Un tempo c’era Diabolik, il Re del Terrore, che spennava vivi (e raramente alla fine del lavoro restavano tali) i miliardari, svuotava i caveau delle banche, portava a casa, anzi nei “covi”- casette spoglie arredate con mobili tipo Aiazzone - bottini da centinaia di milioni (di quale moneta, non è mai stato chiarito). Ovunque c’erano gioielli, sacchi banconote, ricche dame con diamanti e rubini, aleggiava la minaccia di Diabolik. Non aveva pietà, non c’era servizio di sicurezza in grado di fermarlo. E rischiava la pelle, entrava direttamente nella tana del lupo. Il più grande ladro mai esistito.
Questi invece sono dei ladri di polli. Non rischiano nulla, vanno sul sicuro. Prendono di mira i vecchietti, le famigliole, i deboli. Se una famiglia composta da un marito operaio o impiegato, una moglie che ha perso il lavoro precario e ora fa la casalinga, uno o due figli che frequentano le elementari o le medie: se questa famiglia ha, mettiamo, un piccolo conto corrente di 7-8.000 euro, che si assottiglia ogni giorno che passa, questi ladruncoli rubano loro 34,20 euro. Una sommetta. Sono dei borseggiatori da autobus, svuotatori di cassette delle elemosine. Se un fisarmonicista cieco che suona all’angolo della strada capita sul loro percorso, gli prendono gli spiccioli dal cappello. E’ curioso, bizzarro: Diabolik, il grande, il genio, veniva dal nulla, dal buio, non aveva nessun curriculum, era uno Straniero; questi sono dei superprofessori celebrati, dei gran fichi della finanza, riveriti e osannati. Fanno come gli snob del feaubourg pre-Belle Epoque della Recherche: quando entrano nei salotti si siedono sui lussuosi divani e appoggiano la tuba sul pavimento, rovesciata. E mentre accavallano le gambe nelle loro tasche tintinnano le monetine che hanno rubato alle massaie nei mercati.
I ricconi e le dame ingioiellate li adorano. Finalmente si sono liberati dall’incubo di Diabolik. Sono al sicuro. Nessuno tocca i loro diamanti. Non devono neanche spendere soldi in costosi sistemi di sicurezza.
Il Re del Terrore è morto.
Sono salvi.
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