lunedì, luglio 10, 2006


Non ce la faccio (e forse non ce la farò mai)

Nei commenti al post precedente “Prepararsi all’evento” pap scrive: “campioni d'italia!!! Qui in questo paesotto romagnolo il dopo partita si è vissuto così, come una piccola grande occasione di sballo, di festa e trasgressione. Carri, carretti, moto auto strane, ma tutti senza casco, tutti imbandierati, pitturati, urlanti e suonanti. C'era di tutto, ragazze fuori dai finestrini, genitori con neonati al collo che avrebbero dormito volentieri nei loro letti, mamme che tiravano per le braccia bambini stanchissimi... Non ho visto vigili, né polizia. Mio figlio 13enne è tornato a casa alle 1145, troppo casino, ma... poi ha preferito chattare con il suo amico; mia figlia 15 enne invece e' rimasta là fino alla mezza, ma c'eravamo tutti... io ero solo impaurita da tanta anarchia stradale.Ma la partita e' stata piacevole, a parte Zidane”.
Questa è la festa, la gioia del 1982. Forse pap – azzardo una ipotesi parapsicologica – ha vissuto quei momenti ed ora cerca una riproposizione di quei sentimenti, che erano positivi, perché anch’io li ho vissuti.
Ma non è come nel 1982.
Io quando l’Italia ha vinto con la Germania sono stato costretto a uscire in macchina con mia figlia. Per strada c’erano gruppi di giovani iper-eccitati che gridavano contro le auto agitando i pugni e le bandiere coi manici. Non ero affatto tranquillo. Altri giovani carambolavano con auto e furgoni sbandierando fuori dai finestrini, col rischio di collisioni. Io non ero tranquillo per niente.
Quando l’Italia ha battuto l’Ucraina ero a Torbole sul Garda, e siamo usciti per una passeggiata. Auto strapiene di giovani sfrecciavano sulla Gardesana e tutti urlavano e agitavano i pugni. C’era anche un camion, col cassone aperto stracarico di giovani con enormi bandiere. Uno particolarmente alterato urlava: “io non sono un tedesco dimmerda, io sono italiano! Italiano!”. Ora, in una zona la cui prosperità deriva dal turismo, soprattutto tedesco – ed è un turismo educato e rispettoso, perché è legato allo sport, windsurf, mountain bike, free-climbing, trekking – si capisce il livello di lumpen-cultura cui fanno riferimento certi personaggi fanatici del calcio. Che non sono una sparuta minoranza, ma parte organica delle cosiddette curve, dove regnano razzismo, violenza, disprezzo per l’avversario. I loro eroi sono i calciatori, che insultano gli altri calciatori; è Totti, che sputò in faccia non ricordo a chi. Un loro eroe è Cannavaro, il capitano, esaltato, incensato in questi giorni oltre ogni limite, ripreso in un video mentre, prima di una partita, si faceva un perone in vena di una “sostanza consentita”.
Non è come nel 1982.
Intorno al calcio si è sviluppata una lumpen-cultura fatta di menzogne, volgarità, furto, prepotenza, vippismo e yuppismo, mafia. Tiziano Scarpa ha scritto un
pezzo di fredda ferocia su primo amore in cui afferma che questa cultura oggi in Italia ha vinto. Nel 1982 queste cose non c’erano, oppure se c’erano non si vedevano, e quindi la pentola non era ancora piena, non traboccava.
No, non è come nel 1982, e Napolitano non è Pertini.
In questi giorni sui media si è scatenato un fanatismo mediatico che mi ricorda il periodo spaventoso dei funerali del papa. Quello fu un esempio di regime totalitario mediatico realizzato. Scrivemmo che i media, la televisione soprattutto, si erano fatti prendere la mano, che avevano “esagerato”. No, non avevano esagerato. Questo è lo stile, questo è il sistema. Era così allora, lo è oggi e lo sarà domani. Il ritorno della squadra è stato salutato con toni di isterismo spinto a livelli estremi. Lippi è “il nostro caro leader Kim Il Sung”; è la televisione di un regime di pazzi, di agit-prop di un miculpop.
Io non ce la faccio a esaltarmi. Non è per snobismo, non è per la solita sindrome del perdente a tutti i costi. Quando guardavo le partite, e vedevo i miliardari italiani che correvano sul campo, con la parte razionale di me riconoscevo che giocavano bene, forse meglio degli altri; ma non ce la facevo a gasarmi, a fare il tifo per loro. Ci ho provato, davvero, mi sono impegnato. Mi sono detto “ma insomma, prova a condividere questa gioia, prova per un attimo a uscire dal tuo solito stato di oscurità critica, di NO a oltranza, che ti rende sempre un po’ eccentrico, anomalo, imbarazzante con gli altri”. Ho provato, con tutte le mie forze, ma non ce l’ho fatta. E so che forse non ce la farò mai. Mi venivano in mente gli striscioni razzisti degli stadi, e “io non sono un tedesco dimmerda”, e il partito trasversale di deputati e Mastella che invocavano l’amnistia in caso di vittoria del mondiale (poi corretto in “atto di clemenza”, ma cosa cambia?). Vale a dire l’accettazione istituzionale del superimputridimento che regna intorno al calcio, nel calcio. Peggio dei condoni di Tremonti.
Intanto c’è un governo di centrosinistra che, per risollevare i conti pubblici, sta per varare misure finalmente nuove, che tengono conto delle speranze di noi che l’abbiamo votato: tagli alla sanità, alle pensioni e al pubblico impiego. Era ora, qualcosa di sinistra.
Già, ma chi se ne frega? L’Italia è CAMPIONE DEL MONDO, si va in giro a urlare “viva l’Italia, grande Italia, sono fiero di essere italiano, non sono un tedesco dimmerda!”. Siamo tutti uniti intorno al nostro “caro leader Kim Il Sung”, con un bandierone in mano e la televisione che urla per noi.

