sabato, dicembre 03, 2011

Controtendenze 2

Un altro periodo lungo molto interessante è tratto da un grande classico del Novecento italiano, Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati. Questo libro è pervaso da una furiosa, straziante follia: i dialoghi sono un cicaleccio nevrotico, sembrano sgorgare da un’unica idea ossessiva, un demone che divora la vita, il tempo e lo spazio. Come in molti grandi libri questa follia si traduce spesso nella scrittura, la inonda, la stravolge. Notare in questo periodo la sequenza degli “e”, che colpisce come un maglio e imprime un’accelerazione a quella che Allen Ginsberg chiamava “la prosodia”: proprio al poeta americano, che cercava di inseguire una scrittura “lisergica” (il ritmo di Howl è scandito dalla cadenza interminabile dei “che”) mi fanno pensare certe pagine del Bell’Antonio. In un altro punto del libro lo zio di Antonio si lancia in un monologo dove, con una sequenza impressionante di “d’altra parte”, dice tutto e il contrario di tutto. E’ davvero come lasciarsi andare al flusso dell’LSD.
“Il terrazzino invece era incassato fra la parete esterna della sala da pranzo e il muro di una casa più alta, totalmente cieco e nero nel passato, ma ora interrotto da un balcone nel quale soleva affacciarsi un vecchio solenne, l’avvocato Ardizzone che però, nonostante il parlare fiorito, e la vestaglia gonfia di pieghe, e l’uso smoderato della toga, e l’indice spianato a bruciapelo sull’avversario, e, trovata ch’era parsa decisiva, un ritratto a olio, occupante mezza parete nel salone dell’ordine degli Avvocati, e nel quale egli era raffigurato con quel famoso indice, puntato questa volta per cortesia verso il soffitto, e l’altra mano appoggiata a un multicolore fascio littorio, nonostante questi meriti e qualità, e l’invio di centinaia di cassette di arance a personaggi influenti di Roma, e un carteggio accorato, violento, supplice, iroso coi segretari dei ministri, non era riuscito a farsi nominare senatore, e la notte, parlando nel sonno, gridava: “Santo Iddio, tanti sbirri con le manette in tasca, che io stesso mercé le mie amicizie ho fatto nominare questori, seggono già a Palazzo Madama, e io, che sono io, mi hanno lasciato qui come una scopa vecchia... Viva Giolitti!” aggiungeva poi, col rischio di farsi arrestare, se il suo vicino di casa fosse stato un fanatico”.

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