Semplice operazione commerciale, con contorno di marketing e lancio dell’immagine? Può darsi, visto il trend dell’industria discografica, e la presenza di un personaggio scafato come Mick Jagger; eppure questo Miracle Worker, il primo singolo di un nuovo gruppo, Superheavy, nato da pochi mesi, è un pezzo gradevole, con un progetto artistico ben delineato e una regia video all’altezza del prodotto. E sembra in controtendenza con quanto sta avvenendo in Italia: Jagger lo ha rimarcato in un’intervista: “È bello che la gente inizi a pensare fuori dalle categorie. La musica è sempre stata catalogata in quelle che io chiamo “gabbiette per i piccioni.” Uscire dalle gabbie, contaminare i generi, rock, blues, reggae, in un mix raffinato e orecchiabile, diciamo pure pop. In Italia, in letteratura, dopo una stagione di contaminazioni, ci sono segnali di un ritorno dei generi specializzati, specialmente nelle collane: horror-horror, spy story-spy story, thriller-thriller e così via. La loro fusione, la lettura di un racconto scarsamente prevedibile oggi sarebbe – secondo gli editori – poco apprezzata dai lettori. Benvenuti nelle nuove gabbiette italiane dei generi, quindi.
Ma Miracle Worker sembra in controtendenza anche per un’altra “gabbietta”: quella anagrafica. Infatti è nato un “movimento di lavoratori e lavoratrici della conoscenza trenta-quarantenni”, denominato TQ, che si propone, attraverso una serie di manifesti, articoli e convegni, obiettivi importanti e condivisibili: il ruolo dell’intellettuale, restituire alla cultura la sua vocazione collettiva, intervenire contro le derive che stanno riducendo l’Italia un ammasso di macerie, in politica, in editoria, in letteratura. I documenti sono consultabili qui. Ma tutto questo con una premessa: “Manchiamo di un’identità collettiva che ci contrapponga alle generazioni precedenti. Quasi tra noi e loro ci fosse una fluida continuità: quali i padri, tali i figli. Ma – appunto – quali sono i nostri padri? ”
Questa chiamata a raccolta per fascia di età ha, secondo gli esponenti TQ, una valenza multipla: ricerca di identità, addirittura un’affermazione di età adulta: “tentare di riappropriarsi dell’importanza, della serietà e pure della gioia di una condizione umana pressoché estinta, sterminata dagli ultimi decenni, ovvero la condizione della vita adulta” (Daniela Brogi). Sono uniti dalla condivisione di problemi come gli spazi, il precariato ecc. Ma poiché la motivazione principale sembra di carattere culturale, è facile pensare alle avanguardie novecentesche, gruppi di rottura col passato, addirittura in contrapposizione, in questo caso un’identità collettiva che ci contrapponga alle generazioni precedenti. Questo come tendenza, come scelta, come gabbia, perché per ora non risultano prodotte opere dopo i manifesti e i convegni. Comunque meritano molti auguri, anche da parte di chi prova insofferenza verso tutte le gabbie.
Però è anche interessante guardare altrove, avanti e indietro, e studiare ciò che avviene nel resto del mondo. Così il gruppo Superheavy, che in questo momento sembra innovativo (il disco è in uscita in questi giorni), è composto da: Joss Stone (24 anni), Damian Marley (figlio di Bob, 33 anni), Allah Rakha Rahman (compositore indiano premio Oscar per The Millionaire, 45 anni), Dave Stewart (fondatore degli Eurythmics, 59 anni), Mick Jagger (68 anni).
Uno dirà: eh, due SS che fanno i ggiovani con la bella cantante soul, e poi quel vecchio marpione di Jagger, basta che ci sia da vendere… Vero. Però Mick Jagger appartiene anche a una generazione, forse suo malgrado, che ha creduto fino in fondo all’apertura di tutte le porte del mondo, una generazione che ha combattuto per spalancarle, anzi, per toglierle direttamente dai cardini. Perché era una generazione che sapeva che dentro le gabbie, quando tira il vento, fa un freddo cane.
5 commenti:
dentro la gabbia fa freddo (anche quando non tira vento). ma si è anche molto ben protetti... credo sia il vantaggio secondario che induce a rimanerci, anche quando ogni cellula del corpo ti spinge verso la luce, l'aria, la libertà.
l'abilità sta nello scegliere con cura la propria prigione. che ci si possa stare bene quel tanto che basta nel non volere davvero librarsi oltre.
Cara(a) Anonimo, la tua osservazionbe è acuta, non avevo pensato all'effetto comfort. In effetti ce lo racconta anche Fabrizio Del Dongo recluso nella Certosa. Grazie.
In un paese che conserva dada al potere, il vitalismo TQ fa quasi tenerezza. Certo che le “gabbiette per i piccioni” sono comode, ma bisogna “resistere, resistere, resistere”... Porte e finestre spalancate, anzi scardinate, e il rock che ogni tanto gira all’incontrario. Se non sono “le magnifiche sorti e progressive”, poco ci manca.
...e, dopo un Superheavy tanto brutto, chi li schioda più questi TQ dalle loro gabbiette...
Finalmente è uscito il disco. Se i propositi erano ottimi, il risultato è a dir poco sconfortante. Superheavy fa cagare, cagare, cagare...Ma non potevano limitarsi al singolo?
ooohooo you’re a miracle worker
ooohooo you’re a surgeon of love
ooohooo can’t wait to fix me up
and i promise i’ll be back again
if you work your miracle on me
Io comunque non mi pento di averla canticchiata per tutta l’estate. Miracle worker è una gran bella canzone.
Ecco, Anonimo, mi chiedevo proprio come sarebbe stato il disco. Grazie dell'informazione e... ti credo.
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