Alcuni commentatori l’avevano previsto, e io tra questi: il
Movimento Cinque Stelle deve fare molta attenzione alla propria politica e ai
propri parlamentari perché la permanenza in un sistema ammalato fa contrarre il
virus. Si può dire che abbiano tenuto duro, ma ora pare che questo tempo sia
arrivato. I recenti incontri con Renzi, con l’obiettivo di creare un blocco
politico che escluda Berlusconi, sono emblematici. La risposta del regime mi
pare chiara: l’assoluzione in appello di Berlusconi, salutata col consueto
trionfalismo dalle televisioni, Rai in testa, perché segna l’avvio di
una nuova fase: le “riforme”, le alleanze di ferro tra il PD renziano e la
destra. Che è quello che vuole il dittatorello populista, un accordo tra forze
prive di morale, dove contano solo gli accordi sottobanco, mi dai
questo, io quello, senza tante complicazioni e conflitti. E la destra in questo
è maestra mondiale. Basta mettersi d’accordo. I risultati sono un aborto di
Senato, composto dai presidenti di regione, che nel Paese Dei Ladri sono tra i
peggiori, con l’immunità; e una legge elettorale che supera il Porcellum. E altre
previsioni horror: l’abbattimento delle tasse agli industriali, con conseguente
aumento a tutti gli altri, e l’ulteriore distruzione del welfare, sanità in
testa, già abbondantemente rovinata dalle spending rewiew. Perché “gli eroi
nazionali”, come li ha chiamati Renzi, sono sempre in TV a lamentarsi che il
carico fiscale è “inaccettabile”, mentre in Germania, per esempio, è più alto,
e gli operai hanno stipendi più alti dei nostri. Ma in Germania il Made in
Germany è tutelato, è eccellente, mentre da noi il Made In Italy è stato distrutto
dalle delocalizzazioni selvagge degli “eroi”. Ne ho parlato un anno fa qui.
La bellezza, per così dire, del M5S, era il suo essere un
movimento di pura protesta, senza dubbio interno a un sistema
borghese-liberale, ma efficace, forte, sincero. Hanno condotto battaglie
importanti, contro le privatizzazioni, i privilegi della cricca, le malefatte dei
delinquenti legali che siedono sui banchi del Potere a spese nostre. Ma le
ultime elezioni hanno segnato uno stop. I risultati hanno causato una
progressiva uscita di scena del leader personalistico, Beppe Grillo, e dato
forza a chi da tempo sostiene che bisogna cercare alleanze, accordi, insomma
entrare a gamba tesa nella politica di serie A. Il che significa diventare come
gli altri, un partito che traccheggia, che si adegua, che chiede e cede, come
tutti. Cioè la fine. La morte. Al di là dei risultati elettorali.
Forse questo epilogo è nella natura stessa di questi
movimenti. Quando non si ha un progetto alle spalle, un progetto globale di cambiamento,
di rivoluzione politica-sociale, la durata è a scadenza, come il latte. Non può
essere altrimenti. La storia lo insegna. Tutti i movimenti di contestazione
studentesca hanno avuto una durata limitata. Così i movimenti
culturali, dai Provos ai Punk. Che non è da confondersi con la “sconfitta”. I
movimenti rivoluzionari sono stati sconfitti dalla reazione, borghese o
fascista. Anche questo è nella storia. Ma è diverso dalla scadenza naturale. La
sconfitta è la perdita della guerra. La scadenza è l’esaurimento del proprio
mandato, della propria energia, perché non vi è continuità, non vi è progetto,
ma solo opposizione, solo protesta. E in un regime come il nostro, mezzo
dittatoriale e populista, il “Renzusconi”, alla fine i poteri forti, che controllano
i governanti di paglia, trionfano.
Insomma, se la tendenza non cambia, possiamo dire addio al
M5S.
E’ triste dirlo, ma l’Italia è un paese morto. Non c’è
futuro, perché non c’è movimento, dinamismo, speranza, ideale. I ricchi
trionfano, si arricchiscono sempre più, mentre gli altri si impoveriscono. Eppure
li votano. Votano per i propri carnefici.
Sì, il mio consiglio per chi ha dei figli è il seguente:
cercate di farli emigrare, qui non c’è futuro per loro. Non c’è avvenire nel
Pese Dei Ladri e Delle Mafie. Il loro futuro è già stato rubato dagli squali
della cricca.
E’ triste, lo so. E’ disdicevole scrivere questa cose. Bisogna
dire che c’è sempre la speranza, che bisogna lottare, credere nel progetto.
Va bene. Diciamolo. Affermiamolo con forza.
Ma è inutile.
Enormi fette di popolazione votano per i propri aguzzini,
per sentirsi dire ciò di cui hanno bisogno: la crescita, l’Italia ce la farà,
il nuovo, e altre balle spaziali con le quali i domestici di Renzusconi
inondano gli accoglienti schermi di una televisione asservita.
Stiamo vivendo in una tragedia shakespeariana.
That’s the end.
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