mercoledì, settembre 17, 2014

Un film che non tramonta mai

Ho rivisto, per la terza o quarta volta, Pat Garrett e Billy the kid, di Sam Peckinpah, del 1973. Quarant’anni. E non ha perso un’oncia di interesse, né di attualità. E’ tutto ancora valido, tutto di prim’ordine, dalla colonna musicale di Bob Dylan alla storia ai personaggi allo stile. Insomma, un capolavoro che non si fa intaccare dal tempo. Forse perché è una storia epica, eroica, romantica e un po’ disperata, e queste cose non invecchiano mai. Kris Kristofferson è speciale, Bob Dylan è speciale e divertente, James Coburn è un gigante. E’ lui il personaggio principale, il più complesso. Ha “tradito” il suo passato perché vuole vivere, vuole invecchiare. Vuole avere un lavoro, un futuro. Per cui si rimette al servizio del padrone Chisum, per il quale è stato un pistolero, insieme a Billy, come sceriffo con l’incarico di catturare o uccidere il suo vecchio pard. Scende a patti – patti pesanti – con la realtà, sporca, puzzolente e pelosa. E lo sa. Ma va avanti, perché crede di non avere scelta. Anche il Kid crede di non avere scelta. Lui è un eroe, è dalla parte dei deboli e degli indifesi, contro Chisum, e per questo il suo destino è la morte. Pat Garrett è l’uomo del destino. Uccide il Kid perché "deve". Lo uccide quasi a tradimento, tanto non fa differenza. Uccide tutto ciò che ancora di eroico sopravvive in lui, uccide la sua giovinezza, uccide una parte di se stesso. E quando se ne va noi sappiamo che anche lui è morto. E' morto dentro, un morto che cammina. Anzi, che cavalca.
In questo Pat Garret è l’uomo moderno.
Come Baudealire.

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