Interessante l’intervento sull’Espresso del direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. Polemizza con Massimo Teodori, che dopo la militanza (parlamentare) nelle armate degli Orchi del PDL, ha ritrovato, sul numero precedente dello stesso settimanale, l’antico cipiglio del radicale mangiapreti. Diceva Teodori, con toni accesi, che la Chiesa è un ente che prospera sul privilegio, sui traffici, e portava gli esempi dell’ICI, della banca vaticana, e davvero gli argomenti non gli mancavano (è come quella pubblicità “vincere facile”: è troppo facile prendere di mira tutti quei cardinali tizzoni d’inferno che trafficano e brigano e sostengono governi blasfemi per difendere i loro privilegi e le loro scandalose ricchezze e la ragnatela di poteri di cui godono). E’ insorto G. M. Vian, con argomenti basati su affermazioni tipo “ricostruzioni fantasiose ed errori caratterizzano poi la parte preponderante dell’articolo”. Quali errori? Quali ricostruzioni fantasiose?
martedì, dicembre 27, 2011
giovedì, dicembre 22, 2011
Farlo, ma di nascosto
A essere proprio sinceri, a dirla proprio tutta, senza pudore né reticenze, il problema è tirarlo fuori. Sì, esibirlo apertamente, non dico con orgoglio, ma con tranquillità, come se fosse normale. Ovviamente c’è chi lo fa, anche se, per quanto mi riguarda, non ho mai visto nessuno tirarlo fuori così, con nonchalance. Magari lo fa in privato, al sicuro nella propria stanza. Ma io ho poco tempo, devo sfruttare le occasioni, così lo faccio di nascosto, con un gesto rapido. Con un gesto clandestino.
giovedì, dicembre 15, 2011
Piccoli ladri del nuovo millennio
Un tempo c’era Diabolik, il Re del Terrore, che spennava vivi (e raramente alla fine del lavoro restavano tali) i miliardari, svuotava i caveau delle banche, portava a casa, anzi nei “covi”- casette spoglie arredate con mobili tipo Aiazzone - bottini da centinaia di milioni (di quale moneta, non è mai stato chiarito). Ovunque c’erano gioielli, sacchi banconote, ricche dame con diamanti e rubini, aleggiava la minaccia di Diabolik. Non aveva pietà, non c’era servizio di sicurezza in grado di fermarlo. E rischiava la pelle, entrava direttamente nella tana del lupo. Il più grande ladro mai esistito.
martedì, dicembre 13, 2011
La città nera
di Pierfrancesco Pacoda *
C’è Rank Xerox con i muri scrostati della megalopoli che una volta si immaginava ‘Eterna’, ci sono le luci oscurate dei film urbani di Carpenter, c’è un immaginario da ‘MedioEvo Tribale’ dove il futuro assomiglia sempre più a un preistorico passato. E c’è molta voglia di ‘discorsi’ sulla democrazia nel nuovo romanzo di Mauro Baldrati, esponente romagnolo ancora non molto conosciuto di una ‘crime fiction’ tutta italiana che, solo a voler mettere ordine tra i tanti riferimenti da cinefilo, fotografo, innamorato delle immagini pop estreme (non a caso ha lavorato al Frigidaire dei leggendari primi anni 80), è una gioia per il lettore.
Poi, naturalmente, c’è la trama, avvincente, ricca d cambi di sequenze che ci obbliga a seguire per le vie del baratro sul quale si agita la metropoli (una Roma senza vita e bellissima, dopo la bomba, futuro che già percepiamo), un poliziotto con molte ombre e tanto desiderio (impossibile) di riscatto.
C’è Rank Xerox con i muri scrostati della megalopoli che una volta si immaginava ‘Eterna’, ci sono le luci oscurate dei film urbani di Carpenter, c’è un immaginario da ‘MedioEvo Tribale’ dove il futuro assomiglia sempre più a un preistorico passato. E c’è molta voglia di ‘discorsi’ sulla democrazia nel nuovo romanzo di Mauro Baldrati, esponente romagnolo ancora non molto conosciuto di una ‘crime fiction’ tutta italiana che, solo a voler mettere ordine tra i tanti riferimenti da cinefilo, fotografo, innamorato delle immagini pop estreme (non a caso ha lavorato al Frigidaire dei leggendari primi anni 80), è una gioia per il lettore.
Poi, naturalmente, c’è la trama, avvincente, ricca d cambi di sequenze che ci obbliga a seguire per le vie del baratro sul quale si agita la metropoli (una Roma senza vita e bellissima, dopo la bomba, futuro che già percepiamo), un poliziotto con molte ombre e tanto desiderio (impossibile) di riscatto.
domenica, dicembre 11, 2011
Adieu, ItaGLia
Ho appena assistito all’intervista di Maurizio Landini, segretario FIOM, dal promoter Fabio Fazio. Un’intervista tesa, precisa, indignata. Ha espresso tutta la rabbia di milioni di lavoratori, precari, pensionati, che portano sulle spalle il peso di una crisi scatenata dalla grande speculazione finanziaria, dalle aziende che falliscono e sopravvivono grazie al denaro pubblico, alla corruzione e all'evasione fiscale, mentre i profitti dei padroni italiani sono tra i più alti del mondo. Ha fatto proposte, ha detto cose semplici, condivisibili, con irruenza, com'è nel suo stile. E si è dovuto pure sorbire le battute del promoter Fabio Fazio (ma io non dico niente, dice tutto lei! Ma è l'ospite ideale! con un ghigno), e l’intervento, dopo la sua uscita, della cosiddetta comica Littizzetto (ma gliela hai fatta l’iniezione antirabbia? E' incazzato nero!) ovviamente seguito dalle risate del promoter. Questa sarebbe la sinistra italiana? La sinistra televisiva? Un promoter che promuove, in ginocchio, Veltroni, Alfano, Baglioni, Bocelli (con intere trasmissioni e la santificazione in diretta) e una comicastra radical chic che pubblica libri finti.
