Dopo le note vicende che hanno scosso la credibilità
dell’azienda, il Vaticano rinvia la quotazione in Borsa. Doveva presentarsi al
Nasdaq come il più grande social network del mondo – centinaia di milioni di
utenti collegati tra loro da un capo infallibile – ma il momento non è
propizio. In particolare la diffusione di segreti aziendali, gli scontri tra
personaggi molto in vista nella gerarchia dell’azienda, il licenziamento del
banchiere di riferimento, hanno rallentato la quotazione. In più. La curiosità
dei media si è fatta morbosa e qualcuno ha notato – come per il fondatore di
Facebook Zuckerberg – che neanche il papa mette la cravatta nelle occasioni
ufficiali. Ma quel che più turba gli utenti in tutto il mondo è il crollo di
immagine del consiglio di amministrazione. Ha fatto scalpore, infatti, la
recente dichiarazione del card. Bagnasco. I vescovi, ha detto il direttore
della filiale italiana, non sono obbligati a denunciare i preti pedofili. Cosa
che ha mandato su tutte le furie i social network concorrenti.
domenica, maggio 27, 2012
L'Azienda
Questo corsivo di Alessandro Robecchi, uscito oggi sul manifesto, è quanto di più esilarante/sinistro abbia letto negli ultimi tempi. Purissimo humor macabro.
giovedì, maggio 24, 2012
Horrorsplattergoresuperpulp
La scelta del successore di Emma Marcegaglia alla guida di Confindustria fu commentata come “il ritorno dei falchi”. Come dire che la Marcegaglia era “moderata”. Fatto sta che Giorgio Squinzi, il nuovo Presidente, nel suo discorso di insediamento, ha usato la mazza ferrata: le tasse cono un fardello “intollerabile”, bisogna invece avere “l’ossessione della crescita”. Tutte parole all’apparenza generiche, che possono significare tutto e il suo contrario.
Reduci
venerdì, maggio 18, 2012
Alcune osservazioni sparse
Questo pezzo, uscito ieri su Carmilla, è il frutto di un lavoro piuttosto impegnativo, direi accanito. L’ho sottoposto a una revisione durata diversi giorni, con una riscrittura quasi totale. Infatti la stesura iniziale era un’invettiva di puro odio, uno sfogo per così dire “basso”, dove urlavo tutta la mia rabbia di sfruttato offeso dall’apparire continuo dei volti patibolari dei predicatori televisivi. Sentimenti umani e troppo umani, intendiamoci, dignitosi, persino giusti, ma non degni di essere comunicati in uno scritto. Non in quella versione almeno. Così l’ho sottoposto a un lavoro di ripulitura delle scorie, che sta alla base dell’artigianato letterario. I sentimenti vanno lavorati, filtrati, per restituire loro la valenza collettiva e sottrarli, per quanto possibile, al controllo soffocante del Super-Io. Spero di essere riuscito nell’impresa.
martedì, maggio 15, 2012
I killer delle foreste
A marzo 2012 Greenpeace ha fatto analizzare presso l'Istituto Tedesco della Scienza e Tecnologia della Carta undici libri per bambini, stampati in Cina nel 2011, di Giunti Editore (Giunti Kids e Dami) e del Gruppo RCS (Rizzoli e Fabbri). Le analisi dimostrano che ben quattro degli undici libri analizzati contengono fibre di legno duro tropicale (MTH) provenienti dalla distruzione delle ultime foreste indonesiane.
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Lavori di emme
Spesso mi capita di entrare nei mondi lavorativi altrui, e altrettanto spesso di constatare quanto sono fortunato. Molte persone svolgono dei mestieri disagiati, alcuni difficilmente sopportabili per lo stress psicofisico, le condizioni ambientali ostili, i rapporti coi superiori all’insegna dello scarso rispetto, quando non di vero e proprio mobbing. Ho idea che siano più diffusi di quanto si creda. Il mobbing può creare disturbi della salute, oltre che mentali. Purtroppo nei tempi attuali, con le tutele sempre sotto minaccia, o quasi assenti, come per i dipendenti di piccole aziende, non ci sono molte armi di difesa. Il ricatto (o stai al gioco e te ne vai), la minaccia, la paura per i propri familiari, costringono persone a soffrire, spesso in silenzio, col capo chino (col mento basso, come diceva Kafka). Considero queste persone forti e generose, eroiche addirittura, perché accettano di sacrificare se stesse per il bene dei loro cari.
giovedì, maggio 10, 2012
Come eravamo, come erano
Essere deputato per il Pci o il Partito Socialista era ben
poco remunerativo (nel 1963, ndr): il partito si prendeva, quando non c’erano
familiari a carico, la metà dell’appannaggio e a quel tempo ciò che restava
corrispondeva al compenso di un funzionario del centro, qualcosa come un
operaio specializzato – nessuno si capacita, oggi, che i deputati fossero
compensati così poco e i consiglieri comunali niente. E’ da quando la politica si
disprezza che le cariche elettive sono retribuite con cifre mirabolanti.
Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso
Einaudi 2005
sabato, maggio 05, 2012
Come eravamo, come avremmo potuto essere
Ho scoperto questa straordinaria cover di Hey Joe, che nella versione di Jimi Hendrix è secondo me una delle più belle canzoni di sempre. I Led Zeppelin erano un gruppo assolutamente divino. Hanno rivoltato la musica del loro tempo, l'hanno riscritta. E anche la loro immagine era favolosa. Io da ragazzo, nel 1974, quando è stata eseguita questa versione, ancora sognavo di essere un grande chitarrista (senza sapere suonare, beninteso, che era un requisito secondario), e se lo fossi stato davvero avrei voluto essere come Jimmy Page. Con quel vestito anni '70 col serpente sul pantalone era irresistibile. Di una bellezza "strato", come si diceva una volta.
Ho scoperto anche questa, di Patti Smith, struggente, eroica, la più emozionante di tutte.
giovedì, maggio 03, 2012
Il tempo immobile
La striscia televisiva
quotidiana Otto e mezzo, in onda su
La7, oggi era dedicata al caso di Romano di Lombardia, dove un imprenditore
disperato ha fatto irruzione nella sede dell’Agenzia delle Entrate prendendo un
ostaggio. Anche gli imprenditori rovinati dalla cosiddetta crisi entrano a far
parte del nuovo proletariato, e l’ondata impressionante dei suicidi è un “dato
allarmante” ha detto Lilli Gruber nell’introduzione. In studio c’erano due ospiti,
come al solito politici professionisti: i senatori Ignazio Marino del PD e
Maurizio Gasparri del PDL.
Storia di un comacchiese
Poiché ogni tanto sento l’esigenza di tornare ai noir, ai thriller, per una sorta di bisogno di disintossicazione da letture più generaliste, ho comprato il libro di un mio quasi compaesano, il comacchiese trentassettenne Marcello Simoni. Devo dire che è stato proprio questo particolare a incuriosirmi. Comacchio è una cittadina unica, straordinaria, e lo era soprattutto negli anni passati, quando sembrava una Napoli in miniatura innestata in una Venezia altrettanto in miniatura: canali di acqua salmastra, vecchie case coi muri di pietra, vicoli strettissimi e puzzolenti, ponti, gente “tosta” che parlava (e ancora parla) un dialetto stranissimo, duro, incomprensibile, il mito di un’ex colonia penale, incrocio di pirati, zingari, clandestini, pescatori, briganti, prostitute.
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