venerdì, gennaio 13, 2012

Emozioni

Ho provato una forte emozione leggendo questa lettera – inedita fino a poco tempo fa – scritta da Jack Kerouac a Marlon Brando nel 1957 per convincerlo a produrre e interpretare la versione cinematografica di “Sulla strada”. Quel libro cambiò la mia vita di ragazzo. Mi identificai con la sua velocità, coi suoi personaggi tristi e furiosi, col positivismo folle di Dean, col narratore Sal. Anch’io, come Dean, andavo in giro a mille all’ora gridando sììì!, sentendo che in me esisteva solo il presente, e non m’importava del futuro. Anch’io, come Jack, scrivevo freneticamente su un unico lungo foglio di carta (ma non sapevo che Jack aveva in realtà revisionato e riscritto più volte il libro per renderlo pubblicabile).

La lettera è molto bella, Jack dimostra una grande consapevolezza della sua arte e dell’arte in generale, il cinema, il teatro. Sappiamo, o crediamo di sapere, che Marlon Brando non gli rispose. Abbiamo perso un film con Brando nella parte di Dean e lo stesso Jack in quella di Sal.

Devo la scoperta di questa lettera alla rivista Satisfiction, che l’ha tradotta.

giovedì, gennaio 12, 2012

Canzoni d'amore in mezzo alle gambe

Come ho scritto nella mia scheda biografica dell’antologia Love Out la vita (la mia), è divisa in fasce: ora mi trovo in un segmento di lettura del mainstream. Così ho attaccato l’ultimo libro di Andrea De Carlo, LEIELUI. Per il momento è presto per parlarne, De Carlo è stato importante nella mia formazione stilistica con Due di due, Tecniche di seduzione, poi mi è sembrato un clone di se stesso finché ho beccato un paio di libri di qualità bassissima, così l’ho dimenticato; ora ho deciso di tornarci su. Per me è anche un’ottima palestra per superare i pregiudizi, cioè leggere qualcosa o qualcuno senza farsi ottenebrare da prevenzioni. Fatto sta che ho trovato questo passo, dove la LEI ricorda il suo vecchio rapporto con un tipo “altamente instabile”:

lunedì, gennaio 09, 2012

Autopsia di un poeta

Non sappiamo cosa abbia veramente spinto Jean Paul Sartre a scrivere di Baudelaire: “questo solitario ha una paura spaventosa della solitudine, non esce mai senza un amico, aspira a una casa, a una vita familiare, ostenta disprezzo e fin odio per i gravi personaggi incaricati della sua tutela, eppure non ha mai cercato di liberarsene né mancato una sola occasione di subire i loro ammonimenti paterni. E’ dunque tanto diverso dall’esistenza che ha condotto? E se l’avesse meritata la sua vita?”

Non conosciamo il vero motivo che ha convinto Sartre a prendere colui che è considerato il cantore del Male come esempio di un destino cercato, e non subìto, perché, pur tra mille trucchi e mille menzogne, realizzato con le proprie mani, con determinazione. L’opera che gli ha dedicato nel 1947, Baudelaire, ripubblicata nel 2006, è infatti un’analisi spietata, al limite della crudeltà, del personaggio Baudelaire, del suo essere asservito ipocritamente a tutto ciò che sembra disprezzare, il Potere, i Giudici, l’Autorità; quel suo essere “sempre al guinzaglio, sempre in catene, un eterno minorenne, un adolescente invecchiato, un bambino imbronciato, che pesta i piedi e si vanta delle proprie mancanze (...) un uomo curvo, curvo su se stesso, come Narciso”.

mercoledì, gennaio 04, 2012

Love Out in febbraio


IMPERDIBILE
Ma l’amore esiste, come sentimento innato, dalla notte dei tempi? L’amore nasce con l’uomo, e l’accompagnerà fino al compimento del suo destino? Queste domande, che viaggiano attraverso i secoli e hanno prodotto grandi romanzi e grandi poemi, hanno ricevuto molte risposte: amore come idealizzazione dell’amato, amore eroico che combatte contro le avversità, amore assoluto che genera la scintilla della vita, oppure amore che rispecchia i segni dei tempi e le contraddizioni della sua epoca, sistema di codici che cambiano col mutare della storia.