mercoledì, novembre 07, 2007
Un padre e la libertà
(stamattina, mentre bevevò un caffè, ho letto in un bar quest'articolo dell'attore Ivano Marescotti su Il Bologna, un giornale locale della mia città)
Nell’estate del 1928 mio padre Amleto aveva 18 anni, un ragazzino. Un giorno, falce in mano, con altri braccianti agricoli, stava mietendo in un campo di grano fischiettando un motivetto che aveva ascoltato in giro: “L’Internazionale”. Ma le orecchie delle spie fasciste erano in ascolto e così fu denunciato per propaganda comunista. Il Tribunale Speciale decretò: “Chi fischia l’Internazionale è comunista! Condannato al confino per 5 anni”. Nel ’35 mio nonno entrò nel cortile di casa in bicicletta portando sul manubrio un sacchetto con qualche chilo di farina. Mio padre gli chiese: “e questa da dove viene?” – “E’ il pacco del Duce” rispose il nonno. Era la generosità fascista. “Porta indietro ‘sta roba e dì loro che non abbiamo bisogno della loro carità, ma di lavoro!” Mio nonno così fece e il giorno dopo mio padre fu arrestato di nuovo e si beccò altri 8 anni di “vacanza” sulle isole, più un anno di galera per attività sovversiva comunista. Nel ’43 Amleto imbracciò il fucile per combattere il nazifascismo nelle formazioni partigiane guidate dal grande Bulow. Una generazione senza giovinezza per offrire la libertà alla nostra. Mio padre è morto a 83 anni sottraendosi alla vigliaccheria dei politici di oggi. Tal Luca Volontè alto dirigente dell’Udc, ha proposta “una legge di riforma costituzionale per inserire il divieto di apologia del comunismo insieme al reato già previsto per il fascismo”. Costui, dunque, se fosse vissuto durante il fascismo, piuttosto che combatterlo insieme ai comunisti sarebbe stato rintanato in casa ad aspettare che mio padre gli permettesse di riacquistare quella libertà che ora usa per insultarlo. E oggi, coraggiosamente, vuole finalmente “stanare i comunisti uno per uno” (sic) e fargliela pagare. Quest’uomo, da compatire, mi getta nello sconforto, e così devo ricorrere a un dirigente democristiano per trovare un minimo di consolazione. Dice Rotondi, che ringrazio: “Il comunismo italiano non ci ha negato la libertà, ma ce l’ha portata col sangue dei partigiani”. La Costituzione italiana, infatti, porta due firme. Una è quella del democristiano De Gasperi, l’altra è quella di Terracini, incarcerato dai fascisti per 17 anni, comunista. Ce n’è un’altra lì accanto, quella di Amleto. Anche se non si vede. Scusaci babbo, se puoi.
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