mercoledì, marzo 30, 2005

Televisioni

La mattina, mentre faccio colazione, accendo la tele e guardo per qualche minuto Istruzioni per l’uso, che va in onda su RAI 3. Emanuela Falcetti, simpatica e ruvida, parla al telefono con dottori, commercialisti, avvocati, funzionari, li incalza, li interrompe, li sgrida. Poi, verso le sette, dice: "bene, e ora lasciamo la linea al giornale radio e ci trasferiamo in televisione!" Segue qualche secondo di pausa, la Falcetti lancia un’occhiata verso la regia, infine muove un braccio in direzione del video e fa: "ecco! Ora siamo in televisione, buongiorno!" Ma c’era già in televisione. Ogni volta mi chiedo: ma quelli di RAI 3 lo sanno cosa trasmettono?
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Un altro appuntamento fisso in casa mia è il telefilm americano Una mamma per amica, su Italia 1 circa alle 19.40. E’ il programma preferito di mia figlia, e quindi non si transige. Io lo guardo per una decina di minuti, poi mi causa una sorta di febbre cerebrale e devo andarmene fisicamente, oppure distrarmi, occuparmi d’altro (perlopiù finire di cucinare e apparecchiare la tavola). E’ la storia di madre e figlia (la figlia, di circa sedici anni, è praticamente la sosia si Vanessa Paradis, qualcuno la ricorda?) in una cittadini americana, con contorno di amici, college, hamburger, qualche storiella di cuore sempre sofferta. Quello che mi sconvolge sono i dialoghi: da un punto di vista letterario sono interessantissimi, e cerco di studiarli, finché resisto: sono ultranevrastenici, valanghe di parola sparate da una mitragliatrice verbale che non ha mai sosta. Sono notevoli, davvero. Solo che mi fanno letteralmente friggere il cervello. Mi viene il terrore che si possa veramente parlare così. Che io possa parlare così. E’ una fantasticheria insostenibile.

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