La sinistra italiana in televisione.
Adieu, ItaGLia.
sabato, dicembre 03, 2011
Controtendenze 2
Un altro periodo lungo molto interessante è tratto da un grande classico del Novecento italiano, Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati. Questo libro è pervaso da una furiosa, straziante follia: i dialoghi sono un cicaleccio nevrotico, sembrano sgorgare da un’unica idea ossessiva, un demone che divora la vita, il tempo e lo spazio. Come in molti grandi libri questa follia si traduce spesso nella scrittura, la inonda, la stravolge. Notare in questo periodo la sequenza degli “e”, che colpisce come un maglio e imprime un’accelerazione a quella che Allen Ginsberg chiamava “la prosodia”: proprio al poeta americano, che cercava di inseguire una scrittura “lisergica” (il ritmo di Howl è scandito dalla cadenza interminabile dei “che”) mi fanno pensare certe pagine del Bell’Antonio. In un altro punto del libro lo zio di Antonio si lancia in un monologo dove, con una sequenza impressionante di “d’altra parte”, dice tutto e il contrario di tutto. E’ davvero come lasciarsi andare al flusso dell’LSD.
venerdì, dicembre 02, 2011
Lo Strega si rifonda
L'agenzia di comunicazione che cura Il Premio Strega mi ha inviato questo comunicato stampa:
Nuove regole al Premio Strega
"Il Comitato direttivo – composto da Alessandro Barbero, Giuseppe D’Avino, Tullio De Mauro (Presidente), Giuseppe De Rita, Valeria Della Valle, Fabiano Fabiani, Alberto Foschini, Dino Gasperini, Melania Mazzucco e Ugo Riccarelli – ha modificato lo statuto del Premio Strega revocando il carattere vitalizio del voto degli Amici della domenica.A partire dall’edizione 2012 il Comitato aggiornerà di anno in anno la lista dei quattrocento votanti che compongono il gruppo storico della giuria, verificandone la partecipazione attiva al Premio e alla vita culturale del Paese. Il Comitato direttivo sospenderà inoltre dal voto gli Amici che nell’anno siano concorrenti alla cinquina o finalisti.
Nuove regole al Premio Strega
"Il Comitato direttivo – composto da Alessandro Barbero, Giuseppe D’Avino, Tullio De Mauro (Presidente), Giuseppe De Rita, Valeria Della Valle, Fabiano Fabiani, Alberto Foschini, Dino Gasperini, Melania Mazzucco e Ugo Riccarelli – ha modificato lo statuto del Premio Strega revocando il carattere vitalizio del voto degli Amici della domenica.A partire dall’edizione 2012 il Comitato aggiornerà di anno in anno la lista dei quattrocento votanti che compongono il gruppo storico della giuria, verificandone la partecipazione attiva al Premio e alla vita culturale del Paese. Il Comitato direttivo sospenderà inoltre dal voto gli Amici che nell’anno siano concorrenti alla cinquina o finalisti.
giovedì, dicembre 01, 2011
Controtendenze 1
Quello che segue è forse il “periodo lungo” o “periodo lento” più famoso della Recherche. Sulla scrittura proustiana, la cui densità è stata definita, da alcuni critici, “elefantiaca”, o “antioratoria”, fatta di periodi di estrema lunghezza e complessità, sono stati scritti numerosissimi saggi. Il periodo proustiano è stato analizzato, scomposto, smontato; Leo Spitzer l’ha addirittura suddiviso in vari tipi, il periodo “ad esplosione”, quello “a ramificazione”, o “ a stratificazione”; mentre il critico Franco Simone, sulla rivista fiorentina Letteratura nel 1947 ha notato come – proprio nel brano qui di seguito pubblicato - attraverso il ritmo della scrittura Proust evochi immagini (le due camere, quella d’inverno e quella d’estate), atmosfere, sensazioni (caldo-freddo, il nido come rifugio) che ci comunicano le impressioni di un uomo – lo scrittore – enormemente sensibile, durante il risveglio mattutino.
Oggi, nell’era della scrittura veloce, influenzata da sms, messaggi nei social network ecc., lo stile lento è certamente in controtendenza. Ben venga quindi.
Viva le controtendenze.
Oggi, nell’era della scrittura veloce, influenzata da sms, messaggi nei social network ecc., lo stile lento è certamente in controtendenza. Ben venga quindi.
Viva le controtendenze.
lunedì, novembre 28, 2011
Televisione dadaista
Suggestiva puntata stasera del programma di Lucia Annunziata La crisi in ½ h, su RAI 3. L’argomento era, manco a dirlo, la crisi, e la recessione italiana (l’Italia sarebbe già in recessione secondo l’OCSE – ocse = un'organizzazione internazionale di studi economici per i paesi membri, paesi sviluppati aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico ed un' economia di mercato – fonte Wikipedia). L’Annunziata intervistava proprio il capo degli esperti OCSE, Padoan, uno dei temibili ipereconomisti arcigni, con la faccia truce, tipo Ellroy nelle foto ufficiali. Diceva Padoan – dopo un’analisi della crisi finanziaria, crisi dell’euro ecc – che il gov Monti sta lavorando, già per conto suo, secondo precisi dettami OCSE, cioè, sta mettendo in pratica una serie di “riforme strutturali” in linea perfetta e precisa e puntuale con l’OCSE, senza che nessuno gliel’abbia detto.
domenica, novembre 27, 2011
Recensioni
Matteo Telara ha scritto una straordinaria recensione de Il cattivo sergente su La Poesia e lo Spirito e sul suo blog.
venerdì, novembre 25, 2011
Motherfuckers!
