sabato, luglio 02, 2005

Risate tenebrose

Talvolta incontro qualche vecchia signora che avanza stanca per le strade della città; signore ultraottantenni con le borse della spesa, curve, affaticate; c’è una zingara, robusta, scarmigliata, che si stravacca a terra davanti a un supermercato, fuma sigarette, chiede l’elemosina e borbotta parole incomprensibili; oppure donne vecchissime, quasi incapaci di camminare, vestite con maglie e giacche di lana anche d’estate, con quaranta gradi, tenute per mano dalle badanti ucraine: quando vedo comparire queste persone deboli, inermi, dimenticate, penso: “guarda quella vecchiaccia, mollale un calcio in culo”.
Poi rido. Di me stesso, ovviamente. Era la battuta che si scambiavano sempre Dino Risi e Vittorio Gassman quando, a passeggio per Roma, incrociavano una donna molto avanti negli anni. Ovviamente nessuno dei due ha mai fatto una cosa simile, né la farei io. Anzi, quando vedo una donna molto vecchia in difficoltà l’aiuto ad attraversare la strada, oppure le sollevo il coperchio del cassonetto e butto la sua spazzatura. Così deve essere. Però questo non significa che non dobbiamo fare i conti con la nostra componente oscura, con la Tenebra che risiede stabilmente dentro di noi, in quanto appartenenti alla specie umana. E’ inutile cercare di cancellarla, di dimenticarla; c’è, e si fa sentire. Impariamo dunque a conviverci, e a tenerla a bada. Magari con una risata.

1 commento:

Anonimo ha detto...

HAI RAGIONE, PAROLE SANTE. NON HA SENSO VERGOGNARSI, SENTIRSI IN COLPA PER I PENSIERI, E MAGARI CORRERE A CONFESSARSI. SIAMO QUELLO CHE SIAMO. AZIONE E PENSIERO NON SONO SULLO STESSO PIANO.