Il Sindaco Santo
e gli uomini bassi in soprabito giallo
Vi fu un tempo in cui gli uomini erano grandi. Anche se di opposte fazioni politiche pagavano di persona per le loro idee, andavano fino in fondo, applicavano alle loro azioni un’etica che talvolta strideva coi propri interessi personali. Quello era il tempo di Giorgio la Pira, e lui fu un di quegli uomini.
Oggi, nell’era degli “uomini bassi in soprabito giallo”, per dirla con Stephen King (Cuori in Atlantide), guardiamo a quei tempi epici con stupore e incredulità. Oggi gli uomini che contano, gli uomini che governano, pensano soprattutto ai loro affari personali, ai propri tornaconti, e per raggiungere i loro obiettivi mentono, imbrogliano, disinformano (ovviamente sempre in nome “degli interessi del Paese”, ci mancherebbe). Invece ci fu un tempo, che forse non tornerà mai più, in cui chi era chiamato a svolgere un compito si sacrificava, donava tutto se stesso e anche il proprio piccolo patrimonio, come Giorgio La Pira, il leggendario Sindaco di Firenze degli anni Cinquanta e Sessanta. Fu uno dei personaggi più controversi, e più grandi, del Novecento. Le sue azioni, le sue delibere di Sindaco, le sue scelte radicali, dettate unicamente dall’intento di fare uscire le massi popolari dalla miseria in cui versavano nel dopoguerra, perché “il Vangelo è dalla parte dei poveri e degli oppressi”, gli attirarono feroci censure proprio da parte dei suoi stessi amici di partito, la Democrazia Cristiana, e del giornale cittadino La Nazione, che vedevano nel suo operato e nelle sue iniziative provocatorie un attentato alla “normalità” e ai privilegi consolidati. Eccolo minacciare di requisire la Nuovo Pignone, che aveva annunciato migliaia di licenziamenti, e requisire la fonderia Cure, per lo stesso motivo, per poi consegnarla agli operai riuniti in cooperativa, attirandosi violente invettive e le immancabili accuse di essere un “amico dei comunisti”.
Questo libro, Il Sindaco santo, scritto da Riccardo Bigi, giornalista fiorentino e addetto stampa del Vescovo, per le edizioni San Paolo, ripercorre con dovizia di particolari e documenti, lettere, testimonianze, e un non dissimulato amore per questo grande mistico prestato alla politica, la vita e le opere di La Pira, i suoi ideali e le sue sofferenze. E la sua fede totale, senza compromessi, che lo portò a vivere quasi tutta la vita nella celletta di un monastero, e a devolvere ai poveri tutto il suo stipendio di deputato. Oggi, nell’era in cui i politici bassi in soprabito giallo pensano alle proprie ville, al pingue conto in banca, ai maneggi, ai portaborse, al businness, è terapeutico occuparsi di uomini come Giorgio La Pira.
e gli uomini bassi in soprabito giallo
Vi fu un tempo in cui gli uomini erano grandi. Anche se di opposte fazioni politiche pagavano di persona per le loro idee, andavano fino in fondo, applicavano alle loro azioni un’etica che talvolta strideva coi propri interessi personali. Quello era il tempo di Giorgio la Pira, e lui fu un di quegli uomini.
Oggi, nell’era degli “uomini bassi in soprabito giallo”, per dirla con Stephen King (Cuori in Atlantide), guardiamo a quei tempi epici con stupore e incredulità. Oggi gli uomini che contano, gli uomini che governano, pensano soprattutto ai loro affari personali, ai propri tornaconti, e per raggiungere i loro obiettivi mentono, imbrogliano, disinformano (ovviamente sempre in nome “degli interessi del Paese”, ci mancherebbe). Invece ci fu un tempo, che forse non tornerà mai più, in cui chi era chiamato a svolgere un compito si sacrificava, donava tutto se stesso e anche il proprio piccolo patrimonio, come Giorgio La Pira, il leggendario Sindaco di Firenze degli anni Cinquanta e Sessanta. Fu uno dei personaggi più controversi, e più grandi, del Novecento. Le sue azioni, le sue delibere di Sindaco, le sue scelte radicali, dettate unicamente dall’intento di fare uscire le massi popolari dalla miseria in cui versavano nel dopoguerra, perché “il Vangelo è dalla parte dei poveri e degli oppressi”, gli attirarono feroci censure proprio da parte dei suoi stessi amici di partito, la Democrazia Cristiana, e del giornale cittadino La Nazione, che vedevano nel suo operato e nelle sue iniziative provocatorie un attentato alla “normalità” e ai privilegi consolidati. Eccolo minacciare di requisire la Nuovo Pignone, che aveva annunciato migliaia di licenziamenti, e requisire la fonderia Cure, per lo stesso motivo, per poi consegnarla agli operai riuniti in cooperativa, attirandosi violente invettive e le immancabili accuse di essere un “amico dei comunisti”.
Questo libro, Il Sindaco santo, scritto da Riccardo Bigi, giornalista fiorentino e addetto stampa del Vescovo, per le edizioni San Paolo, ripercorre con dovizia di particolari e documenti, lettere, testimonianze, e un non dissimulato amore per questo grande mistico prestato alla politica, la vita e le opere di La Pira, i suoi ideali e le sue sofferenze. E la sua fede totale, senza compromessi, che lo portò a vivere quasi tutta la vita nella celletta di un monastero, e a devolvere ai poveri tutto il suo stipendio di deputato. Oggi, nell’era in cui i politici bassi in soprabito giallo pensano alle proprie ville, al pingue conto in banca, ai maneggi, ai portaborse, al businness, è terapeutico occuparsi di uomini come Giorgio La Pira.
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