I Motherfuckers (Bastardi, Figlidiputtana) erano un gruppo underground radicale americano, attivo negli anni '60. Oggi potremmo dire che erano multimediali, come per esempio i loro compadri Fugs di Ed Sanders e Tuli Kupferberg, cioè suonavano, recitavano, scrivevano, forse dipingevano. Nell'ottobre 1968 furono protagonisti della storica occupazione di uno dei teatri più famosi del mondo, il Fillmore di New York, per farne uno spazio autogestito. Durante quei giorni si esibirono gli Who, il Living Theatre di Julian Beck con lo spettacolo Paradise now, e altri gruppi e artisti meno noti.
giovedì, novembre 24, 2011
La potenza del Passaparola
Da segnalare questa iniziativa dell’editore Marsilio: da più parti si sostiene che le recensioni di libri, anche su giornali ad alta tiratura, non spostano i dati di vendita. A meno che non si dedichi l’intera pagina ovviamente, magari con la firma famosa ecc. Marsilio ha quindi deciso di stimolare il cosiddetto passaparola, mitico procedimento misterioso e imprevedibile che all’improvviso può fare decollare le vendite di un libro. Offre a 100 blogger, i primi che si proporranno, l’eBook gratuito di due testi in uscita, purché si impegnino a parlarne. Bene o male, purché scrivano una recensione.
mercoledì, novembre 23, 2011
Il paradiso fiscale del marketing
Circa un mese fa ho scritto sulla deriva della critica cinematografica italiana, le recensioni omologate, intercambiabili, che sembrano i comunicati stampa delle case di produzione (su Carmilla, qui).
Sergio Garufi, nel suo blog, parla invece di una certa critica letteraria, troppo attenta ai risvolti promozionali. Ci racconta la terza pagina de La Stampa, tutta dedicata all’ultimo libro di Margaret Mazzantini, con sottostante pubblicità del libro (qui l’articolo).
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martedì, novembre 22, 2011
Underworlds
Underworlds (TEA 2011) è l’ultima raccolta di racconti di Alan D. Altieri. E’ la migliore, la più dura, incazzata, furiosa addirittura. C’è dentro tutta l’indignazione dell’uomo che è costretto ad assistere alla smorfia quotidiana del Potere, la sua oscenità, la sua volgarità, la sua violenza. E la rappresenta, la racconta, la interpreta, portando oltre il punto di rottura certe tendenze in fieri del nostro tempo.
Non è solo fantasia.
Non è solo science-fiction.
E’ come potrebbe essere.
E’ come sarà.
E’ come già è.
Ne ho scritto qui.
lunedì, novembre 21, 2011
Un cattivo soggetto
[Il cattivo sergente è un ebook che uscirà giovedì 24 novembre sulla webmag Milano Nera, al costo di euro 3.49. Ho scritto una presentazione, pubblicata sul sito Milano Nera. La incollo qui.]
Il cattivo sergente (il titolo è un omaggio al mitico film di Abel Ferrara Il cattivo tenente) è nato da una riflessione, o meglio da una lunga osservazione alla quale è impossibile sottrarsi: come si può condurre una vita all’insegna del crimine all’interno di un sistema legale, ricoprendo addirittura una carica amministrativa, o direttiva?
domenica, novembre 20, 2011
Vita complicata di un cittadino-poliziotto ambientale
Forse nella vita avrei dovuto fare il poliziotto. Deve essere questa la mia vera vocazione. Ma il poliziotto ambientale, non certo lo space trooper in tenuta antisommossa che carica gli studenti. E nel mio piccolo lo faccio pure, il cittadino-poliziotto ambientale, con tanta fatica, frustrazione ma anche qualche successo.
Prendiamo le piste ciclabili di Bologna. Alcune sono molto ben progettate, lunghe decine di chilometri, collegano le città dell’area metropolitana come Casalecchio di Reno, o San Lazzaro, col capoluogo. Io le uso molto, perché appartengo alla specie dei camminatori, cioè quelle persone che camminano per chilometri e chilometri, ogni volta che possono. Le conosco bene, le piste cittadine e quelle nei parchi pubblichi. Le piste ciclabili sono violate – mi viene da dire abbastanza spesso, ma non ho dati statistici certi – da moto, o addirittura auto. E io li becco, le facce di bronzo che vanno col motorino, ad alta velocità, sicuri di essere impuniti (e magari lo sono). Faccio loro il gesto di uscire, di andare in strada, grido che è vietato. Loro mi ignorano, o alzano il dito medio.
martedì, novembre 08, 2011
domenica, novembre 06, 2011
Cinque anni dopo
Questo racconto, Alcol, pubblicato quasi cinque anni fa su Nazione Indiana, è forse il migliore che abbia mai scritto, quanto meno uno dei migliori. Accade quando una energia particolare si forma, si plasma e d’un tratto la sentiamo pronta. E’ nata, deve solo uscire, vedere la luce. Poi entra in campo la tecnica, la disciplina, e la pulizia delle scorie. Così il racconto è maturo, proprio come un frutto sull’albero.