E veniamo alla famosa testata di Zidane. Si è trattato di un gesto inqualificabile, ed è stato giusto il provvedimento di espulsione. Non si può rispondere con un’aggressione a una provocazione verbale, per quanto grave sia. Però tra le urla di “siamo italiani!” sarebbe opportuno tentare di chiarire cosa ha davvero detto e fatto Materazzi. Il Guardian ha scritto che gli ha lanciato l’accusa di “terrorista”; poi ha smentito, ma sappiamo il peso che hanno le smentite. Terrorista rivolto a un algerino, con la storia che ha alle spalle, con la guerra di liberazione che è costata migliaia di morti, e la retorica che identifica gli arabi coi terroristi, è una provocazione pesantissima, perdidipiù lanciata a freddo, con cattiveria. Inoltre un gruppo di non vedenti avrebbe letto sulle labbra di Materazzi l’epiteto di “puttana” rivolto alla sorella. Mentre scrivo sono solo ipotesi, ma perché non cercare di fare chiarezza? Perché non attribuirle tutte, le responsabilità?

Già, ma chi se ne frega? Basta agitare le bandiere, bruciare qualche cassonetto, sognare di essere un calciatore miliardario che si cucca le veline e ha la Ferrari e la BMW e la Merceds e il SUV. Mica siamo tedeschi dimmerda noi, italiani siamo, campioni del mondo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

se può consolarti neanch'io ho tifato per l'italia, anzi, ho sperato che vincessero i francesi, così ci saremmo risparmiati quel casino assurdo della televisione e per le strade. è proprio come col papa. ma, baldrus, non è che hai confuso le squadre? xchè dici che quel deficiente del garda urlava dopo la partita della ucraina, ma non doveva essere la germania?

Anonimo ha detto...

Questi sono stralci di un'intervista a Mastella, che si può trovare sul sito di Repubblica, in cui si parla della cosiddetta "amnistia" per il processo al calcio. Penso di commentino da soli. E poi mi chiedono perché detesto il calcio...

"Sfido chiunque a dirmi dove e quando ho parlato di amnistia. La corte emetterà un giudizio sulle responsabilità del singolo, ma non vanno penalizzati i tifosi. In giro c'è troppo moralismo senza morale. Sono d'accordo con Gattuso, se non ci fosse stata questa spinta a Berlino non sarebbe successo quello che è successo. Mi riconosco nel suo buon senso meridionale. [...] Questi discorsi sulla morale rischiano di farci perdere il prestigio ottenuto con la vittoria. Già li sento i commenti all'estero: ecco i soliti italiani, quelli della mafia. Ragionamenti che ci deprezzano. Rischiamo di sciupare risultato e vittoria. [...] Mi rivolgo alla corte. Valuti tenendo conto di un sistema che, pur con le sue purulenze e negatività, ha fatto vincere l'Italia. I calciatori sono figli di questo sistema, il nostro calcio è espressione di quello che c'era. Come la classe politica è espressione della società civile. Non possiamo prenderci solo il bene. [...] E allora io dico ad alta voce quello che alcuni non vogliono dire: i giudici valutino con serenità tenendo conto della vittoria. Facciamo come nell'antica Roma: chi ci ha dato prestigio e dignità va valutato con occhio diverso. Come uno che ha fatto cose esemplari. Mi sono rotto le scatole di un moralismo senza morale...".

Anonimo ha detto...

Anon2, confermo che era l'Ucraina. Probabilmente il riferimento era dovuto al fatto che Torbole è piena di turisti tedeschi e le partite si svolgevano in Germania. Però non è facile immaginare i pensieri di una testa vuota...

Sì, Sergio, confermi quanto scritto da Tiziano Scarpa: i farfugliamenti di Mastella sono la prova che l'ideologia del calcio marcio è vittoriosa in Italia.

Anonimo ha detto...

Condivido tutto, e anch'io l'altra sera mi sono entusiasmato meno che nel 1982. Come non pensare alle pastette, al doping, ai miliardi buttati al vento, a tutto ciò che circonda ormai il calcio? Eppure il calcio è anche bello da vedere: un anticipo di cannavaro che esce dall'area a testa alta (tanto per fare un esempio) rimane un valore assoluto, un'immagine che resta negli occhi. Un'immagine sbiadita, se vuoi, annebbiata da tutto il resto. Ma un'immagine bella. Alla fine, la bellezza salverà il calcio: mi sembra lo dicesse Dostoevskij, il noto fantasista della Dinamo Mosca.

Anonimo ha detto...

Io sono d'accordo con te, non era la stessa cosa...diversi i campioni, le persone, il dopo partita; e diversi noi.
Forse non era chiaro nel mio commento l'animo con cui ho vissuto questo dopomondiale. Paura.
Che certo non ricordo aver provato nel 1982.
La peura continua con l'oltraggio delle svastiche nel ghetto di roma, con le parole acide e arrabbiate dei Marocchini che incontro per strada, non venitemi a raccontare che han tifato, e che han tifato italia...loro hanno bevuto, si sono ubriacati e hanno imbrattato la citta'. Ed ora imprrcano contro i ragazzini che come mio figlio girano, tifosacci!!!, con la bandiera italiana sulla bici.
Il mio stato d'animo era di paura, baldrus, anche io ho visto pugni, ragazzi fuori dai finestrini, carambole di moto...questo volevo dire.
Pero' la partita l'ho guardata, ci ho visto, ho voluto vedere, la fatica, lo spirito di squadra, la sofferenza...ma so che nulla e' come in passato.
neanche noi.
ciao,Baldrus...

pap