Spero sempre che non muoiano papi e principesse, uomini di stato e grandi impresari, vecchi e navigati politici e campioni dello sport per non vedere stravolti i già orrendi giornali italiani. In questi giorni le dimissioni di papa Ratzinger hanno inondato i quotidiani riempendo di testi noiosi e ripetitivi la maggior parte delle pagine. Sento già l’obiezione: ma si tratta di un evento straordinario… Vero, ma l’eccezionalità di un fatto non dovrebbe stravolgere più di tanto le regole del giornalismo. Fate un esame su voi stessi. Quanti articoli avete letto sul papa? Ogni giornale ve ne sta offrendo almeno una cinquantina al giorno. Eppure voi volete sapere poche cose: che cosa è successo, vi sono retroscena, quali saranno le conseguenze, chi porrebbe essere il successore? Ecco, forse ho dimenticato qualcosa ma poco. Tutto il resto è paccottiglia. Inutile occupazione di spazio. Spreco di tempo. Mancanza di fantasia. E la prima conseguenza è che molte altre notizie vengono trascurate. Però poi non si venga a piangere che gli italiani non leggono più i giornali.
Aggiungo che lo tsunami è dilagato anche in televisione, con toni a dir poco isterici. Una mandria di zombi scatenati per ore, per giorni, non ha fatto che straparlare sulle dimissioni che significherebbero questo e quello, simboli, metafore e via delirando. Purtroppo non posso dire "poi non si venga a piangere che gli italiani non guardano più la televisione" perché gli italiani la televisione la guardano, e come. La bevono.
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