Pochi giorni dopo la pubblicazione ricevetti una mail dall’editor di una importante casa editrice – che ora è passato a una casa editrice molto importante – che mi chiedeva se avevo un romanzo da sottoporgli, perché sperava di trovare la stessa qualità del racconto.
domenica, ottobre 23, 2011
L'amor giovane
Mia figlia, di diciassette anni, da qualche tempo ascolta di continuo questa canzone Someone like you, di Adele. Per ore e ore la casa risuona di queste note, e di questa voce. Talvolta l'ascolta anche in compagnia di un'amica, se passo davanti alla sua stanza sbircio e le vedo che cantano, come in un karaoke, con gli occhi chiusi. E la faccia ispirata. E qualche volta ho avuto l'impressione di intuire qualche lacrima.
Qualcuno come te.
Qualcuno come te.
martedì, ottobre 18, 2011
Affinità elettive
Leggendo Educazione siberiana di Nicolai Lilin, libro interessante anche se con alcune criticità, riflettevo sui “criminali onesti”, cioè i criminali siberiani deportati da Stalin in Transnistria che, negli anni Ottanta, vivevano secondo rigidi codici d’onore vecchio stampo, che facevano di loro, appunto, dei ladri e dei rapinatori “onesti”. Che bella trovata letteraria, pensavo mentre leggevo, i criminali onesti. Una trovata geniale.
Poi mi sono imbattuto in questo: “Sono Prado, sono il padre di Prado, oso dire che sono Lesseps: volevo dare ai miei parigini che amo una nuova nozione, quella d’un criminale onesto. Sono Cambridge, altro criminale onesto…”
Nietzsche, lettera a Burckhardt, 1889.
Poi mi sono imbattuto in questo: “Sono Prado, sono il padre di Prado, oso dire che sono Lesseps: volevo dare ai miei parigini che amo una nuova nozione, quella d’un criminale onesto. Sono Cambridge, altro criminale onesto…”
Nietzsche, lettera a Burckhardt, 1889.
sabato, ottobre 15, 2011
L'etica in letteratura
Ho provato sensazioni molto contrastanti leggendo Non fare la cosa giusta di Alessandro Berselli (Perdisapop 2010). Mi è restato dentro un senso di ambiguità, e una serie di dubbi che non riesco a sciogliere. E’ il testo di un padre che si rivolge alla figlia di 17 anni. Per la verità non ha proprio l’impostazione di lettera, però il narratore le parla in questo modo: “Siamo distanti, Erica. Ci illudiamo di capirvi. Ma non è mica così”. E’ un rapporto dolce, sofferto, un rapporto problematico, come spesso accade tra un padre e una figlia adolescente. Il suo mondo – il mondo del padre – è quello di un informatore medico scientifico, sposato con un’avvocatessa. Sono intriganti i riferimenti al lavoro, ai rapporti sociali, come sempre lo sono questi argomenti che ci toccano da vicino. E’ descritta e vissuta bene Bologna, chi ci vive ne riconosce gli angoli, i locali, spesso appena accennati ma ottimamente miniati. La scrittura è di ottima qualità, essenziale, curata, coraggiosa.
Ma:
giovedì, ottobre 06, 2011
Un cameo chiamato Malgara
Talvolta, guardando i giornali, ho dei flash di memoria abbastanza inquietanti. Per me il tempo è passato, sono cambiate molte cose, ho cambiato vari lavori, compresa la disoccupazione oscura e lugubre, mentre il mondo presumibilmente andava avanti.
Però mica sempre. Qua e là il mondo sembra fermo. E “loro” sono sempre lì, magari hanno il ritratto di Dorian Gray, da qualche parte, in una cantina di Portofino, o di Gstaad.
Leggo che il nuovo presidente della Biennale di Venezia sarà Giulio Malgara, voluto fortemente da Berlusconi. Così mi appare questo cameo: non ricordo quando, credo verso la fine degli Ottanta, quando lavoravo come fotografo a Milano per un giornale “della classe dirigente” (che esiste ancora oggi), fui inviato a fotografare “Malgara”, così lo chiamavano con familiarità i capiredattori. Era un pubblicitario, proprietario di acque minerali, e non so che altro. Uno della classe dirigente insomma.Uno dei miei soggetti.
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Giulio Malgara,
hotel Principe di Savoia
domenica, ottobre 02, 2011
I Devastator
DOBBIAMO FERMARLI!
Stanno distruggendo tutto e non sono neppure in grado di fermarsi. Nel nome della crisi del debito si richiedono veri e propri sacrifici umani, che dovrebbero servire a rassicurare i mercati. Così come nel Medioevo o nelle società antiche si facevano sacrifici per allontanare disgrazie o carestie.
(Leggi l'intervento di Giorgio Cremaschi qui. Importante!)
giovedì, settembre 29, 2011
L'amore maschio di The Eagle
E’ probabile che The Eagle abbia la sua vita medio-breve, più o meno due-tre settimane nelle sale cinematografiche, poi scenda nella sterminata giungla dei dvd. Accade questo nell’attuale mercato cinematografico, simile al suo compadre letterario, iperproduzione, consumo ultrarapido delle offerte, usa e getta sempre più frenetico. In questo sistema passa di tutto, roba commerciale, tirata via, ma anche buoni prodotti, che in pochi scoprono per mancanza di tempo e di spazio.
