Interessante l’intervento sull’Espresso del direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. Polemizza con Massimo Teodori, che dopo la militanza (parlamentare) nelle armate degli Orchi del PDL, ha ritrovato, sul numero precedente dello stesso settimanale, l’antico cipiglio del radicale mangiapreti. Diceva Teodori, con toni accesi, che la Chiesa è un ente che prospera sul privilegio, sui traffici, e portava gli esempi dell’ICI, della banca vaticana, e davvero gli argomenti non gli mancavano (è come quella pubblicità “vincere facile”: è troppo facile prendere di mira tutti quei cardinali tizzoni d’inferno che trafficano e brigano e sostengono governi blasfemi per difendere i loro privilegi e le loro scandalose ricchezze e la ragnatela di poteri di cui godono). E’ insorto G. M. Vian, con argomenti basati su affermazioni tipo “ricostruzioni fantasiose ed errori caratterizzano poi la parte preponderante dell’articolo”. Quali errori? Quali ricostruzioni fantasiose?
martedì, dicembre 27, 2011
giovedì, dicembre 22, 2011
Farlo, ma di nascosto
A essere proprio sinceri, a dirla proprio tutta, senza pudore né reticenze, il problema è tirarlo fuori. Sì, esibirlo apertamente, non dico con orgoglio, ma con tranquillità, come se fosse normale. Ovviamente c’è chi lo fa, anche se, per quanto mi riguarda, non ho mai visto nessuno tirarlo fuori così, con nonchalance. Magari lo fa in privato, al sicuro nella propria stanza. Ma io ho poco tempo, devo sfruttare le occasioni, così lo faccio di nascosto, con un gesto rapido. Con un gesto clandestino.
giovedì, dicembre 15, 2011
Piccoli ladri del nuovo millennio
Un tempo c’era Diabolik, il Re del Terrore, che spennava vivi (e raramente alla fine del lavoro restavano tali) i miliardari, svuotava i caveau delle banche, portava a casa, anzi nei “covi”- casette spoglie arredate con mobili tipo Aiazzone - bottini da centinaia di milioni (di quale moneta, non è mai stato chiarito). Ovunque c’erano gioielli, sacchi banconote, ricche dame con diamanti e rubini, aleggiava la minaccia di Diabolik. Non aveva pietà, non c’era servizio di sicurezza in grado di fermarlo. E rischiava la pelle, entrava direttamente nella tana del lupo. Il più grande ladro mai esistito.
martedì, dicembre 13, 2011
La città nera
di Pierfrancesco Pacoda *
C’è Rank Xerox con i muri scrostati della megalopoli che una volta si immaginava ‘Eterna’, ci sono le luci oscurate dei film urbani di Carpenter, c’è un immaginario da ‘MedioEvo Tribale’ dove il futuro assomiglia sempre più a un preistorico passato. E c’è molta voglia di ‘discorsi’ sulla democrazia nel nuovo romanzo di Mauro Baldrati, esponente romagnolo ancora non molto conosciuto di una ‘crime fiction’ tutta italiana che, solo a voler mettere ordine tra i tanti riferimenti da cinefilo, fotografo, innamorato delle immagini pop estreme (non a caso ha lavorato al Frigidaire dei leggendari primi anni 80), è una gioia per il lettore.
Poi, naturalmente, c’è la trama, avvincente, ricca d cambi di sequenze che ci obbliga a seguire per le vie del baratro sul quale si agita la metropoli (una Roma senza vita e bellissima, dopo la bomba, futuro che già percepiamo), un poliziotto con molte ombre e tanto desiderio (impossibile) di riscatto.
C’è Rank Xerox con i muri scrostati della megalopoli che una volta si immaginava ‘Eterna’, ci sono le luci oscurate dei film urbani di Carpenter, c’è un immaginario da ‘MedioEvo Tribale’ dove il futuro assomiglia sempre più a un preistorico passato. E c’è molta voglia di ‘discorsi’ sulla democrazia nel nuovo romanzo di Mauro Baldrati, esponente romagnolo ancora non molto conosciuto di una ‘crime fiction’ tutta italiana che, solo a voler mettere ordine tra i tanti riferimenti da cinefilo, fotografo, innamorato delle immagini pop estreme (non a caso ha lavorato al Frigidaire dei leggendari primi anni 80), è una gioia per il lettore.
Poi, naturalmente, c’è la trama, avvincente, ricca d cambi di sequenze che ci obbliga a seguire per le vie del baratro sul quale si agita la metropoli (una Roma senza vita e bellissima, dopo la bomba, futuro che già percepiamo), un poliziotto con molte ombre e tanto desiderio (impossibile) di riscatto.
