Terminata
l’incursione nel super-mainstream – Fabio Volo, De Carlo – con alcuni danni
collaterali tutto sommato abbastanza trascurabili, mi appresto a tornare ai
miei rassicuranti noir-thriller. E’ bello sapere che c’è sempre una ritirata a
disposizione. Dà sicurezza. Il mio vecchio amico Pierfrancesco, che non ama
troppo le avventure ma preferisce stare sul sicuro, è appassionato di
thriller nordico. Anche in questo senso potremmo definirlo un genere
mainstream, e in effetti lo è, però è onesto, scrittura di evasione pura senza
pretese artistiche sui grandi sistemi della vita e dell’amore ecc. Quindi non
inganna, non seduce per poi tradire. E nel noir non è raro trovare una
profondità nei personaggi e nelle storie talvolta di molto superiori ai mainstream
con pretese artistiche.
L’ultima
sua passione si chiama Jo Nesbø, scrittore norvegese cinquantaduenne, il titolo
del libro è La stella del diavolo
(Piemme 2010). E’ ambientato a Oslo, una storia di omicidi seriali. Nulla di
nuovo si dirà, gli scaffali traboccano di serial killer. Una vera inflazione.
Ma l’importante non è il contenuto, è lo stile col quale viene raccontato, la
capacità dell’autore di coinvolgerci, di stupirci, di spaventarci, di farci
affezionare ai suoi eroi. Se condotta bene ogni avventura è una nuova
avventura.
Qui il personaggio principale è un investigatore della polizia
alcolizzato, Harry Hole. Un poliziotto alcolista, che è anche un detective di
prim’ordine, è un dettaglio interessante e intrigante. Ha due soglie di
attenzione: quella sballata dell’alcolista, sfatta, scoppiata, e quella invece
meticolosa e geniale dell’investigatore accanito che mette tutto se stesso
nelle indagini. Ovviamente è malvisto dai superiori perché arriva sui luoghi
del delitto ubriaco, e tutti si scandalizzano. Ma nelle indagini è imbattibile.
In un certo senso mi ha ricordato l’eroe di James Crumley, un grande dell’hard
boyled americano degli anni ‘70 e ‘80, il suo detective sballato ai massimi
livelli. Harry fa sorridere, ma mi crea anche qualche ansia. Ho conosciuto
molto da vicino l’alcolismo cronico, so in quale inferno sprofondano le sue
vittime. E su quella esperienza ho scritto un racconto, qui. Per cui non riesco
solo a trovarlo simpatico, ma mi pongo un problema per così dire etico, perché
ho il dubbio che Harry possa creare empatia e quindi, in un modo o
nell’altro, rendere “simpatico” o addirittura attraente l’alcolismo. Potrebbe
favorire il fascino autodistruttivo dell’alcol, una droga che ogni anno causa più
morti dell’eroina, eppure è pubblicizzata in televisione. Ma bisogna rispettare la letteratura, e
confidare sulla maturità dei lettori. Per cui vado avanti con fiducia con le
avventure del nostro detective, che più stropicciato e scarruffato di così non
si può.
Però,
che gentili questi nordici. Che teneroni. Si stupiscono per così poco. Già
l’avevo riscontrato nel bravissimo Stieg Larsson di Millennium, quando descrive le magagne negli ambienti governativi
svedesi. Per noi italiani, che abbiamo avuto una classe politica non solo corrotta,
ma composta da delinquenti comuni e da mafiosi, sembra di assistere allo
spettacolo di bambini colti in flagrante col ditino nella marmellata… Lo stesso
dicasi per Nesbø quando insiste nelle descrizioni del caldo torrido che, a suo
dire, si è abbattuto su Oslo mettendo in ginocchio la popolazione, che
boccheggia, non riesce a dormire e sguazza nel sudore. Fa addirittura
concorrenza a De Carlo, che in Leielui
mette una tale enfasi sul caldo che sembra di leggere un romanzo apocalittico.
Poi gli scappa detto che ci sono ben… ventinove gradi. Ventinove, l’ho letto
due volte. Capirai che dramma. A Bologna superiamo i 40, con un sole che sembra
il disco nero di Sirene di Laura
Pugno. E durante il giorno non si può neanche fare una sosta nel parco perché si
viene divorati vivi dalle zanzare tigre.
Cari,
dolci nordici. Propongo una vacanza-premio in Italia per gli scrittori
scandinavi. Ma non solo a mangiare la pizza e a vedere Firenze, per poi
dichiarare in televisione “oooh, I love Italy!” No, una discesa nei gironi
infernali del caldo africano e del malaffare al potere, con tanto di guida
vestita da Caronte. Per loro sarebbe come vivere all’interno di un romanzo di
fantascienza.
Ovviamente
distopico.
Nella foto, Jo Nesbø
2 commenti:
"però è onesto,quindi non inganna, non seduce per poi tradire"
ti farò sapere...;-)
Fammi sapere, Elisabetta.
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