The Eagle appartiene in parte a questa categoria, anche se oggi trovare un “prodotto” (siamo costretti a usare questo termine, perché il concetto di “opera” è più impegnativo, meno dipendente da quel Golem chiamato Mercato) privo, o quasi, di ingenuità, cadute di stile ecc. è difficile.
Lo sono le matrici, gli iper-prodotti creati coi criteri d’eccellenza ai quali poi si ispirano quelli successivi, in questo caso Il Gladiatore e 300, senz’altro punti di riferimento di The Eagle. Ma sono pochi esemplari, che riescono a coniugare col giusto equilibrio le esigenze di divertimento, di evasione, di spettacolo, con lo stile, l’etica, la ricerca, la coerenza.
mercoledì, settembre 28, 2011
Il carnage della critica cinematografica
Vista la pesatura di Carnage, che rende difficoltosa una recensione vera e propria per carenza di materia prima, conviene ovviare con una sorta di argomento di riserva: l’estinzione della critica cinematografica in Italia. Un tempo il critico andava al cinema, scriveva dei pregi e dei difetti del film, talvolta stroncava, individuava sciatterie o colpi di genio, il mestiere, la retorica, ecc. Sbagliava, si arrabbiava, oppure aveva dei colpi di genio, scopriva segreti e menzogne. E nel bene e nel male aiutava lo spettatore a farsi un'opinione, positiva o negativa. Oggi le recensioni sembrano preconfezionate. Raccontano le trame per sommi capi, citano gli attori, le star, un colpo al cerchio e uno alla botte, e soprattutto rimangono in superficie. Per cui sembrano intercambiabili. Così avviene per Carnage, l’ultimo film di Roman Polansky accolto a Venezia come l’evento del secolo che non è stato premiato per acclamazione, come meritava.
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mercoledì, settembre 21, 2011
Coi più cordiali saluti ai mutati mutanti TQ
Semplice operazione commerciale, con contorno di marketing e lancio dell’immagine? Può darsi, visto il trend dell’industria discografica, e la presenza di un personaggio scafato come Mick Jagger; eppure questo Miracle Worker, il primo singolo di un nuovo gruppo, Superheavy, nato da pochi mesi, è un pezzo gradevole, con un progetto artistico ben delineato e una regia video all’altezza del prodotto. E sembra in controtendenza con quanto sta avvenendo in Italia: Jagger lo ha rimarcato in un’intervista: “È bello che la gente inizi a pensare fuori dalle categorie. La musica è sempre stata catalogata in quelle che io chiamo “gabbiette per i piccioni.” Uscire dalle gabbie, contaminare i generi, rock, blues, reggae, in un mix raffinato e orecchiabile, diciamo pure pop. In Italia, in letteratura, dopo una stagione di contaminazioni, ci sono segnali di un ritorno dei generi specializzati, specialmente nelle collane: horror-horror, spy story-spy story, thriller-thriller e così via. La loro fusione, la lettura di un racconto scarsamente prevedibile oggi sarebbe – secondo gli editori – poco apprezzata dai lettori. Benvenuti nelle nuove gabbiette italiane dei generi, quindi.
martedì, settembre 13, 2011
La mia vita complicata
di Toni Hendrix Rinaldi
Ho 57 anni, vivo a Milano dove lavoro come fotografo, e a tempo perso scrivo dei romanzetti thriller sotto pseudonimo. Se qualcuno si chiede: perché lo pseudonimo? rispondo prontamente: perché gli autori italiani di questo genere letterario godono di scarso appeal presso i lettori italiani. I motivi andrebbero studiati con calma e con coraggio, ma per ora mi limito al semplice dato di fatto, cioè che il mio editore mi ha chiesto di adottare un nome esotico per vendere più copie, e la cosa funziona. Non sono certo l'unico: per restare nel thriller sappiamo di Enzo Verrengia, Stefano di Marino, Andrea Carlo Cappi, Giancarlo Narciso, Gianfranco Nerozzi, italianissimi che si firmano con nomi cool come Stephen Gunn, Jack Morisco, Jo Lancaster Reno ecc. Per la verità è un fenomeno diffuso non solo nel thriller; tutti sapete di Aldo 9, Tommaso Pincio, che coi loro cognomi veri, Centanin e Colapietro difficilmente avrebbero venduto quelle copie.
mercoledì, settembre 07, 2011
C'era (quasi) una volta...
E’ uscita una prima edizione (già esaurita, si sta preparando una ristampa) di questa antologia, C’era (quasi) una volta (Senzapatria 2011), 26 fiabe con ambientazioni in varie città e territori italiani, con illustrazioni di Marco D'Aponte. Un volo della fantasia, della narrazione rivolta soprattutto all’infanzia (ma non solo, da qui il “quasi). Quando il curatore, il caro amico Marino Magliani, mi ha chiesto di partecipare si è accesa una lampadina vivissima: in questo periodo della vita scrivo soprattutto dei thriller-noir, per cui che sfida interessante misurarmi con una favola! Poi ho pensato a Céline, che scriveva il Voyage, i Guignol’s band, e intanto elaborava una straordinaria fiaba per la figlia Colette, la storia del piccolo Mouck, pubblicata coi bellissimi disegni della moglie (Rizzoli 1998, attualmente introvabile, temo). Ora, senza paragonarmi al grande Ferdinand, perché non trascrivere una favola che inventai per mia figlia Beatrice? Così sono partito, e ho fatto rivivere il personaggio di Coriandolina, una bimba di Cervia che ha come amico una creatura degli alberi, Alberino. Ho cercato di tornare a essere quel padre seduto di fianco al suo letto, mentre si addormentava e sognava le avventure di Coriandolina. Spero, e credo, di esserci riuscito. Beatrice l’ha riletta oggi, a 17 anni, e ha detto che in effetti ricorda, e le è piaciuta molto.
