L'altro giorno ho trovato in bagno una monumentale copia del giornale illustrato Amica, con la copertina strappata. Era il classico catalogo di inserzioni pubblicitarie con vari articoli e servizi redazionali di genere moda/costume. L'ho messo sulla bilancia: 2 chili e 750 grammi. Non male. Soprattutto comodo da portare in autobus o nella borsetta per una donna moderna che lavora in città. Ma probabilmente non è questo il target. Quale sarà allora?
Fatto sta che l'ho sfogliato con curiosità e piacere, ricordando con una certa emozione gli anni milanesi. Infatti quando lavoravo come fotografo Amica era uno dei giornali che sfogliavo sempre con interesse, perché ricco di servizi fotografici interessanti. Nulla di trasgressivo per carità, ma questa era una caratteristica italiana. La trasgressione era roba per gli inglesi, per i tedeschi. Italiani e francesi (che erano i modelli) puntavano invece alla femme-fatale, la classe, l'eleganza lussuosa, il fascino charmant, cose così. Però le foto erano ottime, nulla da dire. E c'erano pure dei servizi intriganti, quando il direttore era il mitico Paolo Pietroni, teorico di un maschio feroce, cacciatore, rigorosamente tabagista, amante della corrida, dell'alcol, dei soldi, che seduce la donna che "spacca", la spaccatrice parigina firmata dalla testa ai piedi con gli occhiali da sole che nascondono occhi di ghiaccio, la Ferrari. Personcine così. Però quello era il mondo. Quelli erano i miti. E io ero meno selettivo di adesso. Forse ero semplicemente più giovane.
martedì, giugno 05, 2012
lunedì, giugno 04, 2012
Le armi di Grillo
Quando accendo la TV e sono costretto a vedere i soliti predicatori che pontificano sulla politica, i partiti, le alleanze, con le stesse parole di sempre, come se per loro il tempo fosse fermo e fuori dalle loro finestre non stesse accadendo nulla, e la sfiducia e il discredito che stanno travolgendo questa classe dirigente corrotta non esistessero, penso che sono dei suicidi, dei pazzi irresponsabili che mentre affondano cercano di trascinare con loro il resto del paese. C’è arroganza, falsità, ma anche una forma di follia nel loro argomentare recitato, immobile: noi facciamo, noi siamo, noi pensiamo, noi, noi, in un’esibizione inquietante di falso trionfalismo. Per questo sottoscrivo questo post che ho letto sul blog di Claudio Sabelli Fioretti, col titolo Non date l’arma a Grillo:
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