venerdì, marzo 04, 2005

Oriana Fallaci al Bar Sport

L’avevano presentata così: “Enrico Mentana intervista Oriana Fallaci”. Si pensava, dunque, a un faccia a faccia tra i due. Invece il programma si è rivelato un montaggio di documenti degli anni Settanta e Ottanta: la Fallaci in Vietnam, in Messico, mentre intervista i potenti della terra, oltre a spezzoni di un’intervista rilasciata alla televisione americana. Il tutto tenuto insieme dalla voce di Mentana che spiega, racconta, e dalla voce della stessa Fallaci – una voce grave, maschile, da fumatrice incallita – che legge brani dei suoi ultimi libri. Si è seguito lo stile di molte quarte di copertina di libri insomma, dove si spara alto raccontando cose mirabolanti che poi nella lettura non troveremo. Peccato. Avrei visto con curiosità l’icona della terribile signora. Forse le condizioni di salute non gliel’hanno permesso.
Alcune riflessioni, comunque, sul programma e sul personaggio: sui suoi libri controversi hanno già scritto in molti, in troppi; da Valerio Evangelisti a Piero Ottone scrittori e giornalisti hanno analizzato in profondità gli scritti fallaciani, mettendone in rilievo l’arbitrarietà, la mancanza di ricerca storica e sociale, la superficialità. Le spara così, io dico, io so, io affermo e guai a te se osi contraddirmi. Non c’è nessuna vera riflessione supportata da dati oggettivi, è totalmente assente il distacco dello studioso. Sarebbe oltremodo scontato, quindi, aggiungere nuove analisi. Però, guardando il programma, un’idea fissa si faceva strada, o meglio, un’emozione: quella donna ha avuto una vita intensa, segnata da episodi drammatici: in Vietnam ha avuto accanto la violenza e la morte, e la morte l’ha quasi ghermita, quando è stata gravemente ferita in Messico e l’hanno portata addirittura all’obitorio; da bambina ha conosciuto l’oppressione del fascismo e l’orrore del nazismo; ha avuto una storia d’amore importante con un grande libertario, un uomo che ha combattuto fino alla fine per le sue idee; ha intervistato tutti i più importanti capi di stato della terra, e altro ancora. E’ sconvolgente scoprire come, da una vita così “forte”, e dal coraggio indiscutibile che l‘ha sempre spinta avanti, non abbia imparato niente. E’ una cosa molto triste. Avrebbe potuto riflettere a fondo sulla sua esistenza, e diventare una vecchia donna saggia e malata, una che riflette sulla vita e sulla morte, e impara dal dolore, e dalle terribili contraddizioni che devastano la specie umana. Avrebbe potuto, in qualche modo, appartenere alla razza dei Tiziano Terzani, delle Susan Sontag. Invece si è lasciata andare alla deriva. I suoi sono scritti da bar. Come al bar, con un mazzo di carte in mano, ci si lascia andare all’emotività e al cinismo, e si sparano cavolate sul calcio, la politica, i popoli, tutto, così la Fallaci riassume in sé la paura e l’emotività popolare, il rancore, il pressapochismo, i bassi sentimenti; il tutto amalgamato da una bella scrittura, perché una cosa le va riconosciuta: sa scrivere, e bene. Però che vita buttata, che svilimento, che patrimonio sperperato nel nulla, e per cosa? Per qualche miliardo, quando si è ormai alla fine. Tiziano Terzani ha scelto di terminare il suo lungo cammino in un ashram sul Tibet, Oriana Fallaci al Bar Sport.
Questo pensavo mentre guardavo scorrere le immagini. E come non ridere per l’ironia al vetriolo di Dario Fo e Franca Rame indignati di fronte alle deliranti affermazioni sul meeting dei movimenti giovanili pacifisti di Firenze (“Fiorentini! Chiudete i negozi, sprangate le porte, tenete i figli a casa!”); però che vergogna quando, durante una parodia di Sabina Guzzanti, un imbecille ha gridato: “che ti venga un cancro!”, e la Guzzanti non l’ha neanche preso a sberle. Perché la Fallaci il cancro la sta davvero divorando. E, nel bene e nel male, lei non è un essere-non-vivente come i politici e i giornalisti di regime; non è un’Anima Morta, ma un’anima rovinata, perduta. Il cancro è un’entità misteriosa che aggredisce con violenza l’anima, per distruggerla. E ci vuole un po’ di pudore, e di rispetto, di fronte a questa guerra mortale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravo Baldrus. Non mi resta che sottoscrivere.
È davvero triste che una persona così, con tutta quell'esperienza, non abbia imparato che l'Odio -e la pressappochezza, la superficialità (e a che serve allora scrivere bene?). C'è già stato Céline che ha dato ad mondo malato del veleno quale medicina: basta e avanza (in questo è stato davvero unico e davvero grande: e ha pagato di persona senza aver mai preteso di avere ragione). Hai proposto due nomi giusti, quello di Terzani e della Sontag: ben altro spessore e voglia non solo di dire, ma di ascoltare edi capire innanzitutto. La Fallaci una sorta di bar sport? vero e dico subito che non ho nulla contro il bar sport, che è una istituzione (anche culturale -e non serve aggiungerci un "purtroppo" arricciando il naso)genuinamente italiana (esiste un paese, dico uno, dove non esista un "bar Sport"?): però ci si va per tirarsi un paio di seghe in allegria e morta lì. Propagandare per "popolare" o per politico quegli umori che ne fuorescono è solo demenziale (Lega docet).
Ma sulla malattia, sul dolore fisico non si scherza, hai ragione.

solaris