Il libro si può acquistare nelle principali librerie on line oppure direttamente dall’editore. In libreria non sarà facile trovarlo, perché Senza Patria ha fatto la scelta – con altri indipendenti – di sganciarsi dal circuito della distribuzione, dominato dalle major, che ghettizzano gli indipendenti. Carlo Cannella, l’editore, ne ha parlato qui e qui.
Il libro si può acquistare nelle principali librerie on line oppure direttamente dall’editore. In libreria non sarà facile trovarlo, perché Senza Patria ha fatto la scelta – con altri indipendenti – di sganciarsi dal circuito della distribuzione, dominato dalle major, che ghettizzano gli indipendenti. Carlo Cannella, l’editore, ne ha parlato qui e qui.
venerdì, luglio 22, 2011
Il merito di Otherside
Otherside dovrebbe stare sui banchi-vip delle librerie megastore, accanto ai thriller industriali americani e svedesi e cinesi, quelli con le hardcover fasciate da “strilli” del tipo “100.000.000 di copie vendute nel mondo”, oppure “un thriller mozzafiato che vi stringerà nella sua morsa e non vi mollerà più. Vincent Fitzpatrick” (che poi uno si chiede: ma chi è Fitzpatrick? Ma non è importante rispondere, deve pur essere qualcuno che conta!). Ha tutte le qualità, la rilegatura, la grafica, la copertina, la trama, la suspence, persino i difetti istituzionali. Insomma, sarebbe un romanzo di genere noir-avventura perfetto, con ambientazioni internazionali, non provinciale, pieno di azione, armi, un po’ di donne vampire e walkirie, soldi, droga, colpi di scena. “Quando inizierete Otherside ricordatevi di prendere le ferie dal lavoro, perché non riuscirete più a smettere! Nick Fittipaldi, Los Angeles Time).”
martedì, luglio 05, 2011
I racconti di Segretissimo
Nel prossimo numero di Segretissimo, in edicola da sabato 9 luglio, sarà pubblicato il mio racconto Un lavoro di mafia. Si tratta di una nuova avventura del superkiller Lo specialista, già ospite di Segretissimo di agosto 2010 con Morte nella favela. Questo eroe, che è "anti" solo in parte, perché sta viaggiando verso la scoperta della sua vera origine, che si perde nell'antica Cina del VI secolo in un romanzo in via di elaborazione, capita a Lugo di Romagna, nell'unica missione italiana della sua carriera, con l'incarico di eliminare un boss della mafia siciliana. E' in appendice al romanzo di Franco Forte, che inaugura tra l'altro il nuovo incarico di direttore editoriale di Segretissimo, Urania, Il Giallo Mondadori, subentrando a Alan Altieri.
martedì, giugno 28, 2011
Sta crescendo
Questo miniracconto è contenuto nell'antologia 365 racconti horror per un anno, uscita il 15 maggio 2011 per Delos.
Lo sento, attraverso la porta blindata della sua camera. Non me l’aspettavo, l’ultima crisi risale a meno di tre mesi fa. I tempi si stanno accorciando dunque. Se continua così il punto di passaggio arriverà tra un paio d’anni. La cantina di cemento armato è terminata, ma non riesco ad accettare l’idea di doverlo rinchiudere lì dentro. Eppure non c’è scelta.
Prendo il Taser. Se tenta di aggredirmi lo fermerò con una scarica da 50.000 volt. Non è ancora in grado di reggerla. Almeno spero.
Lo sento, attraverso la porta blindata della sua camera. Non me l’aspettavo, l’ultima crisi risale a meno di tre mesi fa. I tempi si stanno accorciando dunque. Se continua così il punto di passaggio arriverà tra un paio d’anni. La cantina di cemento armato è terminata, ma non riesco ad accettare l’idea di doverlo rinchiudere lì dentro. Eppure non c’è scelta.
Prendo il Taser. Se tenta di aggredirmi lo fermerò con una scarica da 50.000 volt. Non è ancora in grado di reggerla. Almeno spero.
venerdì, giugno 24, 2011
Bassa Romagna, Yoknapatawpha, Italia
Ho letto Luce d’Agosto di William Faulkner da ragazzino, in un periodo difficile, giorni perduti in cui mi sentivo particolarmente isolato, senza prospettive, come spesso accade agli adolescenti. E come spesso accadeva in quella terra degli anni ‘70, la Bassaromagna che sembrava il profondo Sud degli Stati Uniti, coi suoi uomini massicci e razzisti, omofobi e duri. Il razzismo era una componente molto diffusa, anche se non c'erano i negri, essendo l’immigrazione un fenomeno ancora quasi sconosciuto (ma non l’emigrazione, con molti italiani che continuavano a raggiungere la Germania e la Svizzera in cerca di lavoro). Il razzismo si indirizzava soprattutto verso i marocchini, cioè gli italiani meridionali. Respiravo quell’aria soffocante, lavoravo in fabbrica durante le vacanze estive ed ero costretto a parare i monologhi degli altri operai sui marocchini fannulloni (e magari questi discorsi venivano fatti mentre si era imboscati a fumare e sonnecchiare), sui culattoni, e così via. Insomma, leggendo quel poderoso romanzo mi sembrava di esserci, a Yoknapatawpha.
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domenica, giugno 19, 2011
I've got some Friends (?)
