mercoledì, maggio 14, 2014
I nuovi mostri
Questo pezzo pubblicato su Carmilla appartiene al mio periodo – attuale – rabbioso. Scaturisce soprattutto dalla sofferenza che mi provoca la visione dei programmi in cui i demagoghi di professione, i predicatori, i populisti, fanno i loro show. Sono insopportabili, violenti, infamanti. Ma la rabbia, l’offesa che mi causano è dannosa per la salute. Così cerco di evitarli, e cambio canale non appena appaiono le loro facce patibolari. Ma non è una soluzione chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie. E’ necessario un distacco, un’elaborazione critica che superi la rabbia. L’ho scoperto in questi giorni leggendo una rivista di approfondimento politico molto impegnativa, ben scritta, ben organizzata, Alternative per il socialismo, fondata e diretta da Fausto Bertinotti. Articoli lunghi e articolati analizzano le dinamiche del neoliberismo, l’offensiva che ha portato all’attuale situazione di continua sottrazione di risorse dalle fasce basse verso quelle alte, oltre alla progressiva distruzione del welfare, e soprattutto delle tutele e dei diritti del lavoro. Il tutto portato avanti da governi di paglia di destra e di cosiddetta sinistra che si alternano, e si scambiano (la intergovernabilità). Leggere, studiare, sottolineare, attenua la mia sofferenza. E’ terapeutico. Cercare di capire cosa accade e perché, e non solo intuirlo, come offesa, come infamia, favorisce quel distacco critico di cui parlavo, al di là di alcune differenze di interpretazione. Per esempio Bertinotti è un fine analista, e mi ha aperto gli occhi su diversi aspetti, anche se mi sembra che cada sul progetto, quando non sa – o non può? – andare oltre l’appello alla riorganizzazione dei movimenti di opposizione, per ridare centralità alla lotta di classe. Sento questi discorsi, identici, da una trentina d’anni. Ma i movimenti non si aggregano, e le rivolte si disperdono, mentre i populismi mietono consensi. Evidentemente è indispensabile un ripensamento profondo sul ruolo della sinistra. Ma è comunque la consapevolezza che supera la sofferenza, e quindi il problema. E credo che solo dalla consapevolezza possa nascere una vera volontà di lottare.
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