Matteo Telara ha scritto questa interessante recensione sul sito La Poesia e Lo Spirito. Ha colto molti punti importanti del romanzo, forse i più importanti. Il libro non è ancora stampato, lo sarò entro luglio. Il 12 agosto lo presenteremo a Ravenna, dove verrà tra l'altro proiettato un documentario su Jimi Hendrix, quando si esibì al palasport di Bologna nel 1968, un concerto che andò quasi deserto perché pochissimi, in Italia, sapevano della sua esistenza.
Come ho già scritto, l'attuale situazione editoriale è grave. Molti editori indipendenti chiudono. Il "mercato" è completamente in mano alle major, che "pompano" con una quantità enorme di titoli usa e getta. Per questo alcuni editori stanno uscendo dal circuito della distribuzione, dove non hanno promozione alcuna né visibilità. Significa buttare nel nulla le copie, e le poche vendute (che non vengono quasi mai esibite sugli scaffali delle librerie megastore, le uniche ormai che restano aperte) vedono i ricavi quasi completamente "succhiati" dal distributore. Questi editori cercano, con grande fatica, dei circuiti alternativi, vendita diretta soprattutto. Per questo suggerisco, a chi fosse interessato a questo romanzo, che personalmente amo molto, di rivolgersi alle librerie on-line oppure scrivere direttamente all'editrice Arianna:
info@edizioniarianna.it
Il mio nome è Jimi Hendrix
di Matteo Telara
Ha tutto quello che ci si aspetterebbe da un romanzo generazionale questo Il mio nome è Jimi Hendrix di Mauro Baldrati, pubblicato dall’editore indipendente Edizioni Arianna
di Palermo: una gioventù inquieta e diversificata, ai cui sogni di
riscatto si contrappone una disarmante pochezza di prospettive; genitori
spesso distanti, che non capiscono o che non vogliono ricordare cosa
significasse essere giovani; i primi amori, consumati nelle sale fumose
di qualche discoteca o di qualche casa affittata; l’Italia alla vigilia
dei ’70 e infine una colonna sonora vibrante e portentosa, che però, e
questo è un particolare da non sottovalutare, proviene
da un mondo oltreconfine (l’Inghilterra e gli Stati Uniti) che sembra
aver già da tempo abbracciato quel senso di libertà e di liberazione che
dalle nostre parti è invece imbrigliato nelle maglie sempre più
opprimenti di un’ideologia invadente e onnicomprensiva.
(Continua a leggere su LPELS)
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