Alla serata/manifestazione della FIOM Tutti in piedi.
Arriviamo verso le 22, il parco di Villa Angeletti è strapieno. Lo capiamo mentre cerchiamo disperatamente parcheggio, che trovo in un buco che solo io conosco, poiché lavoro a poche centinaia di metri, nel palazzo di cristallo che sembra uscito da una pagina del mio La città nera. Ma guarda un po' che razza di coincidenza, penso a volte.
Lo capiamo per strada, mentre con alcuni amici ci dirigiamo verso l'entrata del parco, lo capiamo dal flusso ininterrotto di persone, quasi tutte giovani, che si dirige nella stessa direzione. E' come viaggiare sulla corrente di un fiume in piena.
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Tutti in piedi
martedì, giugno 14, 2011
Problems
Problems.
Reading problems.
Ho un problema di lettura dei romanzi contemporanei. Cerco di risolverlo, anche perché mi sembra di vivere in un'altra epoca. Non è sempre facile discutere con qualcuno e sottrarsi alla domanda: “conosci quello? Hai letto il suo libro?”. Mi è capitato anche durante una intervista televisiva: “ha letto il tale scrittore? Cosa ne pensa?” Perdio, sarebbe carino evitare queste domande così dirette.
venerdì, giugno 10, 2011
Chi ha paura del brigadiere Soncini?
Un pomeriggio d’agosto, con un caldo afoso e il sole che picchia come un maglio, noi ragazzi siamo sdraiati sulla sabbia del fiume, coi piedi in acqua. Quando il calore si fa insopportabile ci tuffiamo, ci rinfreschiamo nella pigra corrente della buca di Filippi, un invaso lungo circa cinque metri dove l’acqua è alta e non si tocca.
D’un tratto sentiamo, sull’argine, un motore che si avvicina. Sembra un trattore, arriva sopra di noi e si ferma. Un ragazzo si alza in piedi, allunga il collo e dice: “Osta della miseria, sono arrivati i caramba”. Ci agitiamo, stupiti, non sappiamo che fare. I carabinieri qui alla buca? Perché?
lunedì, maggio 30, 2011
Machete, lo sbracamento del pulp
Machete sembra la dimostrazione che non basta un contenuto per realizzare un’opera. Il contenuto è importante solo se è veicolato da una lingua creativa, da uno stile non omologato e dinamico che contiene altri contenuti non evidenti, non dichiarati, perché qui sta il vero mistero dell’opera.
Ma cambiamo registro. Diciamolo con parole nostre. Diciamolo all’exploitation: Machete è una cagata pazzesca. Passi la rilettura degli stili “bassi” dei b-movie anni ‘70, che è una delle caratteristiche della scuola Tarantino, l’ironia, lo scherzo, l’esagerazione, ma Machete sembra un film per bambini (bambini horror, d’accordo), didascalico, persino ridicolo. Lo spettatore, per quanto disincantato e amante del paradosso, si sente preso per i fondelli. Le citazioni horror e gore, una quantità inverosimile di teste e arti mozzati, spruzzi vermigli di sangue ovunque, cessano quasi subito di divertire per annoiare, nella loro prevedibilità. L’unica trovata davvero originale, nella sua esplosione splatter, è quando Machete si cala dalla finestra aggrappato all’intestino di uno dei killer che lo inseguono, usato come fune. Per il resto tutto appare affrettato, facilone, ripetitivo.
Ma cambiamo registro. Diciamolo con parole nostre. Diciamolo all’exploitation: Machete è una cagata pazzesca. Passi la rilettura degli stili “bassi” dei b-movie anni ‘70, che è una delle caratteristiche della scuola Tarantino, l’ironia, lo scherzo, l’esagerazione, ma Machete sembra un film per bambini (bambini horror, d’accordo), didascalico, persino ridicolo. Lo spettatore, per quanto disincantato e amante del paradosso, si sente preso per i fondelli. Le citazioni horror e gore, una quantità inverosimile di teste e arti mozzati, spruzzi vermigli di sangue ovunque, cessano quasi subito di divertire per annoiare, nella loro prevedibilità. L’unica trovata davvero originale, nella sua esplosione splatter, è quando Machete si cala dalla finestra aggrappato all’intestino di uno dei killer che lo inseguono, usato come fune. Per il resto tutto appare affrettato, facilone, ripetitivo.
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giovedì, aprile 14, 2011
Cara nonna, non ti dico
Ho un ricordo molto vivido dei nonni materni. I miei genitori mi mandavano da loro in estate, nella campagna di Voltana di Lugo, perché mio padre era quasi sempre all’estero e mia madre era rinchiusa nel laboratorio di parrucchiera, l’unico nel nostro paese all’inizio degli anni ’60.
Era una vecchia, grande casa colonica coi muri di mattoni rossi, con un’aia che utilizzavano per “battere il grano”, cioè separarlo dalla paglia, dove giravano trattori, carretti, uomini con badili e zappe. I nonni coltivavano ancora il piccolo podere, il nonno lavorava anche come bracciante a giornata nei campi vicini e la nonna curava un enorme orto e un pollaio che producevano ortaggi, frutta e uova, acquistate da certe donne robuste che arrivavano in bicicletta con grandi sporte di paglia.
