venerdì, gennaio 05, 2007


"Che fia appiccato"

Non sono facili da dimenticare le immagini dell’impiccagione di Saddam Hussein. Molto si è scritto, articoli quasi sempre permeati di retorica e di polically correct a tutti i costi, quella retorica prevedibile e pedante che rende i giornali poco interessanti, ripetitivi, noiosi, e forse contribuisce a quel calo di vendite di cui si lamentano gli editori.
Certo, siamo contro la pena di morte perché in una società democratica eccetera eccetera; l’impiccagione è stata un’esibizione di pura barbarie e di nuovo eccetera. Sottoscrivo tutto, eppure emozioni contrastanti si alternavano in me mentre assistevo a quella scena ripetuta innumerevoli volte dalle televisioni.
L’uomo è entrato nella camera del patibolo, ha visto i due uomini con un cappuccio nero, i due boia, e ha lanciato una lunga occhiata alla forca, con la grossa corda che gli avrebbe spezzato il collo. Gli incappucciati si sono avvicinati e hanno a iniziato a parlargli animatamente. Oggi sappiamo che inneggiavano a Maometto e ai suoi nemici sciti. Io fissavo il volto del condannato, lo fissavo con un interesse che forse era curiosità morbosa. Sembrava assolutamente tranquillo. Non un filo di emozione passava nei suoi lineamenti. Aveva paura? Aveva la morte dentro? Mi spaventava la sua solitudine, la sua totale mancanza di risorse di fronte all’ineluttabilità della definitiva rovina. Provavo pietà, eppure pensavo che mentre lui rideva, nel pieno del suo potere, ripreso dalle televisioni di tutto il mondo, mentre sparava in aria di fronte a folle acclamanti, altri uomini e donne venivano massacrati, torturati e impiccati, soli coi loro aguzzini, per suo ordine. Stava pagando per i suoi crimini? Era quello che meritava? E l’uomo che stava per essere impiccato era ancora un criminale, un pluriomicida o un essere senza più risorse, inerme e indifeso che stava per essere trucidato?Non sapevo trovare risposte, e intanto continuavo a fissare le immagini, consapevole di essere immerso nel voyeurismo di cui si nutre la televisione; e pensavo che quell’uomo era uno granitico, uno tosto, che andava incontro alla morte con grande coraggio e dignità.


P.S. Altri due gerarchi del regime di Saddam sarebbero stati impiccati con le stesse modalità. Però per loro niente filmati, niente commenti, niente appelli. Solo la morte, quella vera – e non la retorica della morte, non lo spettacolo della stessa – è davvero uguale per tutti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

anch'io avevo letto che le esecuzioni dei gerarchi erano state eseguite, o erano in procinto di esserlo. Poi non è più così, sono ancora in attesa. Insomma, non si capisce molto.

Ma l'importante è che un giorno la pena di morte scompaia dal mondo. Invece non sembra questa la tenderza. Si tende anzi a farla sempre più violenta.