domenica, dicembre 11, 2011
Adieu, ItaGLia
Ho appena assistito all’intervista di Maurizio Landini, segretario FIOM, dal promoter Fabio Fazio. Un’intervista tesa, precisa, indignata. Ha espresso tutta la rabbia di milioni di lavoratori, precari, pensionati, che portano sulle spalle il peso di una crisi scatenata dalla grande speculazione finanziaria, dalle aziende che falliscono e sopravvivono grazie al denaro pubblico, alla corruzione e all'evasione fiscale, mentre i profitti dei padroni italiani sono tra i più alti del mondo. Ha fatto proposte, ha detto cose semplici, condivisibili, con irruenza, com'è nel suo stile. E si è dovuto pure sorbire le battute del promoter Fabio Fazio (ma io non dico niente, dice tutto lei! Ma è l'ospite ideale! con un ghigno), e l’intervento, dopo la sua uscita, della cosiddetta comica Littizzetto (ma gliela hai fatta l’iniezione antirabbia? E' incazzato nero!) ovviamente seguito dalle risate del promoter. Questa sarebbe la sinistra italiana? La sinistra televisiva? Un promoter che promuove, in ginocchio, Veltroni, Alfano, Baglioni, Bocelli (con intere trasmissioni e la santificazione in diretta) e una comicastra radical chic che pubblica libri finti.
La sinistra italiana in televisione.
Adieu, ItaGLia.
sabato, dicembre 03, 2011
Controtendenze 2
Un altro periodo lungo molto interessante è tratto da un grande classico del Novecento italiano, Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati. Questo libro è pervaso da una furiosa, straziante follia: i dialoghi sono un cicaleccio nevrotico, sembrano sgorgare da un’unica idea ossessiva, un demone che divora la vita, il tempo e lo spazio. Come in molti grandi libri questa follia si traduce spesso nella scrittura, la inonda, la stravolge. Notare in questo periodo la sequenza degli “e”, che colpisce come un maglio e imprime un’accelerazione a quella che Allen Ginsberg chiamava “la prosodia”: proprio al poeta americano, che cercava di inseguire una scrittura “lisergica” (il ritmo di Howl è scandito dalla cadenza interminabile dei “che”) mi fanno pensare certe pagine del Bell’Antonio. In un altro punto del libro lo zio di Antonio si lancia in un monologo dove, con una sequenza impressionante di “d’altra parte”, dice tutto e il contrario di tutto. E’ davvero come lasciarsi andare al flusso dell’LSD.
venerdì, dicembre 02, 2011
Lo Strega si rifonda
L'agenzia di comunicazione che cura Il Premio Strega mi ha inviato questo comunicato stampa:
Nuove regole al Premio Strega
"Il Comitato direttivo – composto da Alessandro Barbero, Giuseppe D’Avino, Tullio De Mauro (Presidente), Giuseppe De Rita, Valeria Della Valle, Fabiano Fabiani, Alberto Foschini, Dino Gasperini, Melania Mazzucco e Ugo Riccarelli – ha modificato lo statuto del Premio Strega revocando il carattere vitalizio del voto degli Amici della domenica.A partire dall’edizione 2012 il Comitato aggiornerà di anno in anno la lista dei quattrocento votanti che compongono il gruppo storico della giuria, verificandone la partecipazione attiva al Premio e alla vita culturale del Paese. Il Comitato direttivo sospenderà inoltre dal voto gli Amici che nell’anno siano concorrenti alla cinquina o finalisti.
Nuove regole al Premio Strega
"Il Comitato direttivo – composto da Alessandro Barbero, Giuseppe D’Avino, Tullio De Mauro (Presidente), Giuseppe De Rita, Valeria Della Valle, Fabiano Fabiani, Alberto Foschini, Dino Gasperini, Melania Mazzucco e Ugo Riccarelli – ha modificato lo statuto del Premio Strega revocando il carattere vitalizio del voto degli Amici della domenica.A partire dall’edizione 2012 il Comitato aggiornerà di anno in anno la lista dei quattrocento votanti che compongono il gruppo storico della giuria, verificandone la partecipazione attiva al Premio e alla vita culturale del Paese. Il Comitato direttivo sospenderà inoltre dal voto gli Amici che nell’anno siano concorrenti alla cinquina o finalisti.
giovedì, dicembre 01, 2011
Controtendenze 1
Quello che segue è forse il “periodo lungo” o “periodo lento” più famoso della Recherche. Sulla scrittura proustiana, la cui densità è stata definita, da alcuni critici, “elefantiaca”, o “antioratoria”, fatta di periodi di estrema lunghezza e complessità, sono stati scritti numerosissimi saggi. Il periodo proustiano è stato analizzato, scomposto, smontato; Leo Spitzer l’ha addirittura suddiviso in vari tipi, il periodo “ad esplosione”, quello “a ramificazione”, o “ a stratificazione”; mentre il critico Franco Simone, sulla rivista fiorentina Letteratura nel 1947 ha notato come – proprio nel brano qui di seguito pubblicato - attraverso il ritmo della scrittura Proust evochi immagini (le due camere, quella d’inverno e quella d’estate), atmosfere, sensazioni (caldo-freddo, il nido come rifugio) che ci comunicano le impressioni di un uomo – lo scrittore – enormemente sensibile, durante il risveglio mattutino.
Oggi, nell’era della scrittura veloce, influenzata da sms, messaggi nei social network ecc., lo stile lento è certamente in controtendenza. Ben venga quindi.
Viva le controtendenze.
Oggi, nell’era della scrittura veloce, influenzata da sms, messaggi nei social network ecc., lo stile lento è certamente in controtendenza. Ben venga quindi.
Viva le controtendenze.
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