Mentre stavo scrivendo un articolo sul blues, col giovane Bob Dylan che studia, e adora Robert Johnson (prossimamente uscirà sul web, ne darò notizia qui), ho ricominciato ad ascoltare questa musica, che ha rappresentato una delle più grandi passioni della mia vita. Ho cercato soprattutto il blues classico, il country blues, una voce, una chitarra, un’armonica. In biblioteca mi sono procurato The complete recordings of Robert Johnson, un doppio album che raccoglie tutte le sue incisioni. Poi ho riascoltato le mie antologie blues, molto varie, con pezzi di street-blues, city-blues, british-blues, antico e moderno. Ma ero carente di classici, Leadbelly, Blind Lemon Jefferson, Big Joe Williams. Così ho scritto al mio vecchio pard Loris Pattuelli, che ha una discoteca enorme. Mi ha inviato ben 4 CD, tre antologie straordinarie, coi maestri, le blues-lady, che sto ascoltando di continuo, e il leggendario, incomparabile Super Session. E’ un album-jam session ideato e prodotto nel 1968 da Al Kooper, compositore, produttore, polistrumentista, cantante, attivo soprattutto negli anni ’60 e ’70. Il chitarrista doveva essere Michael Bloomfield, ma a metà lavoro, causa le sue condizioni di salute difficili (dovute soprattutto all’uso di eroina), fu sostituito da Steve Stills. Per cui un lato è di Bloomfield, l’altro di Stills. Il risultato è una straordinaria interfaccia di stili chitarristici. Come solista Bloomfield è insuperabile (e insuperato). Non ha inciso molto materiale, perché è morto piuttosto giovane (38 anni), ma le sue esibizioni sono passate alla storia. Per me come solista blues è il migliore in assoluto.
Nessuno può competere con lui, persino Jimi Hendrix, per quanto lo stile di Jimi sia talmente personale e originale da non potere essere paragonato a nessuno. Bloomfield è un poeta del blues, sa essere dolce, rabbioso, potente. Accarezza e morde la chitarra. La fa cantare, sussurrare. Ama la chitarra. Ci fa l’amore. Ha suonato anche con Bob Dylan, che ha detto di lui: “era incredibilmente bravo. Non so come si faccia a essere così bravi”.
Albert’s Shuffle è il primo pezzo di Super Session. Secondo Loris Pattuelli è il più bell’incipit del Novecento. Sono d’accordo. E’ un capolavoro.
Ho sbagliato video. Questo è Stop, il secondo pezzo, ma è talmente bello che ho deciso di lasciarlo. Di seguito inserisco la versione giusta di Albert's Shuffle. Un attacco fantastico, pura energia, felicità.
1 commento:
Super Session si apre con Albert's shuffle e prosegue con stop. Insieme formano il più bell'incipit del novecento. Un po' come i primi trenta minuti dell'orgoglio degli Amberson di Orson Welles.
Un ciao da Loris
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