domenica, maggio 08, 2005

Dibellaciao

Credo che una delle peggiori disgrazie che possa capitare a una comunità umana, a una società cosiddetta civile, sia di avere un personaggio come Francesco Storace come ministro. Per farsi un’idea di cosa abbia combinato come governatore del Lazio leggere su questo sito un’inchiesta realizzata dal settimanale Diario (cliccare qui).
Ok, Storace l’hanno fatto addirittura Ministro della Sanità. Non ci resta che invocare la pietà divina, se esiste, la protezione di qualche santo particolarmente quotato in Paradiso. Oppure confidare sul fatto che, essendo questo un governo elettorale, non abbia il tempo, né le risorse per fare disastri particolarmente gravi.
Comunque, è già partito alla carica, ma la vicenda è così triste, a mio modo di vedere, così deprimente che non riesco neanche a indignarmi. E’ la cura di Bella, che lui vuole inserire nel prontuario della mutua. Ora è evidente la volontà di strumentalizzare, come al solito, un sentimento così intenso come la speranza di malati gravi, che non riescono a debellare la malattia con le terapie tradizionali. Per di più quell’antipatico figliolone di di Bella è sempre alle adunate di An, quindi il cerchio si chiude. Ciò che trovo deprimente è che su questa tematica la Sinistra dimostri una chiusura assolutamente ottusa, mentre la destra, che ha campo libero, strumentalizza. Poi ci sono i commentatori-tuttologi, che sparano a zero sulla cura di Bella, accusata di essere più o meno un prodotto di fattuccheria. L’hanno detto i professori, e l’ha detto Rosy Bindi, che usa il pensiero dei professori come pensiero suo.
Chi scrive conosce il lungo, tortuoso cammino di una malattia pesante: i ricoveri, le complicazioni, le speranze che si alternano con gli scoraggiamenti, le depressioni. E l’assunzione di farmaci “forti”, ad alte dosi, che pure sono da benedire, perché aiutano a debellare la malattia: le chemioterapie, i trapianti, la chirurgia, le risonanze magnetiche, le PET, la medicina nucleare, il cortisone e gli antibiotici, quante vite salvano, ogni giorno? E benedetti siano i sonniferi, gli antidolorifici, che aiutano quando il proprio io, la propria entità sembra spaccarsi. Ma bisogna essere consapevoli anche dei danni collaterali che producono. C’è bisogno di terapie di sostegno, naturali, che permettono di attenuare l’impatto della chimica sull’organismo. Queste terapie, come l’omeopatia, o la cura di Bella, sono totalmente ignorate dai professori, che le considerano con un’alzata di spalle. I professori sono degli scienziati che hanno raggiunto risultati importantissimi nella guerra senza fine contro la malattia e il dolore; ma sono anche di mentalità chiusa, ostile verso tutto ciò che non è contemplato dalla loro farmacopea ufficiale. Le cure naturali, omeopatiche, non possono essere sottoposte alla stessa sperimentazione dei farmaci chimici. Hanno un’azione del tutto diversa, più diluita nel tempo e nello spazio, non sono aggressive, non sono stupefacenti; cercano di agire sull’equilibrio globale dell’organismo, che è gravemente compromesso dalla malattia ma anche dai farmaci pesanti. Non dico che l’omeopatia, o probabilmente la cura di Bella, possano guarire da sole il cancro, o la leucemia: no, non posso fare una simile affermazione. Dico che ci vuole più rispetto per ciò che non si conosce, ci vuole il beneficio del dubbio. Chiudersi in quel modo nelle proprie certezze granitiche, come i professori, come Rosy Bindi, significa lasciare campo libero agli strumentalizzatori di professione.

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