La maîtresse del salotto buono della borghesia renziana Lilli Gruber si è scatenata ieri, su La7, in un incontro con un deputato grillino. Non ci si faccia influenzare dal tono apparentemente pacato, in realtà interrompeva continuamente l’interlocutore, lo rimbeccava, con un’aggressività che, confrontata col solito aplomb che utilizza coi potenti vari, o coi predicatori di professione tipo Massimo Cacciari, stupiva e inquietava. Persino Emiliano, che è un renziano convertito, è stato costretto a schierarsi in più di un punto col deputato 5S. Un atteggiamento simile la Gruber l’ha assunto solo con chi osava mettere in dubbio l’operato di Napolitano, il Santo della Repubblica.
Invece oggi (ora mentre scrivo) sta "intervistando" due personaggi politicamente alquanto loschi: Pietro Ichino, l'ultraliberista del PD che vuole i licenzimenti liberi (ovviamente lo dice con parole apparentemente più soft), in nome del "merito", e Cofferati, che "difende" il sindacato, lui che quando era sindaco di Bologna era accusato di tenere i sindacati fuori dalla porta (La CGIL, non certo un sindacato estremista). E' una gara a chi è più a destra: io, no io, no io.
E lei? La maîtresse? Non apre bocca. E' trasparente.
Questa sarebbe una giornalista? Non stupisce che il nostro paese sia agli ultimi posti nella libertà di stampa. Programmi come Otto e Mezzo sono degni della televisione sovietica, o coreana. Non dovremmo essere neanche agli ultimi posti, ma totalmente fuori dalla lista.
Vedere per credere, qui.
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