia. Un tempo il critico andava al cinema, scriveva dei pregi e dei difetti del film, talvolta stroncava, individuava sciatterie o colpi di genio, il mestiere, la retorica, ecc. Sbagliava, si arrabbiava, oppure aveva dei colpi di genio, scopriva segreti e menzogne. E nel bene e nel male aiutava lo spettatore a farsi un'opinione, positiva o negativa. Oggi le recensioni sembrano preconfezionate. Raccontano le trame per sommi capi, citano gli attori, le star, un colpo al cerchio e uno alla botte, e soprattutto rimangono in superficie. Per cui sembrano intercambiabili. Così avviene per Carnage, l’ultimo film di Roman Polansky accolto a Venezia come l’evento del secolo che non è stato premiato per acclamazione, come meritava. 


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mercoledì, settembre 21, 2011

Coi più cordiali saluti ai mutati mutanti TQ

Semplice operazione commerciale, con contorno di marketing e lancio dell’immagine? Può darsi, visto il trend dell’industria discografica, e la presenza di un personaggio scafato come Mick Jagger; eppure questo Miracle Worker, il primo singolo di un nuovo gruppo, Superheavy, nato da pochi mesi, è un pezzo gradevole, con un progetto artistico ben delineato e una regia video all’altezza del prodotto. E sembra in controtendenza con quanto sta avvenendo in Italia: Jagger lo ha rimarcato in un’intervista: “È bello che la gente inizi a pensare fuori dalle categorie. La musica è sempre stata catalogata in quelle che io chiamo “gabbiette per i piccioni.” Uscire dalle gabbie, contaminare i generi, rock, blues, reggae, in un mix raffinato e orecchiabile, diciamo pure pop. In Italia, in letteratura, dopo una stagione di contaminazioni, ci sono segnali di un ritorno dei generi specializzati, specialmente nelle collane: horror-horror, spy story-spy story, thriller-thriller e così via. La loro fusione, la lettura di un racconto scarsamente prevedibile oggi sarebbe – secondo gli editori – poco apprezzata dai lettori. Benvenuti nelle nuove gabbiette italiane dei generi, quindi.

martedì, settembre 13, 2011

La mia vita complicata

di Toni Hendrix Rinaldi
  
Ho 57 anni, vivo a Milano dove lavoro come fotografo, e a tempo perso scrivo dei romanzetti thriller sotto pseudonimo. Se qualcuno si chiede: perché lo pseudonimo? rispondo prontamente: perché gli autori italiani di questo genere letterario godono di scarso appeal presso i lettori italiani. I motivi andrebbero studiati con calma e con coraggio, ma per ora mi limito al semplice dato di fatto, cioè che il mio editore mi ha chiesto di adottare un nome esotico per vendere più copie, e la cosa funziona. Non sono certo l'unico: per restare nel thriller sappiamo di Enzo Verrengia, Stefano di Marino, Andrea Carlo Cappi, Giancarlo Narciso, Gianfranco Nerozzi, italianissimi che si firmano con nomi cool come Stephen Gunn, Jack Morisco, Jo Lancaster Reno ecc. Per la verità è un fenomeno diffuso non solo nel thriller; tutti sapete di Aldo 9, Tommaso Pincio, che coi loro cognomi veri, Centanin e Colapietro difficilmente avrebbero venduto quelle copie.

mercoledì, settembre 07, 2011

C'era (quasi) una volta...

E’ uscita una prima edizione (già esaurita, si sta preparando una ristampa) di questa antologia, C’era (quasi) una volta (Senzapatria 2011), 26 fiabe con ambientazioni in varie città e territori italiani, con illustrazioni di Marco D'Aponte. Un volo della fantasia, della narrazione rivolta soprattutto all’infanzia (ma non solo, da qui il “quasi). Quando il curatore, il caro amico Marino Magliani, mi ha chiesto di partecipare si è accesa una lampadina vivissima: in questo periodo della vita scrivo soprattutto dei thriller-noir, per cui che sfida interessante misurarmi con una favola! Poi ho pensato a Céline, che scriveva il Voyage, i Guignol’s band, e intanto elaborava una straordinaria fiaba per la figlia Colette, la storia del piccolo Mouck, pubblicata coi bellissimi disegni della moglie (Rizzoli 1998, attualmente introvabile, temo). Ora, senza paragonarmi al grande Ferdinand, perché non trascrivere una favola che inventai per mia figlia Beatrice? Così sono partito, e ho fatto rivivere il personaggio di Coriandolina, una bimba di Cervia che ha come amico una creatura degli alberi, Alberino. Ho cercato di tornare a essere quel padre seduto di fianco al suo letto, mentre si addormentava e sognava le avventure di Coriandolina. Spero, e credo, di esserci riuscito. Beatrice l’ha riletta oggi, a 17 anni, e ha detto che in effetti ricorda, e le è piaciuta molto.

Il libro si può acquistare nelle principali librerie on line oppure direttamente dall’editore. In libreria non sarà facile trovarlo, perché Senza Patria ha fatto la scelta – con altri indipendenti – di sganciarsi dal circuito della distribuzione, dominato dalle major, che ghettizzano gli indipendenti. Carlo Cannella, l’editore, ne ha parlato qui e qui.