Era una vecchia, grande casa colonica coi muri di mattoni rossi, con un’aia che utilizzavano per “battere il grano”, cioè separarlo dalla paglia, dove giravano trattori, carretti, uomini con badili e zappe. I nonni coltivavano ancora il piccolo podere, il nonno lavorava anche come bracciante a giornata nei campi vicini e la nonna curava un enorme orto e un pollaio che producevano ortaggi, frutta e uova, acquistate da certe donne robuste che arrivavano in bicicletta con grandi sporte di paglia.
venerdì, aprile 01, 2011
La bellezza della cover
Ho sempre provato interesse verso le cover. Da ragazzo, quando scrivevo invasato di scrittura automatica, facevo cover di Henry Miller e di Kerouac. Gli amici dicevano che li imitavo (e li reinterpretavo) benissimo. In musica esistono cover stupende, alcune oserei dire addirittura più belle degli originali. Di Knocking on heaven's door di Bob Dylan non credo possa esistere, né ora né mai, versione più bella dell'originale, ma ne sono state fatte di notevoli. Ho sempre creduto che quella dei Guns n' Roses fosse magnifica, ma non conoscevo questa dei Nirvana. Ora quella dei Guns mi sembra commerciale, e Axl Rose che corre per il palco in mutande e scarponcini un emerito pagliaccio.
venerdì, marzo 25, 2011
Ma chi sono? Cosa sono?
Fossero almeno di destra. Avremmo di fronte un avversario – un nemico con un progetto – un progetto da combattere – il mondo diviso tra ricchi e poveri e i ricchi devono comandare come classe, essere i padroni e i poveri nutrirli e lavorare per loro – un programma con dei diritti e dei doveri nonostante tutto; invece il dramma, il vero, autentico dramma italiano, è che non sono nulla di definibile, non sono né di destra né di centro né di sinistra, non sono credenti né atei, non hanno nessuna idea né progetto, a parte l’unico, il solo per il quale lavorano: restare al potere per accumulare ricchezza e privilegi, e cavalcare tutte le onde, dire oggi una cosa e domani il suo contrario, baciare le mani a papi e dittatori per poi bombardarli il giorno dopo per poi negare i bombardamenti, tanto la maggioranza della popolazione non sa, non capisce perché i sondaggisti gli hanno detto che l’unico medium che le fornisce informazioni è la televisione, e loro, che grazie all’incredibile immobilismo dei governi di centrosinistra la controllano quasi completamente, non temono di cadere nel ridicolo o nel patetico (definizioni a loro del tutto ignote).
venerdì, marzo 18, 2011
In finale
La città nera è entrato nella terna finalista del Premio Franco Fedeli, considerato uno dei più prestigiosi - se non il più prestigioso - premio italiano di letteratura gialla e noir. La cosa mi onora soprattutto per un motivo: il narratore di questo romanzo è un sergente della polizia di Roma, nel 2106. Cerca di compiere il suo dovere in una città devastata dalla corruzione e dal malaffare, con scarsi mezzi a disposizione, sottoposto a un potere dispotico e folle a cui non importa nulla dell'ordine pubblico. Il sergente Antonio Draghi è un uomo d'altri tempi, un uomo e un poliziotto di cui ci si può fidare. Mi onora che sia stato valorizzato proprio da una giuria e da selezionatori appartenenti alla Polizia di Stato.
lunedì, marzo 07, 2011
Solo un'eccezione
Di questo gruppo, Paramore, non so nulla, salvo che vengono definiti “punk-emo-pop”; non è certo colpa mia. Poi leggo che hanno partecipato alla colonna sonora di Twilight. Non ho colpa neanche di questo. Però di questo video, che ho sentito per caso in una radio, mi piace la melodia, il romanticismo. Un vecchio amico lupo della steppa quando l’ha saputo ha detto che sono diventato “criptico” con un video “adolescenziale”. Può essere. Però come posso riscattarmi dal fatto che mi piacciono le parole, l’incontro col padre, la fiducia nell’amore nonostante tutto, il viaggio attraverso le stanze - e quando la cantante si alza da tavola, nel ristorante, mentre i ragazzi cambiano continuamente di fronte a lei, si è mai vista tanta grazia femminile?
venerdì, febbraio 25, 2011
E' accaduto
Alla fine è accaduto: ho firmato un piccolo romanzo col mio nome di alter ego. Varie volte ho tentato, ma sempre ha prevalso il nome del padre, del creatore. Invece è giusto rispettare l'autonomia dell'alter ego. Dice quello che il creatore preferisce tacere. L'alter ego è un combattente, o un traghettatore.
Missione Speciale è un noir duro e puro, con implicazioni psicologiche importanti, almeno per chi l'ha scritto, cioè io. Mi ha causato un senso di disagio, a tratti di angoscia, come se avessi trasportato sulla carta pensieri, immagini, e soprattutto identificazioni che di solito preferisco tacere, o ignorare. Invece sono uscite, spavalde e sincere, e ora sono fissate sulla carta. Non è uno splatter, né un horror. Non viene versato sangue, a parte una goccia, una sola. Ma è l'identificazione con qualche personaggio (quale? Forse più di uno) a farne, per me, un nero.
Missione Speciale è un noir duro e puro, con implicazioni psicologiche importanti, almeno per chi l'ha scritto, cioè io. Mi ha causato un senso di disagio, a tratti di angoscia, come se avessi trasportato sulla carta pensieri, immagini, e soprattutto identificazioni che di solito preferisco tacere, o ignorare. Invece sono uscite, spavalde e sincere, e ora sono fissate sulla carta. Non è uno splatter, né un horror. Non viene versato sangue, a parte una goccia, una sola. Ma è l'identificazione con qualche personaggio (quale? Forse più di uno) a farne, per me, un nero.
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